di
Mattia Aimola
La solidarietà del Quirinale al quotidiano attaccato e la bufera su Francesca Albanese che parla di «monito» per i giornalisti, «per tornare a fare il proprio lavoro». Oltre trenta manifestanti sono già stati identificati
L’assalto alla sede della Stampa da parte dei gruppi pro Pal raccontato come un «monito» per i giornalisti, «per tornare a fare il proprio lavoro». Hanno scatenato un putiferio le parole pronunciate ieri da Francesca Albanese, relatrice Onu per la Palestina, dal palco di «Ricostruire la giustizia», all’università di Roma Tre. La reazione più dura è arrivata direttamente da Palazzo Chigi: Giorgia Meloni ha definito quella presa di posizione «molto grave», accusando Albanese di voler ribaltare le responsabilità di un episodio violento.
Dal palco dell’evento, cui ha partecipato assieme a Greta Thunberg («Governo italiano fascista, tra i principali complici del genocidio», ha detto l’attivista), Albanese aveva detto: «Condanno l’irruzione a La Stampa, è necessario che ci sia giustizia per quello che è successo alla redazione. Non bisogna commettere atti di violenza nei confronti di nessuno» Ma poi: «Al tempo stesso, questo sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro». A margine aveva incalzato i giornalisti, accusandoli di non aver dato rilievo a «quello che è successo a Genova e in altre città italiane dove sono in tantissimi a essere scesi in piazza?». Poche ore dopo il passo indietro, o almeno la precisazione: «A quanto pare stanno provando ad affossarmi. Non c’è stato nessuno scivolone. Condanno la violenza e l’attacco a La Stampa».
Durissime le parole della presidente del Consiglio: «È molto grave che, di fronte a un episodio di violenza contro una redazione giornalistica, qualcuno arrivi a suggerire che la responsabilità sia, anche solo in parte, della stampa stessa. La violenza non si giustifica. Non si minimizza. Non si capovolge. Chiunque cerchi di riscrivere la realtà per attenuare la gravità di quanto accaduto compie un errore pericoloso. La libertà di stampa è un pilastro della nostra democrazia e va difesa sempre, senza ambiguità».
L’assalto alla redazione è avvenuto venerdì, intorno alle 14. Un centinaio di manifestanti ha fatto irruzione nella sede torinese del quotidiano, in via Lugaro, mentre la redazione era vuota per dello sciopero dei giornalisti. Il gruppo, che si era staccato dal corteo in corso nel giorno dello sciopero generale, ha forzato l’ingresso tra urla «Free Palestine» e accuse ai giornalisti di essere «complici dell’arresto in Cpr di Mohamed Shahin», l’imam torinese destinatario di un recente decreto di espulsione.
Dentro la sede, scritte con vernice spray, letame lanciato contro i cancelli, pile di libri e giornali rovesciati. Tra gli slogan più violenti, «Giornalista terrorista» e «Giornalista ti uccido». La Digos ha già identificato una trentina di persone grazie alle immagini acquisite.
Dal Quirinale è arrivata una ferma condanna dell’accaduto, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella cha ha espresso solidarietà ai giornalisti della Stampa. Ma sono state le parole di Albanese, ieri, a innescare una sequela di reazioni (trasversali) di indignazione: dalla Lega a Italia Viva, da FdI ad Azione. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha definito «sconcertanti» le dichiarazioni della relatrice Onu, accusandola di insinuare che «chi subisce un qualsiasi episodio violento se lo sia in qualche modo meritato». Il senatore del Pd Filippo Sensi ha parlato di «orrore» e di «solidarietà pelosa».
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30 novembre 2025 ( modifica il 30 novembre 2025 | 07:39)
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