Sergio Castellitto: «Zorro, l’esperienza più forte della mia vita»
Sia dal palcoscenico del Teatro Regio, dove si è svolta l’inaugurazione del 43esimo Torino Film Festival, sia negli incontri dopo la prima visione di Zorro, Sergio Castellitto ribadisce la stima e l’amore verso la moglie, la scrittrice Margaret Mazzantini: «Non avrei mai fatto il regista se Margaret non avesse scritto Non ti muovere e tutte le altre sue cose. Lavoriamo sempre insieme ed è bello essere diretto da chi ti ama. Perché sui set spesso c’è chi ti odia, oppure ti tollera. Ma da chi ti ama…era il mio desiderio più grande. Il mio modello è John Cassavetes, che intorno aveva figli, nipoti, amici».
Sottolinea la sua visione del cinema italiano, «da noi si parla di cinema, in America lo chiamano industry. È un mestiere che coinvolge migliaia di tecnici: elettricisti, fonici, truccatori, parrucchieri. Le serie hanno sgretolato la natura narrativa e drammaturgica del cinema: otto settimane per fare un film, ventiquattro per una serie. La scelta degli attori è naturale. Bisognerebbe mettersi intorno a un tavolo e parlare del futuro del cinema, mi sembra una posizione naturale la mia».
Su Zorro, il suo ultimo film presente al Tff che racconta la vita di un uomo diventato clochard: «Ricordo 25 anni fa, quando lo portavo in giro, solo, nei teatri. Io ero Zorro. È stata l’esperienza esistenziale, di solitudine, più forte della mia vita». Si è clochard fuori, ma anche dentro: «Ho amici molto ricchi che sembrano barboni, tanto sono ferocemente attaccati all’idea che il loro modello di vita non cambi».
Si è mostrato scioccato dall’azione forzata di portare via i bambini alla famiglia che viveva nei boschi dell’Abruzzo: «È inaudito e vergognoso. I servizi sociali fanno un lavoro fondamentale e molto difficile…ma questo caso colpisce. I bambini stavano bene, erano felici. Da un certo punto di vista questi genitori paiono persone “illuminate”. È il segnale che o vivi come dico io, paghi le utenze etc, oppure ti tolgo i figli. Zorro è anche lì. E ci sarà anche domani».
Bergonzoni vuole cambiare totalmente la legge Franceschini? «Il merito è un concetto volatile. Io avevo persino suggerito di togliere la dicitura “miglior film e miglior attore” ai David. Perché non c’è migliore, c’è che una cosa mi piace o meno. L’unica cosa da cambiare riguarda le opere prime e seconde, perché ci riempiamo la bocca de “i giovani , i giovani”, ma alla fine premiano sempre i soliti elefanti».
Sergio Castellitto è inoltre molto legato a Torino, che è la città dove ha incontrato l’amore della sua vita Margaret Mazzantini. La definisce l’unica città capace di racchiudere tre anime: aristocratica, borghese, anarchica. «Selvaggiamente proletaria». (Francesca Angeleri)