Il cantautore toscano è in copertina su Rolling Stones, in un numero a lui dedicato completamente: la foto principale è un omaggio al suo idolo, il 46. E i due si sono incontrati al ranch per parlare
26 novembre 2025
Lucio Corsi ha conquistato molti durante l’ultimo Festival di Sanremo con “Volevo essere un duro”. Dal canto suo lui voleva conoscere una persona del mondo della MotoGP e ci è riuscito: voleva conoscere Valentino Rossi, uno dei suoi idoli e riferimenti.
Così, nella successione di cose si è arrivati a novembre 2025 e alla rivista Rolling Stone che ha dedicato un numero intero a Lucio Corsi.
Per la foto di copertina (le foto sono di Francis Delacroix, fotografo e amico di Lucio) è stato fatto un omaggio a Valentino Rossi e alla copertina che Rolling Stone gli dedicò nel 2003.
I due, Rossi e Corsi, hanno anche fatto una bella chiacchierata al ranch. Dopo la foto, ecco alcuni passaggi interessanti.

La copertina del 2025 è un omaggio a quella del 2003 (nota: oggi la rivista costa 9,90 euro mentre prima 2,90)
Il paesino, origini comuni
Lucio Corsi: “Veniamo da territori simili, io e te. E secondo me è una gran fortuna essere nati in posti del genere. Mi piacerebbe chiederti quant’è entrato questo luogo nelle cose che hai fatto nel motomondiale. Ti dico la mia: per me è una questione di immaginazione che deriva dal fatto d’esser nati in questi posti qua. Siamo circondati da colline, attorno non c’è granché vita. Un ragazzino che cresce in un posto del genere comincia ad andare altrove con la fantasia. Ed è una cosa che anche nello sport può fare la differenza, può dare un guizzo diverso”
Valentino Rossi: “Questo territorio è simile alla Toscana, ma le Marche sono meno famose. Qui però siamo vicini alla Romagna, che è la California italiana. A Tavullia siamo “campagnoli“, ma se ti sposti di una decina di chilometri sei a Riccione e quindi discoteche, ragazze, feste. È la fortuna d’esser nato in questo posto. E poi come dici te, siamo provinciali e in un paesino piccolo ti devi inventare qualcosa“
Lucio: “E voli con la fantasia, che è una cosa che ritrovo nelle tue gare. Le vedevo da piccolo e m’hanno ispirato perché ci ho sempre visto guizzi d’immaginazione, e questo nonostante si tratti di uno sport molto tecnico. Secondo me deriva anche dal fatto che in provincia si vive rendendo epiche le storie piccole. È una cosa bellissima. Sono storie di paese, ma quando vengono raccontate le si porta all’ennesima potenza”
Valentino: “E ogni volta che le si racconta diventano più grosse“
…
Valentino: “Per te c’è stato un prima e un dopo Sanremo, no?”
