Per poco meno di due mesi, dal 21 novembre al 6 gennaio 2025, veneziani e non avranno la possibilità di ammirare alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro (attualmente in larga parte chiusa per restauri) la Pietà di Giovanni Bellini, capolavoro riminese de XV secolo – ma dipinto dal veneziano Bellini – appena restaurato con fondi raccolti dalla fondazione Venetian Heritage.
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L’occasione darà anche la possibilità di osservare il dipinto in dialogo con il San Sebastiano di Andrea Mantegna, opera iconica della Galleria veneziana, e quindi un piccolo squarcio di cosa sarà il museo dopo i complessi lavori di ristrutturazione.
Venezia, New York, Rimini
Dal 6 gennaio infatti, al termine della mostra che apre domani, inizierà un complesso schema di prestiti, alla base dell’accordo tra la Direzione regionale musei del Veneto (Ministero della Cultura), la città di Rimini proprietaria del dipinto, e Venetian Heritage. Il Bellini volerà a New York, alla Morgan Library, per una esposizione ad hoc, dal 15 gennaio al 19 aprile 2026. E poi, al suo rientro in Italia e a Rimini, verrà raggiunto dal San Sebastiano del Mantegna, che approfittando della chiusura del museo veneziano lascerà la laguna per la seconda volta in due anni (nonostante sia un’opera dichiaratamente “inamovibile” per il Ministero della Cultura).

L’esposizione dei due quadri accostati non si limita al confronto artistico tra Bellini e Mantegna – cognati dal 1453, quando Andrea sposò Nicolosia, sorella di Giovanni – ma offre l’opportunità di riflettere sugli stretti rapporti storici, culturali, artistici e iconografici che hanno legato Rimini alla Repubblica di Venezia nel corso dei secoli, e viceversa.
Il laboratorio di restauro e il rifacimento della Galleria Giorgio Franchetti
Claudia Cremonini, funzionaria della Direzione regionale con ruolo di direttrice della Ca’ d’Oro, ha sottolineato come il restauro dell’opera sia stato svolto nei rinnovati laboratori di restauro del museo, nati dopo l’alluvione del 1966 e riattivati da poco, anche grazie al nuovo personale assunto dal Ministero.
Il completo rifacimento della Ca’ d’Oro, con progetto presentato da Venetian Heritage, costa circa 8 milioni di euro, raccolti dal fondo Usa da donatori internazionali. Il Ministero da parte sua ha provveduto al restauro della facciata est, a parte dell’efficientamento energetico e agli impianti antincendio. Da settembre 2025 è iniziato il restauro del secondo piano nobile, da gennaio inizierà il lavoro anche sull’ingresso e sul vano scala, che costringeranno alla completa chiusura. Poi, nel maggio 2027, in occasione del centenario della Ca’ d’Oro come museo statale (il palazzo era stato donato dal Giorgio Franchetti nel 1916) Venezia riavrà una Galleria completamente rinnovata.
La storia del quadro di Giovanni Bellini
La Pietà fu commissionata a Giovanni Bellini da Rainerio di Lodovico Migliorati, consigliere della famiglia regnante dei Malatesta e figura di primo piano nella vita politica e culturale riminese nell’ultimo terzo del Quattrocento.
Databile agli anni ’70 del Quattrocento, l’opera si ritrova già nel testamento di Rainerio del 1499: a giudicare dallo stile, dalle dimensioni e dall’iconografia, è possibile che il dipinto fosse destinato alla devozione privata nel palazzo di Migliorati e che solo dopo la sua morte abbia trovato collocazione nella sua cappella funeraria nella chiesa di Sant’Antonio, in prossimità della chiesa di San Francesco oggi conosciuta con il nome di Tempio Malatestiano, capolavoro dell’architetto Leon Battista Alberti. Dalla cappella dei Migliorati la Pietà passa nel giro di poco tempo a essere esposta nella chiesa di San Francesco, ed è qui che viene documentata da Giorgio Vasari nella sua edizione delle Vite datata 1550, dove rimase fino all’inizio del 1800 per poi entrare nelle collezioni della Pinacoteca Comunale.
La visita alla mostra ha un costo di 6 euro (biglietto intero, riduzioni e gratuità qui).
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