Erano le 17:30, circa tre quarti d’ora dopo il calar del sole. Ho aspettato così a lungo oltre il tramonto affinché si vedesse a sufficienza la luce del faro dell’Isola del Tino e l’orizzonte prendesse quei colori così vividi”.

 

L’ha rifatto. A poco più di un anno da quella foto che era presto diventata virale (in questo articolo), il “Re di Pietra” torna al centro dell’obiettivo di Fabio Longaron. Il ventiseienne di Massarosa, in provincia di Lucca, e studente presso la facoltà di scienza naturali di Pisa, è tornato sulla collina di Pedona, poco lontano dal punto di scatto dell’ultima volta, per ritrarre di nuovo il Monviso.

La vetta, lontana 269 chilometri dalla sua macchina fotografica, si staglia nitida sull’orizzonte ancora in fiamme dal sole appena tramontato. All’occhio clinico del fotografo però, la perfezione ancora sfugge: “Se uno va a vedere attentamente, si accorge che i contorni del monte all’orizzonte non sono ben definiti. Questo accade perché in quel momento c’era abbastanza vento a tutte le quote, che creava turbolenza e si sfocava i contorni degli oggetti distanti”.

 

Il punto di scatto sembra quasi il medesimo di un anno fa. In realtà, non è esattamente così: “Il punto da dove ho scattato la foto di settembre 2024, si allineava perfettamente al pontile di Forte dei Marmi. La posizione dove mi trovavo ieri, nella frazione di Pedona, è circa un chilometro più a sud, e si allineava all’Isola del Tino, nel golfo di La Spezia“.

Questa volta il campo visivo, è interrotto da tre livelli prospettici. Il primo è segnato da un’imbarcazione timidamente illuminata nell’oscurità, il secondo dall’Isola del Tino – con il faro di San Venerio che brilla sopra di essa -, e il terzo dalle maestose guglie del Monviso. Tra i tre sembrano correre soltanto pochi metri.

 

“Quella stessa Isola del Tino, che nella foto appare vicinissima, era in realtà a 37.7 chilometri da dove l’ho scattato: questo dà un’idea di quanto era schiacciato il campo visivo. E la nave che si vede – per curiosità ne ho voluto calcolare la distanza – era a 22.6 chilometri da me“.

 

“La prima volta, nel novembre 2023, scattai da questo stesso punto: allora non sapevo dove andarlo a fotografare, né quanto tempo mi ci sarebbe voluto. Questa volta ero preparato, conoscevo la posizione e sono andato a colpo sicuro. Mi piace molto la foto da qui perché la forma dell’isola del Tino si contrappone in prospettiva a quella del Monviso“.

Immagini come queste non vengono per caso. La passione per la meteorologia di Longaron, infatti, è fruttuosamente asservita allo strumento cinematografico. “Io mi concentro soprattutto sull’analisi delle condizioni meteorologiche, intersecando i parametri per ottenere, attraverso dei modelli matematici, il momento in cui il cielo è il più sereno possibile, in cui ci siano correnti fredde da nord che puliscono l’aria, e in cui l’umidità è minore“.

 

Non solo ispirazione dunque, la foto scattata ieri è un prodigio della tecnica e della programmazione. Se poi 270 chilometri vi sembrano tanti, aspettate di sentire i prossimi progetti.

 

La prossima settimana avevo intenzione di salire a fotografare la luna. Giovedì e venerdì c’è il plenilunio. Purtroppo, però, il tempo sembra essere brutto. Dunque temo che, a meno di grossi cambiamenti o che non trovi un posto altrove dove il cielo è sereno, non si farà. Speriamo bene”.