di
Alan Conti
Gli investigatori parlano di «corpi nascosti in modo molto professionale»: le due erano scomparse nel 2024. Fermati fratelli austriaci
Emergono dettagli sempre più agghiaccianti dal caso della donna siriana di 34 anni e della figlia di 10 anni, scomparse nell’estate 2024 e ritrovate senza vita la nei giorni scorsi in un appartamento a Innsbruck. Le due donne sono state rinvenute in due grandi congelatori a pozzetto nascosti dietro una parete in cartongesso nell’alloggio del fratello minore di uno dei sospettati. Il nascondiglio, evidentemente, era molto ben orchestrato se è riuscito a passare inosservato per così tanto tempo. A parlare di «corpi nascosti in modo molto professionale», d’altronde, sono stati gli stessi inquirenti austriaci, spiegando che proprio per questo una precedente perquisizione non aveva portato alla scoperta delle salme.
I fratelli fermati
Sotto accusa ci sono due fratelli austriaci di 55 e 53 anni. Il maggiore è un collega di lavoro della vittima e, secondo la polizia, con la donna avrebbe avuto anche un rapporto personale stretto. Il più piccolo, invece, è il proprietario dell’appartamento in cui sono stati trovati i corpi. Entrambi sono in custodia cautelare da mesi, ma solo il 12 novembre il più grande ha ammesso di avere nascosto le salme, sostenendo però la versione di un «incidente» e negando qualsiasi intenzione omicida. Anche il fratello ha riconosciuto il proprio ruolo nelle operazioni di occultamento, continuando però a dichiararsi estraneo a un’eventuale uccisione.
Un anno di mistero
La ricostruzione del caso parte dal 25 luglio 2024, quando un cugino della donna, residente in Germania, segnala la sua scomparsa e quella della bambina. Da alcuni giorni madre e figlia non rispondevano più alle chiamate, mentre sulla carta di debito della mamma risultavano movimenti sospetti. Interpellato dagli investigatori, il collega ha raccontato che la donna avrebbe lasciato l’Austria con la figlia per un lungo viaggio dai genitori in Turchia: una versione che, col passare delle settimane, nessuno tranne lui era più in grado di confermare. Nemmeno i parenti in Turchia. La successiva attività d’indagine, descritta come lunga e complessa, si è concentrata sulle tracce digitali e finanziarie. I telefoni di madre e figlia sono stati trovati proprio nell’abitazione della vittima, chiusa a chiave ma senza apparenti segni di reato: un elemento giudicato “insolito” dagli inquirenti. Viaggiare senza questi strumenti è complesso. Dalle utenze, peraltro, partivano ancora alcuni messaggi, tra cui un’email di dimissioni all’azienda per cui la donna lavorava e comunicazioni dirette con la banca. Il resto delle comunicazioni è quasi esclusivamente rivolto al collega di 55 anni.
Il giallo sulle cause della morte
Parallelamente emergono movimenti di denaro: un bonifico di alcune migliaia di euro dal conto della scomparsa verso quello del collega, che l’uomo giustifica come «restituzione di un prestito» e prelievi all’estero con la sua carta. A questo si aggiunge la vendita, sempre da parte del principale indagato, di gioielli appartenenti alla donna e il tentativo di cedere tramite una piattaforma online altri oggetti riconducibili al suo appartamento. Un altro tassello decisivo riguarda i congelatori. Già prima della scomparsa, spiegano polizia e procura, l’uomo sospettato aveva affittato un piccolo magazzino e vi aveva portato una grossa freezer a pozzetto. Il giorno in cui madre e figlia sono svanite nel nulla, i due fratelli sono stati visti prelevare l’elettrodomestico dal deposito e riportarlo più tardi. Nei giorni successivi hanno acquistato un secondo congelatore e, circa una settimana dopo, entrambe le apparecchiature sono state trasferite in un luogo inizialmente non identificato: solo ora si è scoperto che quel “luogo” era l’appartamento del fratello minore a Innsbruck, dove i freezer sono stati collocati dietro una parete in cartongesso costruita ad hoc. Per oltre un anno, secondo gli inquirenti, i corpi sarebbero rimasti conservati nel gelo delle due celle, fino all’arresto dei sospettati tra giugno e luglio di quest’anno. Dopo la custodia cautelare, la corrente nell’abitazione è stata staccata e, al momento del ritrovamento (avvenuto venerdì 14 novembre) le salme sono risultate in avanzato stato di decomposizione. Proprio il deterioramento, nonostante il lungo periodo in freezer, rende al momento impossibile stabilire una causa certa della morte: saranno necessari ulteriori accertamenti medico-legali. È plausibile, tuttavia, che proprio questo stato abbia permesso una più facile identificazione dei corpi.
I possibili intrecci
Il quadro indiziario (dalle bugie sulla presunta vacanza in Turchia alle transazioni bancarie, dai messaggi sospetti alla meticolosa organizzazione dell’occultamento) ha portato la procura di Innsbruck a contestare ai due fratelli il “forte sospetto” di duplice omicidio. Gli inquirenti non escludono che la preparazione delle celle frigorifere e del magazzino già prima della scomparsa possano indicare una pianificazione del delitto. Al momento, però, la dinamica esatta e il movente restano da definire: si ipotizza un possibile intreccio fra relazioni personali, dipendenza affettiva e interessi economici, ma ogni ipotesi dovrà essere verificata in aula. Il caso, seguito con grande attenzione anche dai media altoatesini, viene inquadrato in Austria nel capitolo dei femminicidi e rilancia il tema della protezione delle donne migranti e dei loro figli. La vittima di 34 anni, arrivata dalla Siria in cerca di sicurezza, si è trasformata nel simbolo di una vulnerabilità doppia: come donna e come straniera, spesso priva di una rete familiare vicina. Per una regione di confine come l’Alto Adige, dove i rapporti con il Tirolo sono quotidiani, la vicenda è un monito sulla necessità di rafforzare gli strumenti di prevenzione, le segnalazioni precoci nelle situazioni a rischio e la cooperazione tra forze dell’ordine e servizi sociali su entrambi i lati del Brennero.
Le indagini
Intanto le indagini proseguono: i due fratelli restano in custodia nelle carceri di Innsbruck e Salisburgo, mentre gli investigatori analizzano ancora dati informatici, movimenti di denaro e testimonianze. Solo al termine di questo lavoro, e dopo gli esiti definitivi delle autopsie, la procura deciderà se chiedere il rinvio a giudizio per duplice omicidio o se la versione dell’«incidente» potrà trovare qualche riscontro.
19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 10:50)
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