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Assimi Goïta è salito al potere in Mali attraverso due colpi di Stato. La sua mancanza di legittimazione non ha ostacolato il sostegno della Russia, interessata alle ricchezze minerarie del Paese e alla sua posizione strategica nel Sahel. Al contrario, sanzioni di Ue, Regno Unito e Stati Uniti e la crescente diffidenza interna verso l’esercito hanno reso il leader maliano un partner ideale per il Cremlino, disposto a fornire armi, protezione e sostegno diplomatico in cambio dell’accesso alle risorse naturali del Paese. Ma ora le cose per Putin potrebbero mettersi male.
APPROFONDIMENTI
Petrolio e minerali russi a rischio
Il Mali, come riporta un lungo report di The Insider, ricco di oro, uranio e litio, occupa una posizione strategica tra il Maghreb e l’Africa subsahariana. Da decenni le sue risorse attirano gruppi criminali, potenze straniere e movimenti jihadisti. Dopo il golpe del 2012, milizie legate ad Al-Qaeda – con il supporto dei separatisti tuareg – hanno occupato vaste porzioni del territorio. E negli anni successivi, il jihadismo si è rafforzato. Una delle prime decisioni di Goïta da presidente fu interrompere la cooperazione militare con Parigi e invitare nel Paese i mercenari del Gruppo Wagner. Poco dopo, anche il contingente Onu si ritirò, lasciando i russi come unica forza straniera operativa. Secondo fonti riservate, il governo maliano versava ai russi oltre 10 milioni di dollari al mese per basi militari, circa 2.000 combattenti, addestramento e protezione del presidente.
Tuttavia, gli Stati Uniti – tramite Africa Command – hanno documentato come Wagner avesse ottenuto anche un accesso privilegiato ai giacimenti minerari del Paese. Dopo il fallito ammutinamento di Prigozhin, molti mercenari sono stati formalmente trasferiti sotto il nuovo “Corpo Africano” del Ministero della Difesa russo, senza che la natura delle operazioni cambiasse. Nonostante l’appoggio ricevuto, Goïta ha evitato di concedere pieno controllo minerario alle società russe, causando irritazione a Mosca. Il Cremlino ha reagito sospendendo le operazioni offensive del suo Corpo Africano, fino a raggiungere un compromesso: la costruzione del primo impianto di raffinazione dell’oro del Mali, con il 62% delle quote al governo maliano e il 38% alla Russia. L’impianto dovrebbe trattare circa 200 tonnellate d’oro l’anno, per un valore superiore ai 15 miliardi di dollari.Perché il Mali è importante per Putin?
Tuttavia, l’instabilità resta elevata. Nel 2024 la coalizione jihadista Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin ha lanciato una vasta offensiva, avvicinandosi alla capitale Bamako. In settembre, i militanti hanno attaccato l’aeroporto e la principale caserma della città. L’esercito, incapace di ottenere informazioni dalle comunità rurali, sempre più ostili dopo anni di violenze, non è riuscito a contenere l’avanzata. Nel 2025 il governo ha limitato le forniture di carburante alle aree rurali per ostacolare le incursioni jihadiste condotte con motociclette e pick-up armati. La strategia, però, non ha prodotto effetti significativi e ha aggravato il malcontento locale. La tenuta del regime di Goïta, come la presenza russa nel Paese e l’annesso controllo delle grandi risorse minerarie, sono sull’orlo del collasso.
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