Sono scattate le manette nei confronti di Don Alì: arrestato l’influencer 24enne celebre sui social, TikTok soprattutto, anche più noto per sua stessa definizione come “il re dei maranza”. L’arresto è avvenuto nella serata del 22 novembre, da parte degli agenti della Squadra Mobile di Torino. Una misura eseguita a distanza di settimane dall’inizio delle indagini coordinate dalla Procura di Torino, diretta da Giovanni Bombardieri, scattate dopo le intimidazioni rivolte a un maestro. Resosi irreperibile, il 24enne è stato individuato dopo lunghe ricerche nello scantinato di un palazzo nel quartiere di Barriera di Milano e arrestato dopo un breve inseguimento a piedi. Condotto in Questura, Don Alì non è però l’unico a essere finito nel mirino degli inquirenti: disposto l’obbligo di firma anche per altri due ragazzi, di 24 e 27 anni in qualità di complici. 

Barriera di Milano: arrestato Don Alì, il “re dei maranza”

Noto sui social e, a seguito di recenti servizi a lui dedicati, anche in televisione, Don Alì vanta il suo più grande seguito sui social: un pubblico virtuale che, solo su TikTok, chiama all’appello oltre 330mila follower. Un successo riscosso spesso a colpi di sfide e provocazioni rivolte nei confronti delle forze dell’ordine. Nato in Marocco ma cittadino italiano, più volte nei suoi video Don Alì ha definito il quartiere Barriera di Milano come il “suo territorio”. La stessa Barriera di Milano dove, non più di qualche settimana fa, alla fine di ottobre, aveva capitanato una “spedizione punitiva” nei confronti di un maestro di scuola elementare.

Le minacce rivolte al maestro: l’agguato in Barriera di Milano

Un’intimidazione ripresa dai cellulari e un video che, in poche ore, si è trasformato in un caso finito al centro del dibattito anche in Parlamento. E proprio alla fine di ottobre erano scattate le indagini da parte della Squadra Mobile, conseguenti all’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Torino, postumo alla querela depositata dal maestro. Fin da subito, nel mirino delle autorità, erano finiti i tre giovani ragazzi che, nei video, avevano avvicinato il maestro tendendogli “un vero e proprio agguato” fuori dalla scuola, raggiunto dalle minacce mentre si trovava in compagnia della figlia di 3 anni e mezzo. Una spedizione ripresa col cellulare, diffusa sui social e corredata di didascalie che descrivevano il maestro come “pedofilo” e “preda”. Parole infamanti e infondate e azioni con immediate conseguenze sul maestro, vittima delle minacce, e non solo sul piano della reputazione: il docente, dopo l’agguato, ha denunciato malesseri con certificato di stato d’ansia, denunciando di aver cambiato le sue abitudini familiari per paura di ripercussioni. 

L’aggressione nei confronti della troupe Mediaset del programma ‘Dritto e Rovescio’

Accertamenti e indagini condotte dalla Squadra Mobile in queste settimane non solo hanno però confermato l’infondatezza delle accuse mosse dai tre giovani nei confronti del maestro, ma hanno portato alla raccolta di prove delle loro condotte “moleste e minacciose”. Testimonianze dirette ma anche materiale video e audio recuperato dai social, spesso diffuso dal gruppo stesso, diventato una prova per la Procura di Torino, gettando le basi per la richiesta di custodia cautelare successivamente accolta dal Gip del Tribunale di Torino. Ma non solo l’agguato al maestro. Nell’ambito della stessa indagine, il giudice del provvedimento nel motivare pericolosità di Don Alì, in qualità di principale indagato, ha preso in considerazione anche fatti più recenti. In particolare un episodio che vede sempre Don Alì protagonista in qualità di autore dell’aggressione (il mezzo con a bordo gli inviati ripetutamente colpito con una mazza chiodata) avvenuta l’11 novembre scorso nei confronti della troupe televisiva del programma ’Dritto e Rovescio’, in onda su Rete4. 

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