L’ex portiere dell’Inter, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sua carriera tra Sampdoria e il nerazzurro

L’ex portiere dell’Inter Gianluca Pagliuca, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sua carriera tra Sampdoria e il nerazzurro.

Che ricordo le ha lasciato Vialli?

«Era un uomo incredibile, uno che ti diceva le cose in faccia. Anche per questo non abbiamo mai litigato. Ho conosciuto una persona vera, sapeva essere leader in campo e capo gruppo in serata».

A Genova in quegli anni si diceva che anche lei fosse un amante dei locali…

«È vero, non lo nego. Mi è sempre piaciuto fare festa. Sono stato con tante donne. Non mi piaceva molto bere, ma sapevo divertirmi…».

Chi erano i suoi compagni in discoteca?

«Tanti, devo dire. Nell’anno dello scudetto con la Samp c’era questo rito: andavo a Bologna il lunedì, facevo serata e il martedì ero a Bogliasco ad allenarmi. Oh, in campo le vincevamo tutte. Ricordo una volta in cui incontrai Vialli a Bologna, mi aveva fatto una sorpresa. “Mi devi sopportare anche qui”, mi gridava mentre mi abbracciava».

«Il venerdì si raccomandava con me e Marco Lanna di essere professionali fino al giorno della partita. “Chiudete i rubinetti”, ci diceva. E noi scoppiavamo a ridere».

Quell’estate passò all’Inter di Moratti. In cinque anni avete vinto solo una Coppa Uefa a Parigi. Meritavate di più?

«Sì, assolutamente. Nel ‘98 subimmo una serie di furti a ripetizione. La Juve era una grande squadra, ma noi eravamo più forti e meritavamo. Il fallo di Iuliano su Ronaldo resta una macchia indelebile. Mi hanno tolto uno scudetto. Fu uno scandalo… e ogni volta che ci ripenso mi incazzo».

È vero che fu vicino al Manchester United?

«Mi voleva Sir Alex Ferguson, ma l’Inter aveva appena preso Ronaldo e io non avevo nessuna intenzione di andarmene: ero in squadra con il Fenomeno, il giocatore più forte che abbia mai visto in tutta la mia carriera. In più, Moratti non voleva cedermi. La Premier al tempo aveva meno appeal della Serie A, oggi probabilmente farei una scelta diversa. Allora tutti i più bravi venivano a giocare da noi».

Ci fu qualche altra possibilità?

«Quando ero alla Samp mi chiamò Mazzone. La Roma era stata appena comprata da Sensi e volevano rifondare. Ma io a Genova stavo bene e rifiutai».