ROMA – Prestazione e risultato spesso coincidono: quando manca la prima è davvero improbabile che il secondo sia positivo. Il 2 a 0 della Lazio sul Lecce si spiega così: più demeriti dei salentini che meriti dei padroni di casa.
Del resto, se sul taccuino compaiono le annotazioni di due pali colti dalla squadra romana e almeno quattro parate provvidenziali di Falcone e, di contro, nessun impegnativo intervento da parte di Provedel, perdono anche di un pizzico di consistenza le recriminazioni per il gol annullato al 6’ minuto a Sottil per un contatto tra il braccio destro dell’esterno offensivo e il petto di Isaksen che il calciatore danese drammatizza in un colpo al volto, traendo in inganno l’arbitro Arena che in un primo momento aveva lasciato correre (al contrario, l’azione di pressing di Ramadani su Basic, che era valsa pochi secondi prima la riconquista del pallone, potrebbe essere stata vizia da un fallo non segnalato).
Attaccanti senza sostegno
Di Francesco non convince nella scelta dell’undici iniziale: Camarda non solo si perde tra i centrali della Lazio, ma non riesce nemmeno a far risalire la squadra schiacciata per quasi tutto il primo tempo dal possesso palla degli avversari. Per quanto riguarda Sottil, un paio di guizzi si vedono, ma mancano sia la continuità sia la fase di non possesso. La premessa per entrambi è, a scanso di equivoci, che il resto della squadra non fa nulla per sostenerli.
All’intervallo il Lecce ci arriva quindi col minimo scarto, punito da un gol di Guendouzi che trova una conclusione non proprio da manuale, ma comunque efficace su assist di Basic contrastato un po’ troppo debolmente da Veiga nei pressi della linea di fondo.
Un 4-2-4 spuntato
Nella ripresa i giallorossi si presentano in campo con Stulic e Banda per Camarda e Berisha, impalpabile e impreciso al pari del connazionale Ramadani. La squadra si dispone sostanzialmente con un 4-2-4 animato da diversi interpreti – prima entra Pierotti per Sottil, poi anche N’Dri per Morente – ma sempre sterile.
Al 51’ la Lazio sigla il raddoppio con Dia, ma il gol viene revocato per fallo su Tiago Gabriel dopo la revisione al monitor. Il Lecce è sicuramente più presente nella partita, complice anche un certo calo fisico della Lazio, anche se i giallorossi non riescono proprio a incidere dentro l’area di rigore laziale.
E così al quinto dei sette minuti di recupero c’è gloria anche per Noslin (in campo dall’87’ al posto di Dia) che approfitta di una lettura molto superficiale di Tiago Gabriel (comunque stremato) su lancio lungo di Provedel: sul primo tentativo dell’attaccante Falcone ci mette una pezza, ma sul tap-in di testa non può farci nulla.
Dopo 12 giornate il Lecce ha 10 punti in classifica (uno in più rispetto al percorso della scorsa stagione con Gotti), due lunghezze di margine sul Genoa terzultimo e quattro sulla Fiorentina e sul Verona. Dalla casella del centravanti, nella quale si alternano Stulic e Camarda, è finora arrivato un solo gol: è un problema che inizia a diventare serio e che, tuttavia, va analizzato nel contesto di una squadra che fa davvero una gran fatica ad arrivare in maniera pulita negli ultimi 25 metri di campo a causa di una cifra tecnica complessivamente approssimativa. Ed è, questo, il secondo tema sempre all’ordine del giorno.
Il tabellino di Lazio-Lecce 2 a 0
LAZIO (4-3-3): Provedel; Marusic, Gila (87’ Patrick), Romagnoli, Pellegrini (75’ Lazzari); Guendouzi, Cataldi (46’ Vecino), Basic; Isaksen (Pedro), Dia (87’ Noslin), Zaccagni. Allenatore: Sarri
LECCE (4-2-3-1): Falcone; Veiga, Gaspar, Tiago Gabriel, Gallo; Ramadani, Coulibaly (76’ Kaba); Morente (76’ N’Dri), Berisha (46’ Banda), Sottil (63’ Pierotti); Camarda (46’ Stulic). Allenatore: Di Francesco
Marcatori: 29’ Guendouzi; 90+5 Noslin
Ammoniti: 79’ Guendouzi; 82’ N’Dri
Arbitro: Ruben Arena; assistenti: Mastrodonato e Luciani; quarto ufficiale: Marinelli.
Var: Serra; assistente Var: Piccinini
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