di
Mirella Armiero

Si chiude, con un colpo di scena ( per la tv ma non per i lettori dei romanzi di Maurizio de Giovanni) la terza stagione della fiction tratta dalla fortunata saga dello scrittore napoletano

«Il commissario Ricciardi» chiude in bellezza. La serie tv tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni lunedì 24 su Raiuno ha totalizzato il 22,1% di share. Un bel risultato per l’ultima drammatica puntata (che si chiude con la morte – contestata sui social – di Enrica), premessa della nuova stagione, la quarta, da programmare, della quale i produttori non hanno negato la possibile realizzazione. Del resto di materiale narrativo ce n’è abbastanza e il pubblico dimostra grande affezione per Lino Guanciale (il commissario) e per gli altri volti della fiction. Lasciare Ricciardi così, con la neonata Marta in braccio, nella disperazione per la morte di Enrica, farebbe torto ai fan della serie e dei romanzi dello scrittore napoletano.

Ma in particolare cosa è piaciuto di questa terza stagione? Per prima cosa il granitico commissario interpretato da Lino Guanciale è cambiato, ha imparato a sorridere con Enrica, ha pensato finalmente di potersi liberare, almeno in parte, da una maledizione senza speranza. Un Ricciardi più intimo e più indifeso, questo appena visto in tv. A fianco a lui alcuni personaggi apparentemente secondari hanno incontrato gradimento sempre maggiore. È il caso di Nelide, interpretata da Veronica D’Elia, la giovane governante proveniente dal Cilento, che si prende cura del barone (Ricciardi è nobile anche se non lo ostenta) come fosse una missione. Nelide parla per proverbi e frasi fatte, mescola un’antica saggezza con una moderna spregiudicatezza, è quella che spesso mette a posto le cose senza darlo a vedere. Altro deus ex machina è Bambinella, ovvero Adriano Falivene, che ha brillato fin dalla prima stagione, con i suoi vezzi da classico “femminiello” napoletano, un po’ Rosalinda Sprint di Patroni Griffi, un po’ sorellastra della Gatta Cenerentola. Bambinella risolve ogni situazione, è quella che fornisce informazioni ad Antonio Milo, il brigadiere Maione. Spesso i casi senza di lei resterebbero irrisolti. Un plauso particolare alla scena in cui fa la civetta con Garzo, l’ottuso capo della polizia interpretato da Mario Pirrello



















































Altro comprimario di grande qualità è Enrico Ianniello, attore di alta scuola teatrale e scrittore a sua volta, che dà spessore al ribelle dottor Modo, convinto antifascista. E convincente nel suo essere retrograda e interessata è Susy Del Giudice, la mamma della dolce Enrica (Maria Vera Ratti), assolutamente contraria alle nozze della figlia con il commissario (uno scriteriato che non porta nemmeno il cappello!) almeno fino a quando non scopre i suoi quarti di nobiltà.

A fare il successo della serie anche le ambientazioni: la Napoli dei poveri è ricostruita a Taranto, mentre quella aristocratica viene rappresentata attraverso location di prestigio come il Caffè Gambrinus (dove, nella realtà, dopo il successo di de Giovanni, c’è un tavolino riservato ogni giorno al commissario) e Villa Pignatelli (casa della femme fatale Livia Lucani, ovvero Serena Iansiti), mentre il museo Filangieri è stato scelto come dimora del duca di Marangolo, innamorato fedele della contessa Bianca di Roccaspina (Fiorenza D’Antonio), buona amica di Ricciardi. Infine, non manca la Napoli dell’architettura fascista, come il bellissimo Palazzo delle poste di Piazza Matteotti, che appare anche nelle inquadrature della bella sigla iniziale, firmata da Matteo Manzini. Un filmato a disegni animati che allude alle maggiori correnti artistiche del primo Novecento, dal futurismo all’espressionismo, dal Dadà alla Metafisica, un tocco di raffinatezza in più per una serie che ha conquistato i telespettatori. 


Vai a tutte le notizie di Napoli

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno Campania

27 novembre 2025 ( modifica il 27 novembre 2025 | 18:28)