Nel panorama della ricerca medica globale, la lotta contro l’HIV rappresenta una delle sfide più complesse che la scienza moderna abbia mai affrontato. A differenza di altri virus che il sistema immunitario riesce occasionalmente a debellare autonomamente, l’HIV attacca proprio le difese dell’organismo, rendendo estremamente difficile studiare i meccanismi naturali di protezione. Questa peculiarità ha spinto i ricercatori a esplorare approcci innovativi, tra cui l’utilizzo della tecnologia mRNA, la stessa che ha rivoluzionato la risposta alla pandemia di COVID-19.

Una tecnologia rivoluzionaria al servizio di un problema antico

L’adozione della tecnologia mRNA nella ricerca sui vaccini contro l’HIV non è casuale. Come spiega Sharon Lewin, medico specializzato in malattie infettive presso il Peter Doherty Institute di Melbourne, questa piattaforma offre vantaggi unici rispetto ai metodi tradizionali. La possibilità di modificare rapidamente e a costi contenuti i candidati vaccinali consente ai ricercatori di testare diverse strategie in tempi molto più brevi, passando da anni a soli mesi per ogni iterazione.

I vaccini mRNA funzionano fornendo alle cellule istruzioni precise per produrre proteine specifiche, tipicamente presenti sulla superficie dei virus. Questo processo induce una risposta immunitaria che prepara l’organismo a riconoscere e combattere il patogeno qualora dovesse incontrarlo realmente.

L’innovazione che fa la differenza

Lo studio pubblicato su Science Translational Medicine ha messo a confronto due approcci distinti. Il primo, considerato il metodo standard per i candidati vaccinali contro l’HIV, dirige le cellule a produrre proteine dell’involucro virale che fluttuano liberamente. Il secondo approccio, invece, istruisce le cellule a creare proteine dell’involucro ancorate alla membrana cellulare, replicando più fedelmente la configurazione del virus vivo.

La differenza nei risultati è stata sorprendente

William Schief di Scripps Research in California, esperto in progettazione proteica e vicepresidente per il design proteico presso Moderna, ha guidato il team che ha condotto questa sperimentazione. L’HIV utilizza una proteina dell’involucro sulla sua membrana esterna per legarsi alle cellule e infettarle, rendendo questa proteina un bersaglio cruciale per lo sviluppo vaccinale.

Risultati che aprono nuove prospettive

La sperimentazione ha coinvolto 108 adulti sani di età compresa tra 18 e 55 anni in dieci centri di ricerca negli Stati Uniti. I partecipanti sono stati suddivisi casualmente in gruppi che hanno ricevuto tre dosi di uno specifico vaccino, a concentrazione bassa o alta, a distanza di alcune settimane l’una dall’altra.

I risultati hanno evidenziato una differenza significativa tra i due approcci. Circa l’80% dei partecipanti che hanno ricevuto i vaccini progettati per produrre proteine ancorate alla membrana ha sviluppato anticorpi capaci di bloccare l’ingresso della proteina nelle cellule. Al contrario, solo il 4% di coloro che hanno ricevuto il vaccino con proteine non ancorate ha prodotto anticorpi corrispondenti.

Questa ricerca rappresenta solamente il terzo tentativo di utilizzare la tecnologia mRNA contro l’HIV, ma i risultati preliminari sono incoraggianti. Come sottolinea Lewin, “questi sono i primi studi, quindi sono estremamente importanti” per il futuro sviluppo di candidati vaccinali più efficaci. Con circa 41 milioni di persone che convivono con l’HIV a livello mondiale e l’assenza di un vaccino disponibile, ogni progresso in questo campo assume un’importanza cruciale per la salute pubblica globale.