Italia
  • Europa
  • Ultime notizie
  • Italia
  • Mondo
  • Affari
  • Intrattenimento
  • Scienza e tecnologia
  • Sport
  • Salute

Categories

  • Affari
  • Arte e design
  • Assistenza sanitaria
  • Basket
  • Calcio
  • Celebrità
  • Ciclismo
  • F1
  • Film
  • Golf
  • Intrattenimento
  • Italia
  • Libri
  • Mondo
  • Moto
  • Musica
  • Rugby
  • Salute
  • Salute femminile
  • Salute mentale
  • Scienza e tecnologia
  • Sport
  • Tennis
  • TV
  • Ultime notizie
  • Vaccini
  • Volley
Italia
  • Europa
  • Ultime notizie
  • Italia
  • Mondo
  • Affari
  • Intrattenimento
  • Scienza e tecnologia
  • Sport
  • Salute
desc img
CCalcio

Bucciantini a VN: “Non ricordo niente di simile a questa Fiorentina. Dzeko-tifosi, vi dico la mia”

  • 30 Novembre 2025

Lunga chiacchierata con Marco Bucciantini: “Le parole di Dzeko vanno ascoltate, anche se non condivise. Perchè non le ha dette un dirigente? E’ il momento di cambiare modulo”

Con Marco Bucciantini, autorevole opinionista di Sky Sport e amico di Violanews, abbiamo fatto una chiacchierata profonda. Andando, forse, anche oltre ai (tristi) temi di campo che riguardano la Fiorentina. E ripartendo dalla sconfitta contro l’AEK e dal post partita, che ha scatenato un dibattito, a tratti feroce. Questo è quello che ci ha detto.

Ciao Marco, come giudichi le parole di Dzeko?—  

“La cosa più stupida (perché improduttiva) è ridurre la questione al torto e la ragione. Dzeko non ha tolto neanche un grammo alla responsabilità dei giocatori (“facciamo cagare”, ripetuto due volte. “Non riusciamo a fare due passaggi di fila”). E non ha accusato i tifosi per i problemi della squadra. Chi oggi gli attribuisce questa intenzione è ipocrita. In sostanza, ha chiesto aiuto: non vi meritiamo ma sosteneteci perché fra le paure che ci bloccano c’è anche quella di sentire i vostri fischi. Questo il messaggio: ha chiesto perdono, nel modo più sentimentale: ho sbagliato, lo so, ma accettami ancora, semmai contestami alla fine. E in fondo ha espresso una sua opinione (e – viene da credere – anche di altri giocatori). La stessa libertà di espressione che rivendica chi contesta va lasciata anche a chi esprime una sua richiesta, soprattutto con quei toni e con quelle premesse. Questa è civiltà. Diverso è il discorso sull’opportunità: io non lo avrei fatto perché in questo momento qualsiasi “chiamata in causa” suona come una chiamata alla correità delle colpe, e dunque a discolpa delle proprie. E allora – e soprattutto conoscendo il mondo del calcio, come Dzeko ha ricordato rivendicando la sua esperienza – è un momento dove questo “dialogo”, questo ascolto reciproco non può funzionare come idealmente dovrebbe. Dove il popolo chiede anzitutto e soprattutto un moto di valore dai suoi beniamini, che segue, che sostiene, che fa sacrifici per andare a vedere, ovunque. E qualsiasi altra “deviazione” non può creare niente di virtuoso, e semmai contribuisce a questa distanza, la dilata. Però (sempre con atteggiamento laico e non tifoso, e non ferito) come fai a poter dire: non era questo il momento, se è proprio questo momento ad aver fratturato squadra e tifosi? Dunque, alla fine, sono parole che vanno ascoltate, anche se non condivise. E anche queste servono, perché raccontano qualcosa della squadra, delle debolezze e delle paure di un gruppo intero. Altra considerazione: se l’intenzione del gruppo, della Fiorentina era far passare questo appello verso i tifosi, poteva andare un dirigente a rappresentare tutti. Perché comunque è una richiesta difficile da presentare e alla passione delusa e umiliata di un popolo può arrivare come un affronto, e lasciarla a un giocatore che poi dovrà tornare in campo, magari segnare anche qualche gol, e comunque esporsi a quella tifoseria, può anche inasprire il rapporto, aumentare il disagio. Un dirigente non dovrà fare quel passaggio in avanti, anche di tre metri, che oggi sembra una chimera”.

