Era il 15 febbraio 2025 quando il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky aveva pubblicamente ammesso che, “senza le armi americane”, Kiev aveva “possibilità di sopravvivenza molto basse”. A distanza di oltre 9 mesi, la situazione – secondo i dati in possesso del Financial Times – sembra non essere cambiata. Di questo si è parlato nella puntata di Numeri di Sky TG24, andata in onda venerdì 21 novembre.
Un’artiglieria “americana”
Sceondo i dati del Financial Times, sul totale dei sistemi missilistici in dotazione a Kiev il 90% è “made in Usa”. Non solo: l’80% dell’artiglieria in possesso dell’Ucraina sarebbe “made in Usa”, così come il 70% dell’antiaerea a lungo raggio. Alte percentuali anche per i mezzi corazzati, che sono per il 70% di fabbricazione americana, e per gli obici, che per la metà è “made in Usa”. Con “obici” si intendono pezzi di artiglieria capaci di tiri a traiettoria curva, per abbattere obiettivi molto lontani o coperti da ostacoli.

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L’aiuto dei Paesi europei
Come detto, Zelensky ha pubblicamente ammesso che senza armi “made in Usa” Kiev non andrebbe molto lontano. Se, come dimostrano i dati del Financial Times, si tratta di un’affermazione vera, è altrettanto corretto sottolineare che le armi in dotazione all’Ucraina non arrivano solo da Washington, ma anche da Paesi europei: la Germania, ad esempio, ha fornito più batterie Patriot a Kiev rispetto agli Usa.
Quanto spendono Usa e Ue per Kiev?
Lo scorso anno, gli Stati Uniti hanno speso 20 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina: tale valore rappresenterebbe una cifra molto bassa del Pil europeo, appena lo 0,12%. Non solo: il Kiel Institute ha evidenziato come, dal 2022 al 2024, gli Stati Uniti e l’Europa hanno speso all’incirca la stessa cifra per gli armamenti forniti a Kiev: Washington ha impiegato 64 miliardi, mentre Bruxelles 62 miliardi.

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