di
Federico Berni

Lo choc dei genitori: «Siamo gente perbene, preghiamo per il ragazzo ferito». Il padre dell’altro 18enne arrestato: «Nel video si vede che mio figlio sta lontano, si è trovato nel posto sbagliato»

Le parole arrivano a voce alta, rotta dall’emozione, pronunciate da dietro la porta di casa: «Mi creda, siamo devastati, abbiamo pregato tanto anche per quel ragazzo». Non si mostra in viso Daniela, la mamma di Alessandro Chiani, 18 anni, uno dei due maggiorenni del gruppo di ragazzini che a ottobre ha assalito un altro giovane di 22 anni. Cinque contro uno, pugni, calci in faccia e coltellate, finendo quasi per ammazzarlo e comunque mettendolo di fronte alla concreta possibilità di restare paralizzato. Una tragedia maturata dal nulla. L’approccio con la scusa di chiedere se aveva soldi da cambiare, poi una banconota da 50 sfilata dal portafogli, la reazione della vittima e il pestaggio con le due coltellate che gli hanno cambiato la vita.

La donna, chiusa nell’appartamento monzese, si lascia andare a un commento che racconta l’altro dramma, quello delle famiglie dei ragazzi che ora si trovano in carcere (i 17enni al Beccaria, i due 18enni a San Vittore) con l’accusa di tentato omicidio aggravato. «Siamo sempre stati una famiglia perbene, siamo distrutti per tutta la situazione, credetemi se vi dico che abbiamo pregato per il ragazzo (riferito alla vittima ndr)», ha detto la donna. E poi, di fronte alla presa di consapevolezza del fatto che suo figlio usciva armato per un banale sabato sera tra amici: «Non sapevo che girasse con il coltello», ha aggiunto. Dopo lo sfogo, il silenzio che circonda casa della famiglia, in un contesto molto tranquillo, di lavoratori o di pensionati che accolgono i nipoti per il pranzo al termine della giornata scolastica. 



















































Dove i commenti sono sussurrati, dove l’aggettivo più diffuso fra gli inquilini è «normale», riferito alla famiglia, all’ambiente, anche al ragazzo stesso, anche se qualcun altro tira in ballo alcune presunte liti di vicinato che coinvolgerebbero i Chiani. Il padre dell’altro maggiorenne del gruppo Ahmed Atia, nato in Egitto, cresciuto alla periferia di Monza, prende le difese del figlio: «Nel video si vede che sta lontano, che non interviene — dice riferito al filmato dell’aggressione — lui non si è reso conto che stavano usando il coltello, si è trovato nel posto sbagliato, ma da padre voglio dire che spero che il ragazzo ferito migliori, che esca dall’ospedale e possa fare la sua vita normale».


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20 novembre 2025 ( modifica il 20 novembre 2025 | 11:07)