Lucio: “Sì, nel mio piccolo…”
Valentino: “Anch’io ho conosciuto gente interessante dopo che sono diventato famoso, dopo aver vinto i mondiali. Posso dire che sono amici veri, sì, ma con loro non avrò mai il rapporto che ho con le dieci o forse meno persone con cui sono cresciuto”
Lucio: “Ti servono per non andar via di testa“
Valentino: “Quello è importante. Quando diventi famoso ti danno tutti ragione. Nessuno ti dice più «ma che cazzo fai». Diventa difficile capire di chi ti puoi fidare”
Fratelli di Blues Brothers
Valentino: “Io ho portato un po’ di gioventù nelle corse di moto. Sono stato il primo pilota moderno, nel senso che a 20 anni ero già in 500. Ero un ragazzino. Prima la moto era pur sempre una cosa da cazzoni, ma c’era gente più adulta. I piloti sono un bel branco di matti, ma ora e diventato tutto molto più professionale e alle nove e mezza nel paddock non c’è anima viva. Almeno un tempo uno che beveva una birra lo trovavi”
…
Lucio: “A proposito, guarda qua, sotto la camicia ho la maglietta di Barry Sheene“
Valentino: “Barry aveva fatto fare sulla tuta Dainese una tasca per le sigarette, così se cadeva o rompeva poteva mettersi a fumare, visto che all’epoca dovevi aspettare che finisse la gara per tornare al pad-dock. Era uno super avanti, super stiloso. Alle gare veniva con la Rolls, era amico dei Beatles, era sempre circondato da fighe stratosferiche, a partire dalla moglie. Era il James Hunt delle moto, ma secondo me era più forte di James Hunt”
Lucio: “Sheene è stato il primo a tenersi il numero quand’è diventato campione”
Valentino: “Ha fatto la storia. L’ho conosciuto bene perché era amico di Graziano, mio padre, che tra le altre cose mi ha fatto vedere il film dei Blues Brothers, il mio preferito di sempre”
Lucio: “Io e te siamo fratelli di Blues Brothers. Dentro ci sono la musica e le fughe. Io ho preso la musica, tu le fughe”
Sui caschi e le moto
Valentino: “E poi sono sempre stato appassionato di piloti e caschi, specie di quelli giapponesi. Sul casco ho sempre lavorato tanto con
Aldo Drudi. Pensa ad esempio ai caschi speciali fatti per i singoli gran premi. E una cosa che posso dire di avere quasi inventato io e che adesso fan tutti, anche in Formula 1. Cercavamo ogni volta di avere l’idea giusta, non banale. Ci mettevamo un sacco di tempo, ci davamo molte regole scaramantiche“
Lucio: “Ad esempio?”
Valentino: “Anzitutto, il casco non puoi iniziare a farlo prima della fine della gara precedente“
Lucio: “Giusto”
Valentino: “E non ti dico i litigi con gli sponsor che volevano avere il casco in anticipo per dare l’ok. Io dicevo sì, come no, certo, va bene, però poi arrivavamo talmente in ritardo che non avevano più scelta, ma non lo facevamo apposta. Cominciavamo a vederci il martedì prima del gran premio, solo che nei primi due, tre incontri non veniva fuori nessuna idea brillante. Quelle vengono quando sei con le spalle al muro, tipo: o stasera o mai più”
Lucio: “Guarda, quando scrivi canzoni è la stessa identica cosa”
…
Valentino: “Se tu suoni la chitarra oggi e poi la risuoni domani mattina, più o meno risponde allo stesso modo, giusto?
Lucio: “Sì”
Valentino: “Con la moto no. La lasci il venerdì pomeriggio che va tutto bene, il sabato mattina ci sali su per le prove ufficiali e non va più bene niente… e il contrario purtroppo succede di rado. Ti dà l’idea che sia viva, che abbia un carattere, la moto è donna, ha il suo umore. È il suo bello, assieme all’adrenalina che c’è prima della gara che per voi può essere quel che si prova prima del concerto. In moto il momento peggiore è la domenica mattina, fai il warm-up, partono la Moto3 e la Moto2 e cominci ad aver paura, ti dici: i prossimi siamo noi. Hai quell’oretta…”
Lucio: “Che è brutta, però è bella“
Valentino: “Esatto. Non ti senti bene, non ti senti comodo, ma è una paura che ti fa bene. Però poi quando ti cambi e vai nel box è già passata. In griglia di partenza sei solo concentrato e il batticuore non c’è più. E quando parti… be’, ciao”
Smettere
…
Valentino: “Nello sport nel bene e nel male il più bravo è quello che vince”
Lucio: “D’altra parte la musica la puoi fare per più tempo”
Valentino: “Questo ce lo diciamo sempre con Cesare Cremonini, gli dico quant’è fortunato, lui può andare avanti, io ho smesso da tempo. Tu pensa a Johnny Cash che ha tirato fuori certi pezzi dopo i 60 anni”
Lucio: “Poi devi essere tu ad avere la lucidità di capire che non hai più niente da dire e devi smettere“