Alla fine chi rischia di rimetterci più di tutti sono proprio i tifosi, sei d’accordo?—  

“Per me i tifosi restano l’unica cosa indelebile di questo sport. L’ho detto spesso: l’investimento a fondo perduto della propria vita, dei propri sentimenti. Va oltre ai soldi che usi per far crescere un figlio, perché sai che puoi determinare il suo futuro e la tua soddisfazione. Per una squadra spendi e non intervieni: semplicemente e puramente cerchi un posto alla tua passione, e lo cerchi fra altri, creando un senso di cittadinanza. E quei soldi sono gli unici a non tornare indietro. Tutti gli altri, a parte i presidenti poco accorti, dal calcio prendono. Il tifoso dà. È “l’irrobustimento” dell’articolo 21 – quello sulla manifestazione del pensiero – che in un certo senso libera anche il diritto di contestare, cosa che per me non attiene al diritto (neanche del biglietto comprato, che ti dice solo dove devi stare seduto) ma rientra in una sfera di educazione individuale e associata, e spesso l’educazione (o la maleducazione) collettiva sovrastano l’individualità. Dentro le forme non violente (e neanche minacciose) la contestazione va accettata. E bisogna accettarne anche le conseguenze – come quando si sfianca di critiche e dubbi il lavoro di un allenatore come Italiano, che nel lavoro di allenare dà tutto se stesso, trasferendo ai giocatori mentalità e cultura, o come quando si contesta apertamente e anche con striscioni un allenatore che porta la Fiorentina a 65 punti. La libertà di manifestare il pensiero non può essere solo propria, e non può essere sempre innocente: l’importante è che sia onesta, sincera, ma che anche questo non sottrae dalle responsabilità. Vale per tutti. E lasciami dire, Simone: il tifo è enorme quando spinge, quando gonfia, quando crede oltre la realtà. Allora trova una ragione potente, trascinante, indelebile, appunto. Sono stato allo stadio moltissime volte, prima di frequentare la tribuna stampa, sono stato anche in curva, circa 30 anni fa. La fusione con la squadra creava un’impressione d’imbattibilità. Poi la squadra magari perdeva, ma non c’era distinzione fra il campo e la gradinata. Neanche negli anni più difficili. Non è un problema del Franchi, è un sentimento, un’esigenza, una frammentazione più moderna, ma qualcosa di questo rapporto si è perso, una specie di secolarizzazione del calcio come fondamento o almeno sostegno di una comunità. Il calcio è quasi ormai “un mondo a parte”, si è allontanato per eccesso: di soldi, soprattutto. Di affari oscuri. Distanze anche di atteggiamenti, il calciatore è inarrivabile, finché è attivo. Fa le vacanze in panfilo e cena nelle sale private. Un tempo lo trovavi al ristorante o sotto l’ombrellone in Versilia. Questo è un discorso serio, anche i calciatori non possono cercare un dialogo con un popolo dal quale si sono allontanati. E noi addetti ai lavori come abbiamo raccontato questa “secolarizzazione”? Attenti a non far incazzare nessuno, e se possibile a fare marchette. Come vedi, non condanno (non sono moralista) ma non assolvo nessuno: perché vorrei non essere ipocrita. Nella specificità del popolo viola, esser costretti in mezzo stadio, avere per sfondo una gru, una data di fine pena sconosciuta, prendere l’acqua in testa quando piove…insomma, è oltre a essere arrivati a dicembre ultimi in classifica: è misurarsi con la disintegrazione di un’appartenenza: sentono di esserci solo loro. Al solito: ci vorrebbe (certo che ci vorrebbe) un messaggio forte della proprietà, in qualsiasi verso. Ci vorrebbe una data per lo stadio, e un’idea per come rendere il Centenario qualcosa di festoso. Ci vorrebbe questo tipo di dialogo con quella gente, alla fine ci ha “parlato” solo Dzeko, in un modo che (in tutto quello che abbiamo detto) è arrivato insolente e inopportuno”.

Bella riflessione e, direi, amara realtà. Ti riporto però alla classifica: come ci si può salvare?—  

“L’ambiente Fiorentina ha bisogno di ricomporsi e questo può succedere solo se la squadra trova valori per esprimersi, per lottare. La paura ha paralizzato qualsiasi tentativo sia tecnico che morale. Non ricordo un caso così clamoroso di un rendimento tanto distante dalle possibilità, infatti questa è ancora la speranza di tutti: possono solo fare meglio. Ma non sta succedendo. E la Fiorentina è retrocessa perfino con i campioni in campo, nel 1992-93. Non c’è dunque automatismo, e non c’è più margine: ci sono 8 partite almeno da vincere (per quota 34/35 punti) e 9 partite per essere sicuri anche se negli ultimi anni la quota salvezza si è abbassata. In pratica, la Fiorentina deve vincere una partita su tre: non c’è niente da scartare anche se le sfide contro le migliori ci hanno recentemente dimostrato che pur lottando meglio che in altre partite non portano vittorie. La squadra può farlo, ma non per inerzia, per nome, perché è scontato fare meglio di così: può farlo solo mettendo insieme 2/3 partite riuscite, trovando un suo modo di esistere, un gruppo più titolare, un modo di stare in campo che protegga la difesa ma non deprima l’attacco, un equilibrio che per ora non si è visto neanche nei raggruppamenti difensivi. Ogni tanto un passo avanti (il più promettente proprio nel secondo tempo contro la Juve) e la partita dopo un passo indietro, daccapo: il giovedì contro l’Aek ha mortificato le speranze della domenica prima. Tornare indietro non significa solo ricominciare: significa farlo con il gravame del fallimento. Una spirale viziosa che alimenta dubbi e genera paralisi. Solo la continuità, solo un po’ di passi avanti costruiranno un senso, e poi una squadra, e poi magari una buona squadra e infine una classifica decorosa. Per questo Vanoli insiste: la strada è lunga. Vanoli mi sembra perfettamente calato nelle necessità. Il suo linguaggio è realista, acconcio. Sta cercando di mettere forza nei muscoli e sta parlando alla testa dei giocatori per trasferire energie positive: certo, la realtà deprime, ma la realtà non ha nessun obbligo di essere diversa da quella che è. Gli uomini hanno il dovere di cambiarla, superando i vincoli mentali e tecnici che impediscono di farlo. Credo che Vanoli davvero stia parlando agli uomini prima ancora che ai calciatori”.

