L’annuncio è del Dipartimento della Salute dello Stato di Washington, negli Usa: un anziano è morto a causa delle complicazioni derivanti da un’infezione originata da un ceppo di influenza aviaria mai segnalato prima negli esseri umani. L’uomo aveva patologie pregresse, ma ciò che ha suscitato l’interesse delle autorità sanitarie è che il ceppo dell’influenza aviaria per cui l’uomo era in cura è l’H5N5 e che appunto mai prima era stato trovato negli esseri umani.

La vittima

Secondo il sito dell’Associated Press «la persona originaria della contea di Grays Harbor, a circa 125 chilometri a sud-ovest di Seattle, aveva un pollaio di pollame domestico nel suo cortile che era stato esposto a uccelli selvatici. “Il rischio per la popolazione rimane basso”, si legge nella dichiarazione delle autorità sanitarie statali. “Nessun’altra persona coinvolta è risultata positiva all’influenza aviaria”.Le autorità sanitarie hanno affermato che monitoreranno chiunque sia entrato in stretto contatto con la persona, ma “non ci sono prove di trasmissione del virus tra le persone”».

Il contagio

Resta un dato: c’è stato il passaggio dal volatile all’uomo anche se non ci sono evidenze che poi possa esservi quello da una persona all’altra. L’Associated Press ricorda che gli scienziati ritengono che l’H5N5 non rappresenti «una minaccia maggiore per la salute umana rispetto al virus H5N1, responsabile di un’ondata di 70 infezioni umane segnalate negli Stati Uniti nel 2024 e nel 2025 (in gran parte erano malattie lievi tra i lavoratori degli allevamenti di pollame). La differenza tra H5N5 e H5N1 risiede in una proteina coinvolta nel rilascio del virus da una cellula infetta e nella sua diffusione alle cellule circostanti».

Le raccomandazioni

Il Dipartimento della Salute di Washington raccomanda il vaccino antinfluenzale a chi lavora in contatto con uccelli domestici o selvatici. Va chiarito: il vaccino antinfluenzale tradizionale non protegge dall’influenza aviaria. Riduce però le possibilità di ammalarsi a causa di entrambi i virus evitando che quello dell’influenza aviaria muti in un virus che si diffonderebbe facilmente tra gli esseri umani.

 Lo scorso gennaio sempre negli Usa, in Louisiana, si era registrato un altro decesso umano per influenza aviaria H5N1, ceppo più noto e diffuso. L’epidemiologo Gianni Rezza ha spiegato che «sono 964 i casi umani di virus aviario H5N1 nel mondo dal 2003 con 466 decessi, la maggior parte nel sud-est asiatico, seguito da medio oriente e Africa occidentale». 

In Italia è stato presentato un sistema di allerta precoce per l’influenza aviaria causata dal virus H5N1. Messo a punto da ricercatori del Politecnico di Milano e dell’Università di Milano, cerca cambiamenti nel codice genetico del virus e di segnalazione di eventuali evoluzioni anomale che potrebbero indicare l’imminente salto da una specie all’altra, un elemento che sempre va tenuto sotto osservazione.


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