È un titolo che non ti aspetti dalla Fox News, la rete tv di Rupert Murdoch, di destra e simpatizzante verso Donald Trump: «Gli elettori dicono che la Casa Bianca sta facendo più male che bene all’economia». Sul sito del network c’è l’ultimo sondaggio d’opinione. La Fox non può essere sospettata di malevolenza verso questo presidente. Tuttavia, riassume i risultati dell’indagine demoscopica in modo implacabile: «Scontenti per l’andamento dell’economia. Sofferenza per i prezzi. Incertezza sulle politiche di Trump. Il risultato è un alto livello di disapprovazione perfino tra le roccaforti elettorali del presidente».
Ecco nei dettagli i numeri di questa bocciatura, li riprendo dalla stessa rete tv filo-repubblicana che ha commissionato il sondaggio.
— Circa il 76% degli elettori giudica negativamente l’economia. È peggio del 67% registrato a luglio e del 70% che la pensava così alla fine del mandato dell’ex presidente Biden.
— Una larga maggioranza, anche tra i repubblicani, afferma che quest’anno i costi di generi alimentari, utenze, sanità e abitazione sono aumentati.
— Gli elettori danno la colpa al presidente. Con una maggioranza di tre a uno, dicono che le politiche economiche di Trump li hanno danneggiati (lo stesso che dicevano di Biden l’anno scorso). L’approvazione della gestione economica da parte di Trump è scesa al minimo storico, mentre la disapprovazione del suo operato complessivo ha raggiunto livelli record tra i suoi sostenitori più fedeli.
— Dopo la chiusura del governo, sia il Partito Repubblicano sia quello Democratico vedono calare i propri giudizi favorevoli, e circa 6 elettori su 10 affermano che il presidente e i parlamentari di entrambi gli schieramenti «non si preoccupano di persone come loro».
— Gli elettori pensano che i repubblicani abbiano un piano migliore su sicurezza delle frontiere, immigrazione e criminalità, mentre i democratici sono considerati più efficaci su costo della vita, salari, sanità e clima.
— Le opinioni sono divise sugli accordi di pace di Trump — se rendano o meno il mondo più sicuro — e sulla strategia dell’Amministrazione nel contrastare i narcotrafficanti.
Ecco i numeri alla base di queste conclusioni.
La valutazione dell’operato di Trump ha raggiunto un massimo storico di disapprovazione tra uomini, elettori bianchi e persone senza laurea. L’86% dei repubblicani approva, in calo rispetto al 92% di marzo. Tra tutti gli elettori, il 41% approva il lavoro svolto da Trump, mentre il 58% disapprova. Solo una volta i suoi numeri sono stati peggiori: durante il suo primo mandato, 38-57% nell’ottobre 2017. Due mesi fa erano 46-54%. Alla stessa data del mandato, i dati di Biden erano leggermente migliori: 44% di approvazione e 54% di disapprovazione nel novembre 2021. Il 40% degli elettori valuta le proprie finanze personali come ottime/buone, mentre il 60% dice che sono solo discrete/scarse, più o meno come un anno fa. Le valutazioni sono particolarmente negative (circa il 70%) tra gli elettori senza laurea, ispanici, afroamericani, indipendenti e under 45. Tra chi ha un reddito familiare inferiore ai 50.000 dollari, ben il 79% giudica negativamente la propria situazione finanziaria.
Fin qui la Fox News. Il campanello d’allarme suona in casa dei repubblicani, quindi. Hanno poco meno di un anno di tempo, da oggi al test elettorale su scala nazionale delle legislative di metà mandato. Lo stesso Trump ha capito che rischia una batosta, la perdita della maggioranza al Congresso, che lo condannerebbe alla semi-impotenza: un presidente senza maggioranza parlamentare riesce a occuparsi solo di politica estera e poco altro; le leggi di bilancio (tasse e spese) non dipendono da lui. Né si può escludere che il partito democratico, rianimato da una vittoria elettorale, rilanci dei tentativi di impeachment. Cosa sta facendo Trump per tentare di invertire la tendenza? Di nuovo, attingo a un’analisi che viene da destra, non sospetta di partigianeria anti-Trump, ma lucida e onesta: l’autore è Karl Rove, lo stratega repubblicano che fu il massimo consigliere elettorale di George W. Bush. Ecco come Rove descrive – e giudica – le prime mosse del presidente per risalire la china, in un’analisi sul Wall Street Journal.
«Gli zigzag della politica americana sono stati vertiginosi, ultimamente. Ma alcuni cambi di direzione sembrano andare nel verso giusto. Uno riguarda il ripensamento del presidente Trump sul caso Jeffrey Epstein. Dopo mesi passati a opporsi a una proposta di legge che obbliga il Dipartimento di Giustizia a rendere pubblici i suoi documenti sull’imprenditore condannato per reati sessuali, domenica Trump ha cambiato posizione e ne ha chiesto l’approvazione. Una mossa saggia e tardiva. Più il presidente resisteva alla pubblicazione di quei documenti, più gli americani pensavano che avesse qualcosa da nascondere. Gli atti disponibili suggeriscono che non è così. Sì, Trump ed Epstein erano amici nei circuiti mondani, fotografati insieme in varie occasioni. Ma non è mai emersa alcuna prova credibile che Trump abbia partecipato ai crimini di Epstein. … L’amministrazione ha compiuto un altro ripensamento saggio. Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha annunciato una riduzione dei dazi su prodotti come caffè e banane. Una buona notizia per i consumatori statunitensi. I dazi fanno salire i prezzi, e in alcuni casi colpiscono beni che i lavoratori americani non possono produrre affatto (banane) o non possono produrre in quantità sufficienti (le Hawaii da sole non possono coprire il fabbisogno nazionale di caffè).
Queste importazioni meritano dazi pari a zero. … Un altro ambito in cui il Partito Repubblicano farebbe bene a imboccare nuove strade è la sanità. La chiusura del governo ha riportato l’attenzione sulle richieste democratiche di mantenere le sovvenzioni straordinarie, introdotte durante il Covid, per l’Affordable Care Act (la riforma sanitaria approvata sotto Obama, più nota come Obamacare).
I sondaggi mostrano che gli americani considerano i costi sanitari una componente decisiva del loro benessere economico personale. … I democratici credono che aggiungere nuove regole e burocrazia renda la sanità più economica. I repubblicani ritengono che questo approccio non abbia funzionato. Dall’approvazione dell’Obamacare, la sanità è diventata molto più costosa, non meno; da qui il motivo per cui i democratici vogliono rendere permanenti le ingenti sovvenzioni che dovevano essere temporanee.
Il metodo repubblicano per rendere la sanità più accessibile è dare più potere ai pazienti. Lasciare poi che concorrenza e forze di mercato facciano ciò che sanno fare: ampliare le scelte, far scendere i prezzi, e produrre risultati migliori. I programmi sanitari pubblici più popolari negli Stati Uniti già si basano su mercato e scelta del consumatore. Elaborare una piattaforma di riforma sanitaria sarà difficile ma cruciale per il successo elettorale. Molti candidati sperano in una correzione di rotta repubblicana a metà percorso che dia slancio al partito il prossimo anno. È ora che abbia inizio».
21 novembre 2025, 11:18 – modifica il 21 novembre 2025 | 11:18
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