Ecco Vanoli: fossi in lui, non cambieresti modulo?—  

“In campo cambierei la geometria della squadra. Non sono affatto sicuro che la difesa a 4 (e magari un 4-3-2-1) porti vantaggi. Non lo so, non l’abbiamo visto anche se la prima mezz’ora contro il Como, con il 4-4-2, fu per qualità la migliore giocata dalla Fiorentina: ma appena diminuì l’intensità si spalancò il campo al palleggio, al calcio erudito di Fabregas. Bologna e Como sono adesso le migliori squadre della serie A. Per mentalità, identità, qualità del pensiero, sempre propositivo, più aggressivo Italiano, più egemone tecnicamente Fabregas, ma sono talmente “arrivati” ai giocatori, li hanno allenati così bene che Como e Bologna sono anche la seconda e le terza difesa del Campionato, nonostante una vocazione d’attacco: si chiama equilibrio. Torniamo alla Fiorentina “diversa”: non so se un altro modulo favorirebbe i giocatori, so però che la novità può creare curiosità, può rinfrescare una stanza chiusa (oggi la Fiorentina è una stanza senza finestre). Muovere una partecipazione “nuova” a un progetto diverso può liberare qualche energia repressa. E poi: abbiamo queste qualità e leadership in difesa per giocare sempre con tre centrali? L’unico un po’ sacrificato sarebbe Gosens a fare il terzino puro, ma il suo coraggio e la sua personalità resterebbero risorse preziose. Se per coprire fisicamente il campo siamo “costretti” ai tre centrocampisti (lo disse Galloppa nel breve interregno, ma credo sia proprio così), allora poi proverei due giocatori fra il reparto di mezzo e Kean. Gudmundsson e un altro a scelta, se più tecnico o più guastatore. Non voglio fare il tecnico, ma sento esigenza di una novità forte che liberi speranze nuove, perché le vecchie sono marcite in quella stanza senz’aria”.

Domani a Bergamo si preannuncia durissima…—  

“L’Atalanta ha più certezze. Ha più forza, ha più attaccanti. Palladino risalirà la classifica. Ma la Fiorentina ha urgenza di essere: al di là del risultato, speriamo a Bergamo “sia” qualcosa. Poi, da Reggio Emilia, dovrà cominciare a vincere. La salvezza è tutta da guadagnare e interesserà la squadra fino all’ultimo minuto”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

  • Tags:
  • abbassata
  • abbassata pratica
  • aek
  • allenatore
  • almeno
  • altra
  • andare
  • arrivati
  • ascoltate
  • ascoltate condivise
  • attacco
  • bergamo
  • bologna
  • bucciantini
  • calciatori
  • Calcio
  • campo
  • cerchi
  • chiacchierata
  • chiamata
  • chiesto
  • classifica
  • Como
  • condivise
  • contesta
  • costretti
  • creare
  • credo
  • dà
  • data
  • dialogo
  • difesa
  • dirigente
  • diritto
  • discorso
  • diversa
  • diverso
  • dubbi
  • dzeko
  • educazione
  • equilibrio
  • esigenza
  • fabregas
  • far
  • farlo
  • fiorentina
  • fondo
  • Football
  • forte
  • giocatori
  • indelebile
  • indietro
  • intenzione
  • ipocrita
  • IT
  • Italia
  • italiano
  • Italy
  • libertà
  • lunga
  • marco
  • marco bucciantini
  • mentalità
  • messaggio
  • migliori
  • modulo
  • neanche
  • novità
  • parlando
  • parole
  • parole dzeko
  • partita
  • partite
  • passione
  • passo
  • paure
  • pensiero
  • popolo
  • possono
  • propria
  • punti
  • qualità
  • qualsiasi
  • quei
  • quota
  • ragione
  • rapporto
  • realtà
  • responsabilità
  • richiesta
  • ricordo
  • salvezza
  • secolarizzazione
  • semmai
  • senso
  • significa
  • so
  • Soccer
  • soldi
  • soprattutto
  • speranze
  • Sport
  • Sports
  • squadra
  • stadio
  • stanza
  • stare
  • tecnico
  • testa
  • tifosi
  • tifoso
  • tornare
  • tornare indietro
  • trova
  • ultimi
  • uomini
  • vanno
  • vanno ascoltate
  • vanno ascoltate condivise
  • vanoli
  • vincere
  • vorrebbe
Italia
www.europesays.com