Oggi il vertice Usa-Ue-Ucraina a Ginevra. Zelensky invia Yermak, salvato dopo lo scandalo tangenti malgrado il pressing per il siluramento, e l’ex ministro Umerov. Trump: «La mia proposta non è definitiva».Daniele Ruvinetti, senior Advisor Fondazione Med-or: «I funzionari americani e russi si son parlati di continuo, sottotraccia. Agli ucraini non resta che accettare il piano di Donald».Lo speciale contiene due articoli.Con l’avvicinarsi della scadenza dell’ultimatum imposto dal presidente americano Donald Trump a Kiev, l’Ucraina e i rappresentanti europei si affrettano a discutere il piano di pace vis-à-vis con i funzionari americani.Già oggi quindi è previsto a Ginevra l’incontro dei rappresentanti ucraini ed europei con il segretario di Stato americano, Marco Rubio, l’inviato speciale, Steve Witkoff e il segretario dell’Esercito americano, Daniel Driscoll. Nel frattempo, il tycoon ha aperto spiragli sulle trattative: ha affermato che la sua offerta Kiev non è quella definitiva, precisando che non si tratta di una proposta «prendere o lasciare». Ha però ribadito che «se Zelensky rifiuta il piano allora può continuare a lottare fino allo stremo delle sue poche forze». Un funzionario statunitense ha rivelato ad Axios che i dettagli dell’accordo potrebbero cambiare, motivo per cui Washington è pronta per «i colloqui». A prendere parte alle riunioni in Svizzera saranno anche i consiglieri per la sicurezza nazionale dei Paesi dell’E3, ovvero Regno Unito, Francia e Germania. A rappresentare l’Italia, secondo Reuters, sarà il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio. Poco prima, senza far alcun accenno all’Europa, il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino, Rustem Umerov, aveva dichiarato: «Nei prossimi giorni in Svizzera avvieremo consultazioni ad alto livello tra Ucraina e Stati Uniti sui possibili parametri di un futuro accordo di pace». Proprio Umerov (al centro dello scandalo dele tangenti) fa parte, infatti, del team negoziale nominato dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. A guidare la delegazione ucraina nei colloqui con Mosca e Washington sarà il capo dell’Ufficio presidenziale, Andriy Yermak. Si tratta di una figura sempre più controversa in patria visto che diverse voci del governo ucraino hanno chiesto a Zelensky di rimuoverlo dall’incarico per lo scandalo sulla corruzione. Oltre a Yermak e a Umerov, nella squadra sono stati inclusi anche il capo dell’intelligence militare, Kirill Budanov e il capo di Stato maggiore delle forze armate ucraine, Andriy Hnatov. Nel commentare la delegazione, Zelensky ha affermato che «sa come proteggere gli interessi nazionali dell’Ucraina e cosa è necessario per impedire alla Russia di lanciare una terza invasione».Ma che la strada per il presidente ucraino sia tutta in salita è anche evidente dai retroscena sui colloqui di Driscoll con gli ambasciatori dei Paesi della Nato. Secondo le indiscrezioni diffuse dal Guardian si è trattato di «un incontro da incubo»: venerdì i funzionari americani hanno chiaramente comunicato che, qualora Kiev rifiutasse il piano, rischierebbe di dover affrontare un accordo peggiore. E proprio per questo starebbero spingendo Zelensky ad accettare l’offerta. Anche il Financial Times ha rivelato che l’incontro è stato definito «nauseante» da un funzionario europeo. Dall’altra parte, Driscoll avrebbe affermato che «secondo l’onesta valutazione dell’esercito americano, l’Ucraina si trova in una posizione molto difficile e ora è il momento migliore per la pace». Le dichiarazioni del vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance e di Trump riflettono questo clima. Su X, Vance, pur ammettendo che «qualsiasi piano di pace» deve «preservare la sovranità dell’Ucraina», ha sentenziato che la visione secondo cui «con più soldi, più armi» americane «la vittoria sarebbe a portata di mano» è pura «fantasia». Ha spiegato che «la pace non sarà raggiunta da diplomatici falliti o politici che vivono in un mondo di fantasia», ma «potrebbe essere fatta da persone intelligenti che vivono nel mondo reale». Il tycoon, poco prima, aveva detto che «se a Zelensky il piano non piace, dovrà piacergli» dato che «a un certo punto dovrà accettare qualcosa». Chi attende le contromosse dell’Ucraina è Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha comunicato che i prossimi contatti con la Casa Bianca «devono ancora essere stabiliti». Secondo il Guardian già la prossima settimana una delegazione di generali statunitensi arriverà a Mosca per discutere la proposta di pace. Ma la Russia probabilmente conosceva già il piano: secondo Reuters, nell’offerta americana ci sarebbe lo zampino dell’inviato russo, Kirill Dmitriev. Un mese fa aveva visto a Miami Witkoff e il genero del tycoon, Jared Kushner e secondo alcune fonti da quell’incontro sarebbe nato il piano di 28 punti. Il piano è stato illustrato a Umerov all’inizio di questa settimana quando si trovava a Miami. Il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino ha però smentito di aver discusso la proposta americana, sostenendo di aver avuto un ruolo «tecnico».

