C’è un’Italia che corre lontano dalle grandi direttrici del traffico, un’Italia fatta di crinali, borghi silenziosi, strade secondarie che si arrampicano tra boschi, fiumi e colline. È l’Italia dell’Appennino: una dorsale lunga, delicata e bellissima, dove da sette anni sta prendendo forma la più grande infrastruttura nazionale ciclabile del Belpaese.
Parliamo di Appennino Bike Tour, la Ciclovia di 3.100 chilometri che collega il Paese da Nord a Sud, da Altare (Savona) ad Alia (Palermo), come una dorsale da percorrere in bici, di una bellezza nascosta che restituisce al cicloturista un’immagine autentica, in linea con il motto che la caratterizza: “l’Italia che non ti aspetti”.
Ieri, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, questo progetto ha avuto un nuovo punto di arrivo – o forse una nuova partenza – con il Congresso Nazionale sullo Sviluppo Sostenibile dell’Appennino, un momento istituzionale di confronto che ha riunito amministratori, tecnici, associazioni e realtà locali per fare il punto sul progetto e sui suoi prossimi passi.
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A fare gli onori di casa l’onorevole Roberto Traversi – membro della segreteria di Presidenza della Camera dei Deputati e già sottosegretario ai Trasporti – che ha sottolineato il valore di questa infrastruttura strategica “fuori dal turismo ordinario” per la promozione delle zone montane e dei borghi minori, lontani dall’overtourism, che stanno rifiorendo anche grazie al cicloturismo.
Il Direttore Generale di Vivi Appenino Enrico Della Torre ha definito l’Appennino Bike Tour come “la più grande infrastruttura di mobilità sostenibile del territorio”: i numeri gli danno ragione. Presente anche il co-fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) Enrico Giovannini, già ministro delle Infrastrutture (e della Mobilità Sostenibili, ndr), che ha lanciato un gemellaggio tra il Festival Italiano del Turismo Sostenibile e l’Appennino Bike Tour Festival in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030: invito che è stato raccolto e dovrebbe concretizzarsi già dalla prossima edizione (maggio 2026, ndr).
Galeazzo Bignami, oggi capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera ma già viceministro dei Trasporti, nel suo intervento ha rimarcato come l’Appennino Bike Tour sia un progetto di rilievo in cui anche il MIT ha da sempre creduto, che “la dorsale appenninica rappresenta un patrimonio di conoscenza e di attrattività” e che questa infrastruttura ciclabile può avere una valenza anche contro lo spopolamento delle zone interne.
Aspetto ripreso anche da Antonino La Spina, Presidente dell’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) nel suo intervento:
[➡️ Guarda il video integrale dell’evento trasmesso dalla Webtv della Camera]Una ciclovia fatta di territori, non solo di chilometri
Appennino Bike Tour non è soltanto una linea tracciata su una mappa: è un lavoro di sette anni che ha coinvolto 44 Comuni tappa, decine di parchi, centinaia di amministratori e migliaia di persone che abitano e custodiscono i territori attraversati.
Il percorso corre su strade secondarie a basso traffico, un elemento che – per chi pedala – vale quanto un patrimonio. La scelta non è casuale: questa ciclovia mira a creare accesso alle aree interne, quei luoghi dove la mobilità pubblica spesso non arriva più, dove i servizi si assottigliano, dove il turismo tradizionale si ferma. La bici, invece, ci arriva benissimo.
L’installazione della segnaletica ufficiale – 1584 segnali urbani ed extraurbani, approvati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il Dl Semplificazioni – ha trasformato questa direttrice in un percorso riconoscibile, continuo e navigabile anche senza traccia gpx. Per chi pedala, è come sentirsi dire “sei sulla strada giusta” a ogni incrocio.
Il colore è quello del turismo outdoor: marrone, con la dicitura “Appennino Bike Tour” in bianco e la bici su fondo blu. Una scelta che richiama i grandi itinerari europei, ma con un’identità profondamente italiana.
Dalla visione del G7 Ambiente al Piano Nazionale di Sviluppo dell’Appennino
La storia di questa ciclovia parte da lontano: era il 2017, G7 Ambiente di Bologna, quando l’idea fu presentata con il supporto del Ministero dell’Ambiente. Da allora, grazie a una governance stabile e alla collaborazione tra Vivi Appennino, Appennino Bike Tour, amministrazioni locali e terzo settore, il progetto è cresciuto fino a diventare un modello di sviluppo per l’Italia interna.
I risultati iniziano a farsi vedere non solo nella fruizione turistica, ma anche nella percezione del territorio come un’unica destinazione ciclabile, ricca di tipicità culturali, naturali ed enogastronomiche.
E per questa ciclovia che simbolicamente – ma anche fisicamente – unisce l’Italia è stata pensata un’iniziativa ad hoc: il tricolore di quel G7 Ambiente di Bologna di 8 anni fa è stato fatto firmare a tutti i presenti al convegno alla Camera e sarà consegnato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
I passi futuri della Ciclovia
Se i primi 3.100 km sono realtà, ora lo sguardo si sposta avanti:
- Entro la fine del 2025 – dopo la posa da Nord a Sud fatta l’anno scorso – ci sarà l’installazione della segnaletica di ritorno Sud–Nord, che renderà la direttrice completamente bidirezionale.
- Sviluppo dei rami secondari, approvati dal Ministero, che permetteranno di costruire una rete ciclabile nazionale collegata alla dorsale principale.
- Un sistema che, nel suo complesso, potrà coinvolgere oltre 1.400 Comuni dell’Appennino.
Non solo un itinerario per bici, insomma, ma un’infrastruttura ciclabile, culturale e sociale pronta a generare nuove economie locali.
Un Appennino che torna ad essere luogo di passaggio, non di confine
Per anni l’Appennino è stato percepito come una barriera tra una regione e l’altra. Appennino Bike Tour rovescia questa prospettiva e lo trasforma in un filo che unisce, restituendogli il ruolo di cuore geografico e umano del Paese. Pedalarlo significa incontrare comunità, tradizioni, storie piccole e grandi, scoprendo una dimensione dell’Italia che non è mai stata così accessibile.
Il Congresso alla Camera ha certificato una cosa: questa ciclovia non è più un progetto “visionario”. È diventata una realizzazione concreto frutto della sinergia tra politica pubblica, pianificazione territoriale e strategia nazionale.
Verso la seconda edizione di Appennino Bike Tour Festival
Guardando avanti, l’orizzonte non è solo fatto di chilometri e segnaletica: è fatto di comunità che si incontrano. Nel 2026 – dopo la prima edizione presentata alla Fiera del Cicloturismo – l’Appennino Bike Tour tornerà a celebrare se stesso e i suoi territori con la seconda edizione dell’Appennino Bike Tour Festival, che si svolgerà in 14 località, una per ciascuna regione attraversata dalla ciclovia.
Sarà un momento diffuso e corale, pensato non soltanto come festa del cicloturismo, ma come tappa di un percorso di crescita condivisa, in cui amministrazioni, associazioni, operatori e ciclisti potranno misurare quanto strada è stata fatta e quanta ancora se ne potrà fare insieme.
Un Festival che, nella sua natura itinerante, rappresenta esattamente ciò che l’Appennino Bike Tour è diventato: un filo che lega territori diversi, un’occasione di sviluppo sostenibile, un progetto che cresce pedalata dopo pedalata.
Nel 2026, quel filo tornerà a tendersi forte da Nord a Sud, ricordandoci che la bici non costruisce solo percorsi: costruisce comunità.
Maggiori informazioni e aggiornamenti sul progetto al link: Appennino Bike Tourebook
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