E gli altri, come la vedevano?
«I bambini sanno essere molto taglienti, di fronte a chi percepiscono come diverso: da piccolo ho dovuto subire qualche domanda indiscreta, qualche sguardo feroce. Alle scuole elementari avevo un compagno che mi indirizzava delle smorfie, ma io all’epoca ero piuttosto sulle mie e tendevo a non rispondere. Però la maestra si arrabbiò molto e convocò i genitori di quel bambino. Alle scuole medie non ho mai avuto problemi: quando spiegavo la mia condizione, incontravo sempre grande comprensione. Più avanti ho incrociato qualche rimbambito che mi ha riservato battute o sguardi particolari, ma per fortuna si è trattato di pochi casi».
Ha dovuto saltare spesso la scuola?
«Ho dovuto fare diverse assenze. Verso la fine delle scuole elementari dovevo subire un intervento alla columella del naso, e la maestra annunciò ai compagni che non ci sarei stato per diversi giorni o settimane. Quel saluto così ufficiale mi fece piangere. Mi successe di nuovo dopo l’ultimo intervento, tanti anni dopo, e al mio rientro i compagni organizzarono una festa».
Sapeva che il suo percorso sarebbe stato così lungo?
«Sì, alle volte mi illudevo di riuscire a concluderlo prima, ma ero consapevole di dover aspettare i tempi clinici: un percorso come il mio è fatto di fasi che vanno superate una alla volta, di step tra cui possono passare diversi anni, e ci va molta pazienza. Non è stato facile aspettare, però non mi è mai mancata la fiducia».
Oggi lei ha completato il suo percorso.
«Sì, adesso faccio solo controlli sporadici. Ma è stato l’ultimo intervento, una grande operazione durata molte ore, nel 2011, a restituirmi finalmente quell’immagine che avrei sempre voluto vedere allo specchio, fin da bambino. Mi sono sentito rinascere una seconda volta: io ero proprio quella persona lì, e finalmente tutti lo potevano vedere».
Com’è la sua vita oggi?
«Proprio come la desideravo. Mi occupo di marketing e comunicazione per un’azienda, vivo da solo da 8 anni, ho comprato casa e ho molti amici. Vivo la vita in maniera serena e sono molto ambizioso. Mi piacerebbe in futuro impegnarmi in politica con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione su centri come Operation Smile, che ha cambiato la mia vita».
Li vede ancora i suoi dottori?
«Sì, oggi, che potrei tenermi fuori dall’ospedale, passo ancora volentieri a salutarli: sono come amici. Il dottor Luca Autelitano ha un’umanità straordinaria: è stata la persona a cui ho consegnato il mio volto. Nel cuore porto anche la dottoressa Elisa Capasso, che mi ha seguito per la parte di ortodonzia, e la dottoressa Maria Costanza Meazzini, che mi ha accompagnato soprattutto da bambino».