Un anno fa ad Amsterdam si è visto fin dove può arrivare l’isteria quando un manipolo di hooligan del Maccabi mette piede in città. In Olanda finì così: diritti sospesi per la prima volta dal dopoguerra, stato d’emergenza, cortei vietati e gran parte della stampa mondiale impegnata a raccontare di “pogrom” e “caccia all’ebreo”.
Lo stesso governo italiano che oggi impone la partita del Maccabi a Bologna, allora si sbracciò (sostenuto da un bel pezzo di opposizione) per denunciare ad Amsterdam violenze mai esistite. E gli stessi, senza essersi mai scusati per il procurato allarme, insieme a buona parte della politica italiana, oggi ripropongono lo stesso copione, con un evento a rischio dentro casa.
Dei fatti di Amsterdam, a distanza di un anno, sappiamo che non ci fu alcun pogrom, nessuna caccia all’ebreo, nessun rapimento (lo sostenne Maurizio Molinari, senza prove. E senza mai smentire). Sappiamo anche che la tifoseria del Maccabi è stata protetta e coccolata come nessun’altra curva d’Europa: scortati come vip in mezzo a città blindate mentre i residenti venivano lasciati a pagare il conto, economico e sociale, di una militarizzazione presentata come “lotta all’antisemitismo”.
Calcio e basket, uniti come soft power per alimentare una narrazione utile a compiacere governi e partner economici, a difendere alleanze strategiche, a proteggere interessi energetici.
Tornando all’Olanda: affermare certi principi sarebbe più credibile se non fosse che, come ha scritto la polizia olandese in un’informativa trasmessa a quella britannica, la curva del Maccabi calcio conta almeno 200 violenti noti alle autorità. In Olanda, un anno fa, sul piano dei diritti e dell’ordine pubblico si toccò il fondo.
A Bologna non arriva la curva calcistica, ma quella del basket. Diversa? Sì. Innocua? Non proprio. Il club ha una dimensione “militante” non troppo lontana dal calcio, e le sue posizioni sul conflitto sono tutt’altro che neutre. Questo basterebbe, per logica, a suggerire di non giocare la partita. Ma ormai sappiamo che la logica appartiene al vecchio mondo: in quello nuovo, per chi governa, ogni occasione è buona per alzare la tensione. Anche a costo di obbligare un’intera città a trasformarsi in una zona rossa da G8 di Genova solo per far fare bella figura a Meloni e Piantedosi.
