La fusione fra Lotto e Intermarché-Wanty, procedura in corso ormai da mesi, non è ancora arrivata a compimento. La nuova realtà che dovrebbe nascere dall’unione di intenti delle due squadre belghe non ha ancora visto la luce e ci sono ancora tante questioni in sospeso, prima fra tutte quella riguardante i corridori che dovrebbero essere coinvolti nella nuova squadra e quelli che invece dovranno necessariamente cercarsi un’altra maglia. Nei giorni scorsi si sono levate varie voci poco convinte del quadro che si sta formando, fra cui quella dell’ex direttore sportivo Hilaire Van der Schueren.
Su quest’onda arrivano anche le parole di Marc Sergeant, che è stato direttore della Lotto, nelle sue varie denominazioni, dal 2003 al 2021: “Il fatto che si sia arrivati alla fusione non è stata proprio una sorpresa. Entrambe le squadre non avevano fatto mistero del fatto che stessero cercando dei nuovi sponsor per aumentare i fondi a loro disposizione. L’aspetto positivo del mettersi insieme sarebbe stato proprio quello dell’aumentata disponibilità economica, che permettere di avere stabilità a livello WorldTour, dove servono sempre più soldi. Il lato negativo, però, è quello dei tanti posti di lavoro che sarebbero saltati e il cui impatto è stato sottovalutato dai dirigenti. Inoltre, il fatto che ci sia sempre poca chiarezza intorno a questa fusione mi preoccupa e mi manda dei brutti segnali“.
Sergeant ritiene comunque il passo “inevitabile. Sono tanti anni che la Lotto non riesce a fare un vero colpo di CicloMercato – le parole del dirigente belga raccolte da DHnet – Mi riferisco a corridori del calibro di Caleb Ewan o Philippe Gilbert. Hanno deciso di puntare su atleti più giovani, capaci di ottimi risultati, ma il nucleo di una squadra che vuole stare nelle prime posizioni mondiali deve essere più bilanciato. Non puoi affidarti solo a ragazzi di 25 anni, soprattutto quando inizi a renderti conto che alcuni di loro, dopo una buona stagione, sono pronti ad andarsene verso ‘giardini più verdi’… Quello che posso dire, osservando le cose dall’esterno, è che un budget più ampio avrebbe potuto permetterti di non essere più una squadra di secondo piano e di non essere alla mercé degli eventi”.
L’ex guida della Lotto sottolinea: “In ogni caso il problema più grande è la mancanza di comunicazione – il pensiero di Sergeant -Siamo a metà novembre e sembra che ci siano ancora tante cose da mettere a posto. Non è proprio un ambiente tranquillo, che possa favorire i risultati e la costruzione di qualcosa a lunga scadenza. Poi, io non posso conoscere tutto quel che sta succedendo. Sono a conoscenza solo di qualche dettaglio di quel che sta accadendo dietro le quinte e i segnali non sono buoni. Ad esempio, mi sembra che gli uomini migliori dello staff se ne stiano andando. Ma una buona squadra si costruisce soprattutto intorno a persone di valore. Al momento, questa fusione non sta riuscendo benissimo, ecco”.
Il tema del “personale”, corridori e non, rimane centrale in questa vicenda: “Qualcuno, chiaramente, non si è preso le sue responsabilità – il pensiero di Sergeant – Un comportamento del genere, cioè lasciare lavoratori in un simile stato di incertezza, non può passare sotto traccia. In qualsiasi altro settore, ci sarebbero stati scioperi, da tempo. Ma il mondo del ciclismo non usa le stesse regole del mondo esterno. E qualcuno sta prendendo vantaggio dal fatto che lo status di corridore professionista può diventare precario per alcuni atleti”.
Sergeant è convinto di una cosa: “Sicuramente fare la fusione nel 2027 sarebbe stato più saggio. Ma penso che andare così di fretta non sia stata una scelta. Penso che, almeno per una delle due parti, non ci fossero altri modi di procedere. La situazione in Belgio? Anche noi dobbiamo fare i conti con la situazione economica mondiale. Ed è un peccato, perché il nostro paese continua a produrre un numero impressionante di buoni corridori. Ma, probabilmente, non è più realistico pensare di avere lo stesso numero di squadre professionistiche che avevamo nei primi Anni Duemila”.
