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Il 28 novembre 2025 debutta su Paramount+ la stagione finale – cioè la quarta – di “Vita da Carlo”, la serie su Carlo Verdone scritta, diretta e interpretata da Carlo Verdone. La quadrilogia prodotta da Luigi e Aurelio De Laurentiis si chiude con l’ultimo capitolo. Protagonisti della corsa finale insieme a Verdone sono Sergio Rubini, Monica Guerritore, Antonio Bannò, Caterina De Angelis, Maria Paiato, Claudia Potenza, Filippo Contri, Maccio Capatonda, e numerose guest star, tra cui Francesca Fagnani, Renzo Rosso, Giovanni Veronesi, Vera Gemma e Alvaro Vitali (la sua penultima interpretazione prima della scomparsa). Nel cast ci sono anche Roberto Citran, Aida Flix, Alex Badiglio, Tommaso D’Agata, Giada Benedetti, Adele Cammarata, Irene Girotti, Mariacarla Casillo, Phaim Bhuiyan, Matteo Francomano, Pietro Paschini, Stefano Ambrogi, Pietro Ragusa, Riccardo Diana, Giacomo Stallone, Anastasiia Kuzmina, Stefano Fabrizi, Chiara Bassermann, Corinne Jiga, Valentino Campitelli, Daniele Locci, Gloria Coco, Loredana Piedimonte, Roberto Cardone.

Una conclusione che profuma di lettera d’amore, in pratica. Ma andiamo con ordine e cominciamo dalla trama.

Vita da Carlo, la trama della stagione finale

Per andare sul sicuro ed evitare troppi spoiler ci affidiamo alle anticipazioni diffuse da Paramount+. La serie riprende dopo la gaffe avvenuta nella terza stagione, durante il Festival di Sanremo.
In seguito alla gogna mediatica, Carlo, ennesima vittima illustre della cancel culture, ha preferito ritirarsi fuori dall’Italia, a Nizza, e non ha alcuna intenzione di tornare. Una scelta saggia che gli ha permesso di riordinare le idee e dedicare finalmente del tempo a sé stesso. Ma è proprio quando ormai Carlo si è abituato a questo esilio autoimposto, che qualcuno si ricorda di lui. Il direttore generale del Centro Sperimentale di Cinematografia lo contatta per offrirgli la cattedra di regia. Carlo accetta, ha voglia di reinventarsi e scrivere un ultimo atto degno della sua grande storia. E decide di farlo da dove ha mosso i primi passi e lì dove il padre Mario insegnava.

Il suo ritorno in Italia passa in sordina. Carlo riscopre il piacere di passeggiare nelle vie di Roma senza essere fermato a ogni passo per selfie e autografi. E la cosa non gli dispiace, anzi. Tutto ciò che gli interessa è plasmare i sei giovani registi del Centro Sperimentale, che rappresentano il futuro del cinema italiano. Tuttavia, sarà un’impresa tutt’altro che semplice. 

Il gap generazionale si fa sentire. Gli allievi ventenni, cresciuti in una società impregnata dal politicamente corretto, e Carlo sembrano parlare due lingue diverse. Ma Carlo non mollerà ed acquisirà progressivamente coscienza che il suo vero obiettivo non deve essere riabilitarsi agli occhi dell’opinione pubblica ma fornire un aiuto concreto ai nuovi talenti del cinema, restando dietro le quinte. 

Carlo vuole far cambiare idea ai sei allievi, dimostrare di avere tanto da insegnare e lo farà aiutandoli a realizzare la loro opera prima, un film collettivo e sperimentale che racconterà il tema della solitudine. Ma, tra colleghi dispettosi e compromessi con i produttori, la strada per riuscirci sarà lunga e piena d’intoppi. A fare da cornice alla nuova sfida di Carlo, i soliti problemi familiari. 

Chicco e Maddalena, risucchiati dai doveri genitoriali e con un matrimonio da organizzare; Annamaria e Sandra alle prese con le rispettive pene d’amore; Giovanni ed Eva di ritorno dalla Nuova Zelanda con una grande sorpresa. E ovviamente, purtroppo – o per fortuna – per risolvere i propri problemi tutti si affidano sempre e solo ad una persona: Carlo.

Vita da Carlo, una lettera d’amore

Un ultimo atto e una conclusione perfetta. Una lettera d’amore, anche. La stagione finale “Vita da Carlo” è puro Verdone. Malinconia, risate, maschere usate e abbandonate, amore per cinema, autobiografie più o meno romanzate, ricordi e omaggi. 

Metacinema e metaverdone, in un’operazione che sintetizza – anche alla luce delle tre stagioni precedenti – Carlo in tutte le sue forme. Giusto per elencarne qualcuna. L’uomo di cinema che conosce la macchina e gli stereotipi (l’incontro-scontro con Rubini è magia, sul serio) dell’ambiente, l’uomo che ripercorre le orme del padre (Mario Verdone per anni fu dirigente al Centro Sperimentale di Cinematografia), l’uomo che non dimentica gli amici e i maestri (la penultima apparizione di Alvaro Vitali che vi strapperà le lacrime dagli occhi), l’uomo che ama Roma, l’uomo che è padre di famiglia, l’uomo che è famoso e frequenta la tv, l’uomo increpuscolito, l’uomo che crede nel futuro del cinema.

Vita da Carlo è una serie capace di crescere. La quarta stagione – dieci episodi – sperimenta, letteralmente. La puntata ‘giallo’, per esempio, del “Capodanno con delitto”. O l’intervista di Verdone a Belve di Francesca Fagnani che, suvvia, ci meritiamo molto. O Catacumba (va fatta, ora, subito, immediatamente, grazie). O lo spot d’autore (perché non è in onda h24?). Poi Vita da Carlo cambia ancora, rimescola e ricuce. Metacinematografico e familiare, poetico e quotidiano, malinconico e spassoso. Le citazioni e le suggestioni (“Il settimo sigillo”, Fritz Lang e poi Todd Phillips addirittura) diventano vita. E ricordi. 

La scrittura è ovviamente di livello, la regia anche (sì, c’è il mestiere). E tutto funziona. È Verdone che racconta Verdone come solo Verdone può fare. È il regista che scrive dell’autore in un racconto dell’uomo che narra del profondo conoscitore del cinema. È un gioco che scivola in una vita. È il finale che ci voleva. È la firma di Carlo sulla lettera d’amore. A questo punto decidete voi a chi è indirizzata.

Voto: 7.5