«Mai stati così vicini alla pace» Daniele Ruvinetti «Se vuole il mio parere, dall’inizio del conflitto non siamo mai stati così vicini alla firma di una pace in Ucraina come in questo momento. Abbiamo un piano credibile che sembra andar bene a Usa e Russia, la garanzia di un intervento degli Stati Uniti in caso di violazione dell’accordo e, lo dico con le parole della realpolitik che in queste situazioni ha sempre un ruolo determinante, la controparte, cioè Kiev, che dopo una resistenza eroica è fiaccata negli uomini e anche un po’ nel morale per lo scandalo corruzione». A dirlo è Daniele Ruvinetti, senior Advisor Fondazione Med-or, che in un’intervista di fine giugno sulla Verità aveva evidenziato come dietro all’accordo per fermare l’Iran, sul quale Mosca aveva avuto un ruolo decisivo, c’era un’intesa Trump-Putin con riflessi importanti su Kiev.Vero che i fatti ora le stanno dando ragione, ma la storia degli ultimi mesi parla anche di un rapporto non sempre amichevole tra Trump e Putin.«In politica come in guerra non sempre le parole corrispondono ai fatti. Vero che il presidente americano ha posto ultimatum e minacciato sanzioni, ma in ultima istanza Mosca non ne ha risentito più di tanto. Lei deve anche considerare che l’inquilino della Casa Bianca ha la necessità di mantenere rapporti con un pezzo consistente del partito Repubblicano che non è propriamente filorusso. Però, le ripeto, stiamo sulle cose concrete che sono successe in questi mesi». Per esempio?«Io le dico che questo rapporto è proseguito sotto tracci con i funzionari americani e russi che si sono parlati di continuo per trovare delle soluzioni. Del resto Trump ha voglia di chiudere la contesa su Kiev perché gli è di intralcio rispetto ai rapporti economici con la Russia: pensiamo solo alla commercializzazione di tutti i materiali sensibili dell’area».E i fatti concreti?«Beh, Trump ha di fatto interrotto le forniture militari gratuite all’Ucraina, dicendo all’Europa: vuoi aiutare Zelensky, allora compra da noi le armi che poi giri a Kiev. Un bel cambio di passo rispetto al passato. Pensiamo solo alla richiesta di missili Tomahawk (a lungo raggio, ndr) che la Casa Bianca ha respinto al mittente».Eppure il vertice di Anchorage (Alaska) del 15 agosto è stato descritto dagli esperti come un negoziato nervoso che non ha portato a nulla.«Non sono d’accordo. In realtà c’è stata un’evoluzione di quello che era successo a giugno. Sul piatto è entrata anche la questione venezuelana con Trump che, nella sostanza, ha chiesto a Putin di non intralciarlo nelle operazioni contro i narcotrafficanti e contro Maduro. Ricordiamoci che quando Obama aveva provato a mettere pressioni sul presidente venezuelano, era stato lo stesso Putin a intervenire».Certo che una costante anche negli ultimi mesi è l’inconsistenza dell’Europa.«L’Europa paga le divisioni al suo interno e la debolezza economica. La domanda è sempre la stessa: l’Unione avrebbe la forza bellica di sostituire in toto il supporto americano a Kiev nel caso di un passo indietro di Trump?».Lei cosa pensa?«Io credo che non ce l’abbia. In caso contrario Zelensky potrebbe tranquillamente respingere il piano proposto da Trump e gettarsi nelle braccia di Macron e compagni. Non mi sembra però che si vada in questa direzione».Secondo lei l’accordo è una resa per Kiev come sostiene la stessa Europa? «Guardi, la storia ci insegna che se vuoi porre fine a una guerra devi cedere qualcosa e di solito il più debole cede di più».Sintetizzo: Donbass e Crimea a Putin in cambio della garanzia di intervento Usa se ci fosse una violazione degli accordi. Intesa equa? «Non esiste un’intesa equa a prescindere. Tutto dipende dalla storia e dai rapporti di forza del momento».Che ci dicono?«La storia ci dice che nonostante la resistenza eroica del popolo ucraino, le tendenza dal 2022 è stata sempre quella di un avanzamento lento e graduale della Russia…».E i rapporti di forza attuali? «Beh, di sicuro questo è il momento più delicato per Zelensky, stretto tra lo scandalo corruzione che lo ha indebolito internamente e la stanchezza dei suoi uomini che hanno combattuto valorosamente ma a livello numerico sono oggettivamente in grande difficoltà».Quindi?«Quindi faccio fatica a vedere Zelensky che respinge la proposta della Casa Bianca rischiando di restare quasi da solo nella guerra contro Putin».

Foto @Elena Oricelli

Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.

Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.

Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.

Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.

Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.

Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.

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Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)