Errico (Azimut): «Una correzione è sempre possibile, ma penso che nel breve termine si realizzerà solamente se ci saranno delle delusioni rispetto alle attuali aspettative di crescita»

Si è creata una grande attesa in questi giorni sui risultati trimestrali di Nvidia, la principale società Usa nel settore dell’AI, che da sola capitalizza quanto l’intero settore energetico negli Stati Uniti. Eppure non saranno questi dati di bilancio l’ago della bilancia per capire dove sta andando il settore hi tech a Wall Street». Gianni Errico co-head dell’azionario globale di Azimut, una delle principali società italiane indipendenti di gestione del risparmio, sposta l’attenzione dal breve termine alla «longue durée», come direbbero gli storici della scuola delle Annales.

Esiste un rischio di bolla sui titoli del settore dell’Ai e più in generale dell’hi tech negli Stati Uniti?
«Questa è la domanda che tutti ci poniamo, ma a mio parere la risposta è abbastanza semplice. Se prendiamo a riferimento il caso della bolla delle dotcom del 99-2000 vediamo che all’epoca i titoli tech pesavano sugli indici Usa per circa il 35% e producevano appena il 10% degli utili complessivi. Adesso il peso delle società tecnologiche è ulteriormente cresciuto, verso il 40%, ma gli utili sono in linea con il peso che queste società hanno negli indici. Detto in termini molto semplici: questa volta oltre al fumo c’è sicuramente anche l’arrosto».
Questo significa che i titoli dell’Ai non sono sopravvalutati?
«In realtà vuol dire che quando c’è bolla il prezzo delle azioni non rispecchia il valore reale, che è molto più basso, delle società. Non è questo il caso, anche se le valutazioni sono decisamente a premio».
Quali sono i punti di forza delle società dell’Ai in questo momento?
«Si tratta di aziende molto ben capitalizzate, che producono utili elevati e che hanno pochissimi debiti.



















































Non ci sono dunque rischi di correzione all’orizzonte?
«Una correzione è sempre possibile, ma penso che nel breve termine si realizzerà solamente se ci saranno delle delusioni rispetto alle attuali fortissime aspettative di crescita. Non dimentichiamo inoltre che il settore realizza investimenti di ammontare imponente, sebbene a questo proposito si debba rilevare che c’è una sorta di “circolarità”. Faccio un esempio. Nvidia finanzia Open Ai per cento miliardi di dollari per costruire una rete globale di data center da 10 gigawatt di potenza computazionale. E poi OpenAI si rivolge Nvidia per costruire i data center».
Il tema degli investimenti eccessivi e dei loro ritorni incerti è al centro del dibattito…
«Certamente, perché si tratta di investimenti spalmati su un arco di tempo molto lungo e sui cui ritorni è difficile fare previsioni. In altri termini non siamo in grado di dire, adesso, se i ritorni in termini di capitale investito (Roi) giustificano un tale ammontare di investimenti».
Come ci si può difendere allora dal rischio bolla?
«Quando la crescita del listino si concentra su pochi titoli i rischi sono sempre elevati. La strada maestra è quella della diversificazione. Se si guarda ai nostri portafogli si troveranno i nomi di società come Cisco, Corning, i grandi sopravvissuti della bolla delle dotcom. Ma si tratta di società che traggono vantaggi importanti dal boom dell’AI.

20 novembre 2025