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Nuovo crollo verticale del Bitcoin che precipita sotto quota 82mila dollari con una brusca accelerazione nelle ultime ore.
La principale criptovaluta segna un tonfo del 10% nelle ultime 24 ore e ha portato a oltre -23% il suo saldo a novembre secondo i dati raccolti da Bloomberg, il dato più negativo in un singolo mese da giugno 2022 in corrispondenza con l’implosione del progetto stablecoin TerraUSD nel maggio di quell’anno che innescò una serie di fallimenti aziendali culminati nel crollo dell’exchange FTX di Sam Bankman-Fried.
In forte affanno tutte le principali cripto con Ether che cede quasi l’11% sotto i 2.700 dollari.
Secondo i dati di CoinGlass, nelle ultime 24 ore la pressione di vendita si è ulteriormente intensificata, con la liquidazione di ulteriori 2 miliardi di dollari in posizioni con leva finanziaria.
Continuano intanto cospicui i deflussi dagli Etf Bitcoin quotati negli Stati Uniti che hanno registrato ieri deflussi netti per 903 milioni di dollari, il secondo più grande rimborso giornaliero dal debutto nel gennaio 2024.
C’è chi adduce a motivazioni tecniche. Tom Lee , presidente di Bitmine, ha affermato che un “problema meccanico” ha giocato un ruolo centrale nel rapido calo dei prezzi di Bitcoin, concordando anche sul fatto che una pressione deliberata del mercato potrebbe spingere i prezzi al ribasso. Lee ha collegato la flessione a un guasto tecnico nel feed dei prezzi delle stablecoin di un exchange durante il crollo del 10 ottobre, che ha innescato un’ondata di liquidazioni automatiche. “Su una borsa specifica, il prezzo di una stablecoin variava rispetto ad altre borse… è sceso a 0,65 dollari. Ma ciò è accaduto solo su questa borsa, a causa della liquidità”, ha argomentato Lee descrivendo il problema principale come un difetto di automazione legato all’ADL (Auto-Deleveraging Liquidation), un meccanismo che ha paragonato a una margin call.
A contribuire all’umore nero dell’asset digitale c’è anche il cambio di aspettative sui tassi.
Gran parte del rally di quest’anno del bitcoin è stato sostenuto dall’idea che la Federal Reserve avrebbe tagliato con decisione i tassi. Le ultime dichiarazioni di esponenti Fed hanno ridotto la probabilità di un taglio a dicembre e di conseguenza gli asset “risk on” — tech e crypto in testa — hanno perso appeal. E anche ieri i dati del mercato del lavoro, in tenuta a settembre, hanno spinto gli investitori a pensare che a dicembre il taglio dei tassi potrebbe saltare.
I mercati ad oggi scontano circa il 30% di possibilità di un taglio dei tassi a dicembre, in calo rispetto a circa il 90% all’inizio di novembre.
Nonostante la sponda dell’Amministrazione Trump pro-crypto, il Bitcoin è crollato di oltre il 35% rispetto al suo massimo storico raggiunto all’inizio di ottobre in area 126mila, con il saldo da inizio anno scivolato in negativo.
Si fa così avanti il timore dell’avvio di un nuovo crypto winter, termine con cui si indica un periodo prolungato di forte debolezza nel mercato delle criptovalute, caratterizzato da crolli dei prezzi, scarsa liquidità e sfiducia degli investitori. Storicamente, i crypto winter del passato sono durati tra i 12 e i 24 mesi, con una media di circa 18 mesi. Si tratta di cicli molto più rapidi rispetto ai bear market azionari tradizionali, ma più violenti, con crolli anche superiori all’80% rispetto ai picchi di periodo.