“Non sapevo girasse con il coltello”. A dirlo è Daniela, madre di uno dei due 18enni del gruppo di ragazzi arrestati dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio aggravato dopo aver accoltellato un 22enne bocconiano in zona corso Como a Milano. “Siamo sempre stati una famiglia perbene, siamo distrutti per tutta la situazione, credetemi se vi dico che abbiamo pregato per il ragazzo”, ha detto la donna a Federico Berni del Corsera, parlando da dietro il portone di casa.

Non ci sono famiglie disastrate dietro i cinque giovani che hanno aggredito — senza motivo — lo studente 22enne, causandogli danni permanenti. Ci sono madri e padri che lavorano e vivono in quartieri residenziali, ragazzi che sono andati all’oratorio e che frequentano la scuola. Giovani definiti “normali”, stando alle descrizioni di chi li conosce. Anche gli investigatori del commissariato Garibaldi-Venezia, quando hanno bussato alle porte delle loro abitazioni per perquisirle, 17 giorni dopo il raid, si sono trovati davanti persone comuni, che hanno impiegato più di qualche minuto per realizzare le accuse rivolte ai loro figli.

Il padre della vittima: “Viviamo nel Bronx”

Nelle scorse ore ha parlato il padre del ragazzo accoltellato, intervistato dal programma “Dentro la notizia” su Canale 5. “Penso sia noto a tutti che, a Milano, ormai non si può più camminare”, ha detto: “Io stesso sono stato inseguito, l’altro mio figlio è stato derubato, quindi c’è una situazione allucinante. Sembriamo nel Bronx”.

“Vivo a Milano da 30 anni e non l’ho mai vista come negli ultimi tre”, ha detto ancora l’uomo: “Mio figlio è vivo per miracolo, è arrivato in ospedale con un litro di sangue. È vivo perché era a 500 metri, sennò sarebbe morto”.






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