Una storia di successo, spettacolo ma anche di grande dolore, quella di Evelina Nazzari che a La Porta Magica apre il suo varco – inedito – nel quale accoglie la conduttrice Andrea Delogu. Figlia del grande Amedeo Nazzari, icona del cinema italiano, Evelina parla di tutto, di quello che la rende felice e di quello che ancora non riesce a superare del tutto. La sua vita affonda le radici in un mondo dove lo spettacolo non era solo professione, ma quotidianità: “Sarebbe bello ballare sulle note di un film di mio padre”, ha detto al suo ingresso.

Il ricordo del padre Amedeo Nazzari

Per lei, Amedeo Nazzari era semplicemente papà, anche se “non si riusciva a fare una passeggiata perché lo fermavano per chiedere un autografo”. Vederlo in televisione le sembrava normale, parte naturale di una famiglia segnata dal talento.

Un talento che Luigi Pirandello stesso aveva colto al volo: dopo aver sostituito un attore malato, Amedeo si sentì dire dal grande autore: “Lei farà una grande carriera”, un vaticinio destinato a compiersi. Tra i film che Evelina Nazzari ama di più c’è La frenesia dell’estate, opera che la riporta a un tempo lontano ma ancora luminoso.

Da giovanissima decide di diventare attrice, con quella testardaggine che – ammette – l’ha portata a ritrovarsi “immischiata” in un mondo complesso, fatto di aspettative e di eredità importanti. Un’eredità che ha sfiorato anche il figlio Leonardo (avuto nel 1980 da Pino Micol), “figlio di attori e nipote di attori”, cresciuto con una sensibilità rara. “Purtroppo”, aggiunge Evelina con grande sincerità, “perché a volte non aiuta”.

Il dolore per la perdita di Leonardo

Il ricordo del figlio Leonardo diventa poi il centro della sua testimonianza. A 18 anni si ammala, probabilmente – spiega – “per un eccesso di droga”. Lo psichiatra le dice qualcosa che ancora oggi pesa troppo: in alcuni giovani, quando il cervello non è del tutto formato, “a cannabis può farti saltare i neuroni”. Un dettaglio che né lei né Leonardo conoscevano e che potrebbe aver scatenato un disturbo della personalità. “Era seguito”, racconta ad Andrea Delogu, “ma a un certo punto non ha più sopportato la sua vita, per non soffrire più”. Leonardo è morto a 26 anni, e da allora per Evelina “è cominciata un’altra vita”.

Il legame con suo figlio resta totale, indissolubile: “Siamo stati complici fino alla morte”. Ma quando si è ammalato, ammette, “non era più lui”. Eppure, da quel dolore ha trovato una via per andare avanti: la creatività. “Mi sono messa a scrivere di lui, nei miei primi due anni di lutto”, poi è nato un testo teatrale, interpretato con Maddalena Recino, “un testo molto forte, catartico”, di quelli che trasformano la sofferenza in voce.

Nel suo percorso arriva anche il marito, Francesco Crisafulli. Dopo una separazione iniziale, lui le è stato vicino quando Leonardo si è ammalato, ma la coppia non ha retto l’urto. “Dico sempre che lui ha avuto bisogno di andare in vacanza da me, per cinque anni”, racconta con ironia . Eppure il filo non si è mai spezzato: “Prima abbiamo fatto i fidanzatini, poi siamo tornati insieme“. Nella loro nuova vita c’è anche Costanza, figlia di Francesco, che le ha mandato un messaggio dolcissimo in trasmissione, chiamandola “mamma Eve“.

Oggi Evelina Nazzari continua a tenere aperta quella porta magica: attraverso il ricordo, il teatro e la forza di una famiglia che ha saputo ritrovarsi, trasforma il dolore in un cammino di luce, fragile ma ancora tenace.