La sentenza dello scorso 18 luglio, con cui il Tribunale Federale della FCI, presieduto dall’Avv. Patrich Rabaini, ha condannato Rodolfo Gambaccioni, direttore di corsa della Firenze-Viareggio nella quale finì a terra Michael Antonelli,  infliggendogli una inibizione di 8 mesi e 15 giorni ha scatenato diverse polemiche e preoccupazioni tra gli organizzatori e i direttori di corsa.

Una sentenza giunta ad appena 48 ore di distanza dalla tragica morte di Samuele Privitera al Giro della Valle d’Aosta e che, proprio insieme a questa ennesima tragedia, impone una profonda riflessione sulla tematica della sicurezza nelle gare ciclistiche.

In questo contesto, il Presidente della Commissione Nazionale Direttori di Corsa, Enrico Fontana (già noto alle cronache per aver dato le proprie dimissioni alla vigilia della Adriatica Ionica Race 2023, scelta che poi portò all’annullamento della gara organizzata da Moreno Argentin) ha scritto al Presidente della FCI e a tutto il Consiglio Federale per chiedere maggior tutela per Direttori di Corsa e Organizzatori.

La lettera, datata 21 luglio 2025 è stata poi diffusa tra i Direttori di Corsa di ogni ordine e grado ed è quindi divenuta di pubblico dominio. All’interno si legge: “Pur rispettando l’autonomia della giustizia sportiva, non possiamo ignorare il sentimento di smarrimento e frustrazione che questa vicenda (la condanna di Gambaccioni, ndr) ha generato tra le figure che animano il comparto sicurezza e gli organizzatori”.

Nel chiedere un aggiornamento dei regolamenti sportivi, del disciplinare delle scorte tecniche oltre che un coinvolgimento dell’UCI per valutare gli aspetti della sicurezza legata ai materiali utilizzati dagli atleti, Fontana sottolinea: “Desideriamo inoltre segnalarvi il crescente sentimento di sconforto che “serpeggia” tra gli
organizzatori e i direttori di corsa, sempre più preoccupati di essere lasciati soli ad affrontare le difficoltà, proprio da quell’Istituzione che ogni domenica abbiamo l’onore di rappresentare”.

E ancora: “La gravità di queste situazioni, non può lasciare la nostra categoria ferma ed immobile e tra i
numerosi tesserati è forte il desiderio di “lanciare segnali forti” che, seppur con spirito costruttivo, non escludono l’ipotesi di sospendere simbolicamente le attività, qualora non si percepiscano segnali concreti di cambiamento”.

Direttori di corsa, quindi, pronti a togliersi le casacche se le cose sul fronte della sicurezza non cambieranno ma il cambiamento, sempre più necessario, non riguarda solo questa categoria: una seria riflessione sul tema è ormai ineludibile.