Il 2025 non ha sicuramente rappresentato un anno positivo per Daniil Medvedev. Il russo non è mai riuscito ad essere realmente competitivo in questa stagione, fallendo quasi sempre gli appuntamenti negli Slam e poi anche nei Masters 1000. L’unica gioia è arrivata con il successo nell’ATP 250 di Astana. Una stagione che lo ha portato a terminare solo al tredicesimo posto del ranking mondiale e praticamente quasi mai in corsa per un posto alle ATP Finals di Torino.
Sulla situazione del russo è intervenuto Gilles Simon, che ad Eurosport Francia ha spiegato chi è Daniil Medvedev dentro e fuori dal campo: “Daniil è estremamente simpatico fuori dal campo, ma quando è in campo, quando gioca le partite, ha un piccolo mostro interiore con cui confrontarsi che non è facile da gestire. Noi siamo stati giocatori, capiamo cosa sta succedendo, sappiamo che certi commenti non aiutano, ma lo capiamo. È un peccato che sia andata così, ma lo sapevo già prima di iniziare a lavorare con lui. Ci sono stati comunque tanti momenti di felicità”.
Simon spiega come stava funzionando il loro rapporto lavorativo: “È un giocatore a cui voglio molto bene. Lo capivo perfettamente in molte situazioni. Avevamo parlato diverse volte di aspetti tattici, in particolare quelli che gli avevo spiegato, di come vedevo le situazioni dai miei occhi quando, ad esempio, doveva affrontare Novak Djokovic. Credo che sotto questo aspetto lo stessi aiutando molto, quindi mi sarebbe piaciuto continuare a provarci”.
Il transalpino spiega quando sono cominciate le prime incomprensioni tra lui e Medvedev: “Abbiamo avuto un primo disaccordo durante gli US Open, dove ha raggiunto i quarti di finale. Ricordo che in ogni partita rispondeva da molto lontano, il che non era in linea con la strategia tattica che avevamo elaborato. Sapevo che avrebbe battuto i giocatori che ha battuto rispondendo da così lontano, giocatori come Fabian Marozsan o Nuno Borges, ma la mia analisi prima del quarto di finale era che, se avesse continuato a rispondere in quel modo, non sarebbe stato pronto per affrontare Jannik Sinner”.
Sulle difficoltà a cambiare il gioco di Medvedev: “È molto difficile applicare certi cambiamenti a un giocatore con uno schema così marcato. È necessariamente più difficile lavorare con un ragazzo di 28 anni, il cui percorso è già tracciato, che con un ragazzo di 15 o 20 anni. Alla fine della stagione abbiamo parlato e mi ha confessato che l’avevo già aiutato molto, ma che non potevo spingerlo oltre”.