di
Enrica Roddolo
La cerimonia a Madrid per i 50 anni dal Franchismo. Raniero Vanni d’Archirafi, diplomatico di lungo corso già eurocommissario a Bruxelles. «Juan Carlos guidò la transizione con la sua capacità di coinvolgere le persone»
Una festa senza il festeggiato, o meglio senza il protagonista principale di quel novembre 1975 quando moriva una dittatura e saliva al trono un nuovo re, nel segno di una moderna monarchia democratica: Juan Carlos I. Protagonista poi di un vero e proprio movimento di simpatia popolare che sarà ribattezzato «Juancarlismo».
Al palazzo reale su Plaza de Oriente re Felipe VI oggi alla guida della Spagna ha celebrato il mezzo secolo della Corona di Spagna dopo il Franchismo con un assente eccellente: il padre, Juan Carlos. Perché? «Re Felipe non vuole che il suo regno sia contaminato dal passato. Né quello di Franco chiaramente, e neppure da quello di Juan Carlos che è stato un grande sovrano ma poi si è per così dire perso nei labirinti dell’amore, delle debolezze umane», risponde da Madrid al Corriere, l’ambasciatore Raniero Vanni d’Archirafi già eurocommissario a Bruxelles e a lungo diplomatico in Spagna.
A proposito di Europa oggi re Felipe ha consegnato il Toson d’oro anche a Felipe Gonzales, l’ex premier socialista che dell’ingresso in Europa di Madrid fu protagonista.
«Fu un momento decisivo, di svolta per la Spagna».
Re Juan Carlos sarà però coinvolto nel pranzo in famiglia, domani. Calato il sipario sulle celebrazioni ufficiali. Quanto si fermerà e cosa vuol dire questo invito?
«Juan Carlos, che resta re emerito nonostante l’esilio, credo abbia intenzione di non fermarsi in Spagna più che il tempo del pranzo con il figlio Felipe e la regina Letizia e con il resto della famiglia reale. Si incontreranno a El Pardo, un tempo residenza di Franco ma che la Spagna democratica da anni utilizza come sede di incontri internazionali, per esempio lì si celebrò un vertice del Cotec. Ed è chiaramente un invito riparatore per il mancato invito alla parte ufficiale delle celebrazioni».
Re Juan Carlos ha appena pubblicato in Francia un libro molto discusso Reconciliaciòn.
«Il libro proprio nel momento del giro di boa dei 50 anni non è stato una buona idea, anche se nella sua autobiografia rende merito alla moglie la regina Sofia, meno alla regina Letizia».
Quanto sono diversi re Juan Carlos che lei ha conosciuto e re Felipe oggi? «Juan Carlos, nato a Roma nel 1938, ha sempre trasmesso una grande simpatia personale, un uomo e un re capace di trascinare, di coinvolgere le persone nei suoi progetti. Poi il suo primo merito è stato quello di fermare il tentativo di golpe nel 1981, dopo il golpe la nuova monarchia di Spagna non avrebbe resistito una sola settimana. E più di tutto Juan Carlos è stato un uomo capace di cavalcare i tempi, di adattarsi alle circostanze».
La transizione, l’ha detto questa mattina il figlio Felipe nella cerimonia al palazzo reale, è stata un grande lavoro di adattamento ai tempi. Con molti rischi che il re oggi emerito ha saputo prendersi.
«Indubbiamente. Poi, va detto, che di lui si sono occupati pure i servizi segreti di Spagna che hanno seguito le sue vicende sentimentali con Barbara Rey o con Corinna l’ultima simpatia del sovrano…».
Re Felipe è appena stato in missione in Cina, in visita di Stato alla corte dell’ex Celeste impero. Si solleva l’obiezione di una mossa senza troppa cura degli alleati europei.
«La Cina è al centro della geopolitica mondiale».
Se la simpatia, la capacità di coinvolgere è stata la cifra di Juan Carlos, Re Felipe?
«Un re attento al dettato costituzionale, esemplare nel svolgere il suo ruolo di osservanza minuziosa del ruolo che spetta al sovrano».
21 novembre 2025 ( modifica il 21 novembre 2025 | 16:59)
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