Baby Reindeer, storia vera della relazione tossica tra il comico Richard Gadd e la sua stalker, che nel 2024 spopolò su Netflix in forma di miniserie, è tornata al punto di partenza: sul palco. Portato in scena per la prima volta dallo stesso Gadd nel 2019 all’Edinburgh Fringe Festival, il monologo-confessione – storia durissima di abusi e violenze – arriva per la prima volta a teatro anche in Italia, per la regia di Francesco Frangipane e Francesco Mandelli (il Ruggero De Ceglie del duo comico dei Soliti Idioti) come unico interprete. Dopo l’ultima data “di riscaldamento” di oggi a Roma, al teatro Argot, lo spettacolo sarà in tournée in tutta Italia fino al 25 gennaio.
Che c’entra con Richard Gadd?
«Come lui anche io sono un comico. E con quel tipo di comicità british ci flirto dai tempi dei Soliti Idioti. Ma in scena farò tutti i personaggi, compresa la stalker Marta, Terry la fidanzata trans, il suo amico Darren…».
La storia è vera: che idea si è fatta di Gadd?
«Non ci dormivo la notte. Certe cose che ha fatto e che ha detto, proprio non riuscivo a digerirle. Sono arrivato a piangere per la frustrazione. Ma la forza di questa storia è proprio che nessuno è davvero una vittima. Non puoi fare il tifo, non ti puoi schierare. Questo testo è il Trainspotting dei nostri tempi».
Perché?
«Perché parla della nostra dipendenza più grande: non dalla droga ma dalle relazioni, dai messaggi, dalle mail, dai like. Siamo tutti drogati in cerca di apprezzamento».
Anche lei?
«No, perché io ho avuto la fortuna di iniziare presto e di vivere subito tutte le fasi dell’ossessione da apprezzamento: quella in cui sei famoso e la gente ti riconosce; quella in cui sei con i tuoi amici famosi e ti chiedi a chi fanno più foto, chi spaccherà di più, eccetera. E poi gli insuccessi».
Per esempio?
«Il Sanremo 2015. Io e Fabrizio (Biggio, ndr) stavamo lanciando un film, La solita commedia – Inferno. Chiamammo Conti e lui ci prese al festival. In gara. Fu un disastro, litigammo tantissimo, la coppia scoppiò e il film andò male. Sanremo fu la mazzata finale».
Consigli a chi ci andrà quest’anno?
«Prenderla con leggerezza. Si rischia molto, ma se va bene…»
Nel 2024 però siete tornati insieme e “I soliti Idioti 3” ha ritrovato il successo. E poi?
«Il film ha fatto quattro milioni e rotti, che oggi è una grande cosa. Ci sono voluti anni per ritrovare la voglia di lavorare insieme e adesso è tornata: stiamo preparando un nuovo film, ancora più folle».
Biggio è diventato la spalla di Fiorello: nessuna invidia?
«Sono contento che Fabri sta spaccando con Fiorello. Vorrei chiamarlo per andare a cena insieme, ora che sono a Roma (Biggio regista La Pennicanza in Rai, ndr): ci vediamo però molto spesso per fare le nostre riunioni in videocall».
Cosa può dire del suo film da regista, “Cena di classe”?
«È la storia di otto millennials che si ritrovano per una cena di classe dopo che un loro compagno, cioè io, è morto. Una specie di Grande Freddo incontra Compagni di scuola. C’è anche tanta commedia: il film è tratto da una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari che si chiama appunto Cena di classe. Uscirà per il 25 marzo».
C’è anche Biggio nel cast?
«No. Ci sono Andrea Pisani e Beatrice Arnera, Herbert Ballerina, Nicola Nocella, Giulia Vecchio, Ninni Bruschetta, Francesco Russo…».
Tornerà Ruggero De Ceglie?
«Certo. Quella maschera significa molto per me. Non solo perché mi permette di dire cose che oggi non sarebbero consentite a nessuno. Ma poi perché quel personaggio è stato la catarsi del mio rapporto con papà. Da ragazzo ho vissuto con lui un periodo davvero complicato, disfunzionale».
E ora?
«L’ho superata. E posso dire che è diventato un nonno meraviglioso».
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