di
Marco Imarisio
In Russia una nuova legge di fatto obbliga gli immigrati ad arruolarsi
Sarà anche vero che la guerra sta per finire, ma intanto l’esercito russo diventa sempre più grande. Per carità, nessuno dubita della volontà pacifica del Cremlino, come potrebbe essere altrimenti. È solo che quasi ogni settimana Vladimir Putin firma una legge mirata ad aumentare il numero dei propri soldati.
La tecnica per l’arruolamento ormai è oliata. Ai propri concittadini vengono promessi stipendi che soprattutto in caso di disgrazia sistemano una intera generazione della loro famiglia, dettaglio che secondo i siti della dissidenza spiegherebbe l’aumento abnorme dei matrimoni celebrati dai coscritti celibi poco prima della loro partenza per il fronte. A chi invece non è russo, viene fatta intravedere la possibilità di diventarlo, o di poter avere l’agognato permesso di soggiorno per poter lavorare nelle grandi città.
Un anno al fronte
Con il decreto 821 sulla «procedura temporanea per la concessione della cittadinanza e il rilascio dei permessi di soggiorno a soggetti esteri e apolidi», firmato lo scorso 5 novembre, il presidente ordina che ogni cittadino straniero di sesso maschile e di età compresa tra i 18 e i 65 anni, per stabilirsi in Russia dovrà firmare un contratto di almeno un anno con l’esercito. In cambio, avrà il permesso di soggiorno. È un provvedimento che riguarda soprattutto gli emigrati originari del Caucaso e dell’Asia centrale, che nel settembre del 2022 furono già l’obiettivo principale ma non dichiarato della mobilitazione parziale. A Mosca, l’invito più o meno scherzoso ad andare in quel di Sakharovo, città a settanta chilometri dalla capitale dove è ancora attivo il Centro di reclutamento per gli stranieri, non è mai stato considerato come un augurio.
L’ex Sovietistan
Quel popolo variegato proveniente dall’ex Sovietistan è sempre stato uno dei principali serbatoi dell’attuale conflitto. L’assenza di documenti d’identità ufficiali o la necessità di rinnovare i permessi di soggiorno metteva questi lavoratori in una condizione di dipendenza che rapidamente si trasformava in ricatto. Migliaia di lavoratori della ristorazione o autisti di taxi sono stati così obbligati ad andare al fronte. E diversi migranti irregolari, minacciati di espulsione, sono stati spediti in un centro di detenzione e costretti a firmare un contratto con il ministero della Difesa.
Reclutamento forzato
Adesso, il reclutamento più o meno forzato viene ampliato e soprattutto assume una dimensione ufficiale. Con il nuovo decreto, l’ottenimento di un permesso di soggiorno, e anche la presentazione di una domanda di naturalizzazione, vengono subordinati all’impegno militare. Ai candidati vengono infatti richiesti due documenti obbligatori, e uno esclude l’altro: un contratto di almeno un anno con le forze armate russe, oppure un certificato medico di inidoneità al servizio militare, o in alternativa un congedo a tempo illimitato nel caso si sia già svolto servizio nell’esercito russo.
Anche gli occidentali
Il serbatoio al quale l’Armata potrà attingere diventa sempre più capiente. Il nuovo decreto riguarda tutti gli stranieri che vivono in Russia e non vogliono più dipendere da permessi temporanei, avendo trovato lavoro o essendosi sposati con una cittadina russa. Rientrano nel provvedimento anche gli occidentali con passaporto di un Paese considerato «ostile», come Italia, Francia o Germania, o qualunque altro Stato abbia adottato sanzioni contro Mosca.
Secondo calcoli empirici, gli occidentali che si trovano in questa situazione sarebbero circa trentamila. Ma i cittadini provenienti dai Paesi dell’ex Unione Sovietica sono diverse centinaia di migliaia. Forse milioni, considerando l’immigrazione irregolare. Nel gennaio del 2024, aveva avuto poco successo l’esca del passaporto russo offerto a chiunque si arruolasse. Adesso la scelta è legata alla possibilità di soggiorno, e soprattutto di lavoro.
Il contratto
Ma non di soli fanti vive un esercito. Nello stesso provvedimento viene garantita di fatto la cittadinanza russa a tutti gli stranieri che hanno partecipato da volontari alla cosiddetta Operazione Militare Speciale, rinnovando il loro contratto, nonché alle loro mogli, figli e genitori. In patria, lo chiamano «l’emendamento dei mercenari», e non c’è bisogno di altre spiegazioni. A quasi quattro anni dall’invasione dell’Ucraina, la Russia continua ad arruolare uomini destinati al fronte.
23 novembre 2025
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