Da Picasso a Caravaggio, da Bronzino a Bellini, e ancora Gauguin, Raffaello, Botticelli, Basquiat, e molti altri per un totale di 17 capolavori che la rassegna “Ospite Illustre” di Intesa Sanpaolo ha preso in prestito consentendo ai visitatori di ammirarli temporaneamente. L’ultimo è «La Madonna delle ciliegie» di Barocci, tela in arrivo dai Musei Vaticani, che raffigura la Sacra Famiglia in un momento di riposo durante la Fuga in Egitto. Sarà alle Gallerie d’Italia dal 10 dicembre all’11 gennaio 2026.
Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo e direttore generale delle quattro Gallerie d’Italia (Torino, Milano, Vicenza e Napoli) annuncia il traguardo: «Dieci anni e 17 edizioni. La prima, nel 2015, fu speciale: ospitammo a Napoli il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, che arrivava proprio da Torino, da Palazzo Madama».
Un incipit tutto italiano: e poi?
«Da lì la strada si è aperta ai grandi musei del mondo: dal Metropolitan Museum di New York, da cui arrivò I musici di Caravaggio, all’Hermitage che ci imprestò Adorazione dei pastori di Juan Bautista Maíno, la National Gallery di Londra ci diede Un segno grandioso di Velazquez e il Guggenheim di Bilbao Moses and the Egyptians di Basquiat».
Qual è il rapporto con questi importanti musei?
«Ogni volta mettiamo a frutto relazioni costruite negli anni: non si tratta solo di esporre un’opera, ma di lavorare insieme su studi, pubblicazioni, restauri. E negli ultimi anni Torino è diventata la casa “naturale” dell’iniziativa, soprattutto nel periodo che precede il Natale».
Torniamo a 10 anni fa e al momento in cui nacque l’idea dell’Ospite Illustre…
«All’epoca stavamo ragionando su come dare un volto nuovo al progetto Cultura di Intesa Sanpaolo. A Torino, prima dell’apertura delle Gallerie d’Italia, usavamo gli spazi del Grattacielo. L’idea era semplice: mettere a disposizione del pubblico opere eccezionali, per periodi limitati, valorizzando al massimo la relazione con grandi musei e mostrando l’impegno culturale della banca. Una sorta di “finestra” privilegiata sull’arte internazionale».
Come scegliete le opere da invitare?
«Il processo inizia molti mesi prima e non esiste una formula fissa. Guardiamo quello che è accaduto nel panorama artistico, valutiamo il periodo dell’anno e cerchiamo un tema che abbia una sua coerenza.ATorino,peresempio,scegliamospessosoggettichedialoghino con il clima natalizio, come La Madonna delle ciliegie di quest’anno».
Quanto il progetto ha influito nelle relazioni tra istituzioni pubbliche e realtà private?
«In modo evidente. Siamo diventati un esempio concreto di collaborazione tra un grande soggetto privato come il nostro – il principale in Italia in ambito culturale – e i musei pubblici».
Qual è la risposta del pubblico rispetto all’Ospite Illustre?
«Al Grattacielo, quando era obbligatoria la prenotazione, era sempre sold-out. Piazza San Carlo conferma la tendenza: il pubblico risponde benissimo e siamo certi che anche La Madonna delle Ciliegie attirerà moltissimi visitatori. La presenza della direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, all’inaugurazione è un segnale importante».
Nelle Gallerie torinesi sono in corso mostre contemporanee: dove sarà esposta La Madonna?
«Quest’anno nella “Sala degli Specchi”, perché lo spazio dedicato all’Ospite Illustre sarà oggetto di lavori: un allestimento ancora più suggestivo».
Come evolverà il format nei prossimi anni?
«L’idea alla base sarà sempre la stessa: l’“Ospite” può essere un artista, un’opera o un museo. Questa flessibilità ci permette di spaziare molto, la varietà dimostrata in 10 anni racconta bene lo spirito del progetto».
Torino capitale della fotografia con Gallerie in prima fila ed ora un festival, Exposed, che ha trovato in Walter Guadagnini, un nuovo direttore: come valuta il suo arrivo?
«Siamo tutti colpiti positivamente dalla chiarezza con cui Guadagnini ha deciso di fare “all-in”. Ha capito perfettamente che il legame tra Exposed e Torino è fondamentale per il futuro della manifestazione. Complimenti anche a Camera, che ha ottenuto direzione e organizzazione. Una scelta che darà nuovo slancio all’intero progetto. Questa è la nostra speranza».