Nonostante nell’ultimo periodo stiamo assistendo all’esplosione di popolarità di alcune realtà geografiche meno blasonate nel mondo videoludico, la scena giapponese rimane saldamente impressa nei pensieri degli appassionati anche grazie alla fragorosa rinascita di una Capcom che, dopo anni di flessione, è tornata a fare la voce grossa catalizzando l’attenzione di tutti i giocatori (recuperate qui il nostro speciale sulla storia di Capcom). Per formalizzare il ruolo dominante di Resident Evil sul panorama mondiale non bastava un nuovo capitolo che è già attesissimo, né la nuova spinta dell’IP verso il mondo del cinema, perché mancava ancora il tassello più importante: lo spin-off mobile. L’ingresso della serie in quell’universo fatto di microtransazioni e gameplay mordi e fuggi si chiama Resident Evil Survival Unit, un titolo che mescola le ispirazioni provenienti dal franchise alle meccaniche di un qualsiasi city builder.

Quando il cellulare fa paura

L’interesse della compagnia nipponica nel mondo dei giochi su dispositivi mobile non è affatto nuova, visti i precedenti tentativi di trasporre i capitoli principali di Resident Evil su iPhone, eppure Survival Unit segna il primo vero ingresso in un ecosistema che agli occhi del videogiocatore tradizionale potrebbe sembrare superfluo, ma che nella realtà dei fatti è il segmento di mercato più remunerativo attualmente presente.

Affinché tutto andasse secondo i piani lo sviluppo dell’opera è stato affidato ai coreani di JoyCity, già attivi da anni in questo particolare filone ludico, mentre la giapponese Aniplex ha supervisionato i lavori ed ha distribuito il prodotto a livello mondiale: fin dalla scheda tecnica appare dunque chiaro come Capcom si sia limitata ad autorizzare l’uso della sua celebre IP, e questo è un dettaglio che trova immediatamente riscontro in una formula ludica molto distante dai classici canoni della serie horror. Eppure Survival Unit adesca con furbizia l’attenzione dell’appassionato di Resident Evil con un prologo che, nonostante le semplificazioni, costruisce un intreccio fatto di esplorazione e sparatorie, il tutto condito dalla risoluzione di enigmi all’interno di ambienti estrapolati dai capitoli storici della saga rivisti attraverso una visuale dall’alto.

La solita apocalisse, la solita amnesia

Il nostro protagonista si risveglia infatti nell’ospedale di Raccoon City ignaro, o forse dimentico, dell’apocalisse zombie che infuria all’esterno della sua camera, dando il via ad una missione di fuga in cui verrà aiutato dai alcuni volti storici come Claire Rosefield e Jill Valentine, le quali avranno la premura di indirizzarlo verso i suoi successivi obbiettivi.

Le fasi di gameplay iniziale vedono dunque il nostro personaggio aggirarsi in scenari ben noti come l’ospedale, la stazione di polizia e Villa Spencer muovendo uno scomodo stick virtuale, mentre il comando dello sparo è affidato ad un tasto che compare nel momento in cui gli zombie entrano nel campo visivo: la mira è automatica, le munizioni abbondanti e il feeling degli spari non è per nulla concreto (anche a causa di un parco animazioni decisamente avaro), ma quantomeno gli ingredienti alla base di un classico Resident Evil ci sono e l’impressione è quella di un’operazione mobile seria sebbene ultra-semplificata. Sullo stesso piano si pone la risoluzione degli enigmi, dalle classiche combinazioni da recuperare attraverso la lettura dei documenti sparsi nell’ambiente fino ai piccoli puzzle che pescano a piene mani dalla storia del franchise, mentre gli scenari risultano convincenti grazie a quella che è una buona riproposizione dei luoghi visti nelle ultime operazioni di remake targate Capcom. La pecca maggiore di Survival Unit in questa fase di gioco, oltre allo scomodo sistema di controllo, è probabilmente la mancanza di un sound design che crei l’atmosfera giusta per il tipo di esperienza, ma anche questo aspetto è destinato a scomparire nel momento in cui l’opera si libera dalla sua maschera rivelandosi per ciò che è davvero.

