Mark Kerr non è soltanto una leggenda delle arti marziali miste: è un corpo che urla, un cuore che combatte, una vita che esplode e implode allo stesso tempo. The Smashing Machine, in sala dal 19 novembre con I Wonder Pictures, racconta la sua storia, ma lo fa sfondando ogni cliché del biopic sportivo. Perché Benny Safdie non filma soltanto il dominio nell’ottagono: filma ciò che resta quando l’arena si svuota. Il titolo è un’onomatopea, un rumore, un impatto. Ma è anche il suono di qualcosa che si spezza dall’interno: “Solo perché sembri l’uomo più forte del pianeta non significa che tu sia invincibile”, dice il regista. Ed è qui che inizia la vera storia.

Al cinema il film The Smashing Machine: la storia di Mark Kerr tra combattimenti e fragilitàThe Smashing Machine“The Smashing Machine”. Un amore che brucia

Il film è, soprattutto, un’inaspettata storia d’amore. Kerr e Dawn Staples-Kerr sono due forze della natura che si attraggono e si respingono con la stessa intensità: vulcanici, feroci, ma incapaci di lasciarsi davvero. Safdie riprende le loro discussioni come match verbali, con strategia, colpi bassi e ribaltamenti improvvisi. Dietro la violenza, però, emerge un legame che resiste a tutto. “In un mondo così competitivo”, scrive Safdie, “l’unica cosa su cui possono davvero contare è l’uno sull’altra”. È quasi paradossale che due persone così abituate a combattere trovino pace solo quando smettono di farlo.

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Dwayne Johnson è Mark Kerr in “The Smashing Machine”

Per Dwayne Johnson interpretare Mark Kerr non è stato un ruolo: è stata un’immersione forzata nei suoi stessi fantasmi. L’attore racconta come, dal primo giorno sul set, sia riemerso tutto ciò che aveva tenuto nascosto: gli amici perduti nel wrestling, le dipendenze, le fragilità soffocate. Kerr, diversamente da molti, ce l’ha fatta. È sopravvissuto a due overdose, a se stesso, a quel mondo che ti chiede sempre di più. Ed è proprio questa linea sottile tra forza e crollo emotivo che Johnson porta sullo schermo: il momento in cui la “macchina” si ferma, quando la vergogna diventa troppo pesante e l’unico gesto possibile è coprirsi gli occhi per non vedersi.

Al cinema il film The Smashing Machine: la storia di Mark Kerr tra combattimenti e fragilitàThe Smashing MachineL’empatia radicale del film “The Smashing Machine”

Safdie parla di una “empatia radicale” nel processo creativo: capire Mark e Dawn fino a sentirli sotto pelle. Per questo, quando è stato il momento di scegliere l’interprete di Dawn, la risposta è stata immediata: Emily Blunt. Non per un calcolo di casting, ma per la relazione di fiducia già esistente tra lei e Johnson. Serve confidenza, infatti, per lasciarsi crollare davanti a qualcuno senza trattenere nulla. Anche la genesi del film ha qualcosa di intimo e accidentale: un maglione giallo di Kerr perduto durante il Covid, un malinteso di “ghosting”, e una telefonata dal set di Oppenheimer. Una serie di coincidenze che riportano insieme Safdie, Johnson e Blunt, come se la storia stessa chiamasse a essere raccontata.

Al cinema il film The Smashing Machine: la storia di Mark Kerr tra combattimenti e fragilitàThe Smashing Machine“The Smashing Machine”. Cosa resta dopo il combattimento?

The Smashing Machine non è un film sul vincere. È un film sul perdere, sull’arrendersi, sul rendersi conto che a volte il traguardo che inseguivi disperatamente è la cosa migliore che non ti è mai accaduta. Kerr non ha vinto il grande match in Giappone. Non ha cambiato la sua vita in una notte. Ma ha aperto gli occhi. E forse è questo che Safdie vuole lasciare allo spettatore: l’immagine di un uomo gigantesco che impara a stare dentro le proprie fragilità. Perché tutti sanguinano. Anche gli eroi. E il vero combattimento, quello che nessuno vede, comincia quando si scende dal ring.

Margherita Bordino

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