Trasformare un laboratorio all’interno di un cortile in residenze temporanee applicando al progetto le ricerche sull’abitare minimo, con attenzione al comfort e alla qualità degli spazi interni, ma lavorando anche sugli spazi comuni affinché siano flessibili e accoglienti e inneschino occasioni per incontrarsi, lavorare o dedicarsi ad attività condivise, trasformando la quotidianità in momenti di scambio e convivialità.
Accade a Milano, in zona Lambrate (periferie est), con il nuovo progetto di Dap Studio.
Il vecchio laboratorio, che sembrava quasi un garage, viene completamente trasformato: lo studio di Elena Sacco e Paolo Danelli opta per uno scavo di una parte della corte che ha permesso di liberare il piano seminterrato dell’edificio portandolo interamente fuori terra, rendendolo adatto alla nuova funzione abitativa e generando l’occasione di costruire uno spazio esterno condiviso dalle abitazioni, articolato con scalette, sedute e gradoni piantumati per collegare i diversi livelli.



La corte e il patio sottostante, fotografie di © Marco Introini

Lo stato di fatto prima dei lavori, fotografia di © Marco Introini
Il patio raccolto come estensione della vita domestica
Il cortile ribassato genera, al piano sottostante, un patio raccolto che diventa estensione della vita domestica, su cui affacciano alcuni appartamenti e gli ambienti di servizio. I gradoni invitano a sedersi, a sostare e condividere momenti di socialità. Attorno al patio trovano posto non solo alcuni appartamenti, ma anche: cantine, la lavanderia un magazzino, il locale per la raccolta dei rifiuti e un locale polifunzionale che può essere usato per studiare, lavorare o organizzare piccoli incontri e feste.



La corte e il patio sottostante e le scale di ingresso agli appartamenti, fotografie di © Marco Introini
La corte come “pezzo di città”
Il patio è sovrastato dalle scale che dalla corte superiore portano agli appartamenti ricavati da un nuovo corpo a un piano con copertura a falde. Il cortile, prima percepito come spazio di servizio, è stato trasformato in un vero e proprio “pezzo di città”, uno spazio intermedio tra la dimensione privata e quella pubblica che dialoga con gli interni e la strada. Qui gli spazi offrono angoli dove incontrarsi, rilassarsi o dedicarsi alle attività condivise.
L’obiettivo dichiarato da Dap: «Far sì che ogni giornata si arricchisca di incontri e collaborazioni spontanee, e la vita negli appartamenti si apra a una comunità dinamica, partecipata e viva, dove lo spazio domestico si fonda armoniosamente con la dimensione collettiva». Le scale esterne sono costituite da brevi rampe in cemento, pavimentate con lo stesso materiale del cortile per garantire continuità visiva.



La terrazza, la corte e gli interni, fotografie di © Marco Introini
La ricerca sull’abitare temporaneo
Gli appartamenti sono ideati per chi vive in città per periodi limitati, come lavoratori, studenti e city user. Il progetto affronta, dunque, il tema della temporaneità abitativa, diretta conseguenza dei profondi mutamenti sociali e culturali: «Mobilità del lavoro, spostamenti per ragioni di studio, instabilità della struttura familiare sono tutti fattori che stanno cambiando fortemente l’articolazione degli schemi di base dell’abitare», affermano allo studio Dap che si occupa da molti anni di questo tema, conducendo una ricerca sulla progettazione dello spazio abitativo minimo e sulla casa come “base piuttosto che come luogo abitativo classico”.
«Progettare spazi minimi – affermano i progettisti – significa lavorare sull’essenzialità, ottimizzando ogni superficie disponibile e riducendo al minimo gli elementi superflui. Questo processo di sottrazione non implica una perdita di qualità, ma al contrario punta a massimizzare l’efficienza degli ambienti, garantendo il massimo utilizzo dello spazio attraverso soluzioni innovative e versatili».




La corte, fotografie di © Marco Introini
«Tra le strategie progettuali più efficaci – spiegano – rientrano l’integrazione tra zona giorno e zona notte e la definizione di percorsi fluidi che rendono lo spazio dinamico e adattabile. Un aspetto fondamentale è la modulazione della privacy, ottenuta attraverso dispositivi spaziali che separano senza chiudere. Arredi-cerniera multifunzionali o pareti-filtro con gradi variabili di trasparenza sono alcune delle soluzioni adottate per garantire continuità spaziale senza compromettere la funzionalità. All’organizzazione degli spazi ha fatto seguito uno studio approfondito di materiali, forme e colori, volto a ottenere un’immagine fresca e riconoscibile, mantenendo al contempo un budget contenuto».
La scelta materica e cromatica unifica gli interni, dove finiture e colori si ripetono con leggere variazioni: pavimenti in pietra grigia, tinte neutre, dettagli in rovere, azzurro chiaro, bianco lucido, complementi di colore grigio scuro e ocra creano un paesaggio domestico armonioso, visibile nel suo insieme dal cortile grazie alle ampie vetrate.




Gli interni, fotografie di © Filippo Ferrarese


Gli interni, fotografie di © Filippo Ferrarese
CREDITI PROGETTO
Committente: Guidig SRL
Progettisti: DAPstudio Elena Sacco – Paolo Danelli
Collaboratori Michele Cortinovis, Massimo Addamiano, Giacomo Canani, Anna Pontiggia, Miki Verderio
Coordinamento: Paolo Danelli
Progetto strutture: Studio Scolari
Progetto impianti: Zenucchi Srl
pubblicato il: 27/11/2025