L’analisi di Fcinter1908.it dopo il 2-1 del Metropolitano tra i colchoneros e nerazzurri

Le due sconfitte in tre giorni portano in dote il premio simpatia di cui l’Inter avrebbe fatto volentieri a meno. Bella, per carità, propositiva e gagliarda in certi frangenti. Ma tanto ingenua da farsi bucare tre volte tra Milano e Madrid con troppa facilità. La rabbia del tifoso è legittima, perché in questa squadra c’è qualcosa che continua a ripetersi. Solo in questa stagione era già successo contro Juventus e Napoli, per citare soltanto le occasioni in cui poi è effettivamente arrivata una sconfitta. Ma a ritroso, i precedenti si sommano con disarmante facilità negli anni: sintomo di qualcosa di cronico nella mentalità di uno spogliatoio mai pienamente all’altezza delle ambizioni del club.

Questa è l’amara verità. Il passo falso del Metropolitano brucia più del derby, tra l’altro. Perché la squadra ha dimostrato ancora una volta di soffrire di amnesie durante la gara, pagate giustamente a caro prezzo. Guai a puntare il dito contro la sfortuna: è l’alibi più pericoloso da concedere a uno spogliatoio. La verità è che l’Inter deve fare meglio, superando i limiti che da troppo tempo la contraddistinguono. Una squadra che punta a essere competitiva su più fronti, ma ancor di più a vincere qualcosa a fine anno, non può esserci spazio per l’altalena di emozioni e rendimento che pregiudica la bontà di un percorso.

E l’allenatore ieri ci ha messo del suo. La gestione un po’ cervellotica nei cambi, come contro il Milan, ha contribuito a spezzare il ritmo. Dopo l’1-1 l’Inter aveva bisogno di aumentare i giri del motore, senza perdere certezze nella propria metà campo. Le mosse del mister invece hanno sortito l’effetto contrario. Anche per questo i nerazzurri tornano a Milano con le pive nel sacco. Superati nel finale da una squadra che ha avuto il grande merito di crederci fino all’ultimo secondo. Proprio nel momento in cui Chivu aveva probabilmente cominciato ad accarezzare l’idea di raccogliere un punto comunque prezioso da Madrid. Se così non è stato, però, non può essere solo colpa della sfortuna.