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Pericoloso testacoda per Wall Street protagonista ieri di un’improvvisa inversione di tendenza dopo un avvio sprint a seguito della super trimestrale di Nvidia. Il mercato si è anche interrogato sugli effetti degli ultimi dati del mercato del lavoro Usa sulle mosse della Federal Reserve.

A soffrire maggiormente è stato ancora una volta il settore tecnologico con il ritorno di timori legati a valutazioni eccessive. Il Nasdaq Composite è scivolato ai minimi a oltre due mesi e a fine giornata ha perso oltre il 2,1% segnando un’inversione intraday di quasi il 5% (il più ampio swing intraday dal 9 aprile, durante il caos dazi) dopo che in avvio si era mosso in deciso rialzo in scia all’effetto Nvidia che mercoledì sera ha rilasciato risultati e stime ben oltre le attese del mercato.

Cosa è successo? Nessuna motivazione particolare. Probabilmente, nonostante i conti oltre le attese, c’è ancora “troppa gente pesantemente investita in tech e AI e speranzosa che Nvidia gli levasse le castagne dal fuoco. E così, esauritosi il fuoco di paglia, il mercato ha perso supporto, e il passaggio in negativo di Nvidia ha inferto un pesante colpo al sentiment. Evidentemente la fase correttiva della prima metà di novembre non ha ancora riequilibrato a sufficienza il mercato”, argomenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, che ritiene che l’attuale fase correttiva sia di natura più tecnica che fondamentale (per quanto i dubbi sull effettiva sostenibilità degli investimenti in AI siano più che legittimi) nell’ambito di un trend che rimane rialzista.

Ma proprio lo stesso titolo del re dei chip per l’AI e numero uno per market cap ha segnato un’altalena di ben 7 punti percentuali andando a chiudere in calo di oltre il 3 per cento. Il ceo di Nvidia, Jensen Huang, ha affermato che la domanda per i processori Blackwell dell’azienda è “fuori scala”, contribuendo – almeno inizialmente – ad alleviare la preoccupazione che il recente raffreddamento dei titoli azionari legati all’AI:

Calo ancora più corposo quello di Amd, scesa di quasi l’8% a fine giornata. La maggior parte delle aziende legate ai chip è stata negativa, con un indice dei semiconduttori in calo del 4,8%.

Controtendenza Walmart balzata del 6,5% dopo aver rivisto al rialzo le sue previsioni per l’intero anno dopo aver superato profitti e vendite nel terzo trimestre.

La giornata di ieri è stata caratterizzata anche dalla reazione nervosa ai dati del mercato del lavoro che hanno mostrato che il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è aumentato a settembre toccando i massimi a 4 anni, anche se si sono creati più posti di lavoro (119 mila) di quanto gli economisti si aspettassero. Dopo una prima reazione positiva alle payrolls, il mercato ha iniziato a interrogarsi sugli effetti di tali riscontri sulla Fed, con ulteriori incertezze sul fatto che la banca centrale statunitense taglierà i tassi d’interesse a dicembre. I future sui fed funds adesso indicano una probabilità solo del 30 per cento di una sforbiciata, anche perché dai verbali della Fed arrivati a metà settimana è emersa una profonda spaccatura tra falchi e colombe.