Il gioco dell’attesa

Dopo aver aiutato Claire a cercare suo fratello scomparso nella stazione di polizia, i due formano una squadra di difesa insieme a Marvin Branagh e si dirigono verso l’iconico edificio disperso tra i boschi sui monti Arklay, sperando di trovare un luogo sicuro da cui contattare eventuali sopravvissuti al disastro biologico: la ricerca all’interno di Villa Spencer si svolge con la solita semplice dinamica di esplorazione e spari, ma all’improvviso succede qualcosa di inaspettato, perché alle spalle di quello che in realtà è un centro di ricerca della Umbrella compare una fattoria.

E affianco a questa una segheria. Questi luoghi permettono di ottenere risorse che si accumulano nel tempo, e con esse è possibile finanziare miglioramenti agli stessi edifici ed a quelli complementari che si sbloccheranno poco più avanti, come il garage, il magazzino dei materiali e il laboratorio, aumentando la loro efficacia di raccolta. Da questo momento in poi il mondo di Resident Evil comincia a dissiparsi, lasciando al suo posto una generale tematica di zombie per quello che a conti fatti è soltanto l’ennesimo city builder mobile in cui le microtransazioni vengono proposte per ridurre gli innumerevoli tempi morti tra una miglioria e l’altra. Le fasi di esplorazione che avevano caratterizzato il prologo si affievoliscono sempre di più fino a sparire quasi del tutto, riprese di tanto in tanto soltanto per giustificare lo sblocco di un nuovo tipo di edificio, e dunque di risorsa, mentre il cuore dell’esperienza ludica si rivela essere la gestione di una piccola città, condotta attraverso meccaniche già viste e riviste all’interno dei tantissimi giochi quasi identici che affollano gli store mobile. Chiunque abbia provato in precedenza un titolo del genere sa già cosa aspettarsi da Survival Unit, tra ricompense giornaliere, code di costruzione atte a dilungare oltremodo i tempi di attesa ed un multiplayer cooperativo in cui entrare a far parte di alleanze con cui condividere risorse, mentre è possibile rubare quelle di altri giocatori attaccando le loro basi con truppe capitanate da eroi provenienti dalla saga Capcom, ovviamente suddivisi in base a rarità che determinano la possibilità che compaiano all’interno di quella che è la solita lotteria da gacha.

Non sento Raccoon City René!

I volti più noti di Resident Evil come Leon Kennedy ed Ada Wong (ed anche Carlos Oliveira, per qualche motivo) sono eroi leggendari che molto probabilmente non possono essere “pescati” senza spendere denaro reale – noi, dopo giorni di pull costanti, non abbiamo ottenuto nemmeno un frammento utilizzabile per sbloccare un qualsiasi leggendario – e garantiscono bonus passivi alla struttura semplicemente con la loro presenza all’interno del party, mentre i personaggi appartenenti agli altri livelli di rarità hanno caratteristiche specifiche atte a differenziarli nelle battaglie tattiche contro le orde di zombie.

Per diversificare i metodi di ottenimento delle risorse, Survival Unit propone infatti anche piccole schermaglie in cui respingere gli assalti degli infetti con un team di tre eroi, ognuno con statistiche migliorabili ed abilità attive e passive uniche, all’interno di una modalità che ricorda uno shooter strategico in cui è possibile scegliere in autonomia il momento adatto per utilizzare una determinata skill, oltre a modificare al volo il posizionamento sul campo dei soldati per massimizzare i danni o prepararsi all’arrivo di minacce più gravi come i Licker o i ragni giganti. Com’era preventivabile l’intera formula è stata asciugata fino ai minimi termini per garantire l’immediatezza totale, contraddistinta com’è da una semplicità disarmante e da una varietà a dir poco risicata, risultando in fin dei conti tanto strategica quanto può esserlo Il Gioco dell’oca, ma fortunatamente l’opzione di avanzamento automatico la rende almeno tollerabile, come tutti gli altri pretesti che il gioco utilizza per spingere il giocatore a fare il proprio ingresso quotidiano prima di dimenticare l’applicazione per altre 24 ore. Il futuro di Survival Unit è interamente costruito su un supporto che il team di sviluppo preannuncia costante, tra eventi a tempo limitato, nuove aree da esplorare ed altri eroi da aggiungere al roster, sempre in linea con quel genere city builder in cui il titolo ricade perfettamente, differenziato dalle altre centinaia di opere simili soltanto dalla licenza importante concessa da Capcom.