João Almeida è stato uno dei corridori più continui, e vincenti, della stagione 2025. Mettendo sulla bilancia la delusione derivante dal ritiro patito al Tour de France 2025, causa caduta, il portoghese ha, fra i tanti momenti positivi dell’annata, le vittorie nelle classifiche generali di Giro dei Paesi Baschi 2025, Giro di Romandia 2025 e Giro di Svizzera 2025. Il portacolori della UAE Emirates XRG ha poi vissuto un altro periodo di grande forma alla Vuelta a España 2025, chiusa al secondo posto dopo tre settimane in cui ha provato a rendere la vita difficile a Jonas Vingegaard. Complessivamente, per Almeida è stata una stagione da 10 successi, che portano così il totale di carriera alla ragguardevole cifra di 23, a 27 anni compiuti.

In attesa di conoscere quali saranno i programmi della prossima stagione, c’è il tempo per fare il punto su quelle che possono essere le prospettive di carriera del portoghese, che ha peraltro appena prolungato il contratto con la UAE: “Cambiare squadra per avere più spazio? Correre insieme a Tadej Pogačar è bellissimo – le parole di Almeida in un’intervista concessa a Sigma Sports – Ti senti parte di qualcosa di speciale. È come una famiglia E, personalmente, credo che per me sia ottimo farne parte. In più, non credo che in questo momento io possa battere Tadej. Quindi, preferisco fare terzo o quarto in una corsa, facendo parte della storia delle sue vittorie, rispetto a provare a fare risultato in un’altra squadra e chiudere lo stesso al terzo o al quarto posto. La vedo così”.

Almeida ha sviluppato negli anni un modo di correre, soprattutto in salita, decisamente peculiare. Molto spesso, infatti, lo si vede non rispondere agli attacchi degli altri corridori in salita, per poi tornare sotto, in maniera inesorabile, e riuscire anche a staccare, successivamente, il rivale che aveva attaccato: “Alla fine, è scienza, scienza applicata allo sport – il commento del portoghese – Con i vari test che facciamo, uniti alle sensazioni che hai in quei momenti, puoi sapere esattamente quanti watt puoi spingere sui pedali per un determinato lasso di tempo. Io potrei anche seguirli subito, quegli attacchi, ma non lo faccio perché non voglio farlo, dato che so che quei corridori che attaccano crolleranno due chilometri dopo“.

Il portoghese aggiunge: “Nella mia mente a volte in quei momenti mi dico ‘ti riprendo, sono abbastanza sicuro che ti riprendero’… Poi è chiaro che se parliamo di Pogačar, Vingegaard o Evenepoel, non proverei nemmeno a fare una cosa del genere. Ma in altri casi, so di poter rientrare su quello che attacca. Quindi, si può dire che conservo il mio colpo per un momento successivo”.

Almeida è atleta molto schietto e ha dimostrato questa sua caratteristica anche in un episodio avvenuto durante la recente Vuelta a España, quando, durante la nona tappa, ritrovatosi in compagnia di Tom Pidcock all’inseguimento di Jonas Vingegaard, ha provato a spronare l’inglese alla collaborazione con inviti abbastanza calorosi: “La storia del ‘tira fuori le palle’? Non ho detto proprio quelle parole, ma erano abbastanza simili – sorride il portoghese – Sapevo che Tom era al limite e me ne rendevo conto. In quel momento volevo probabilmente dargli una spinta in più, ma non ne aveva. Comunque, ci ho provato“.

Fra i due, comunque, nessun problema: “È venuto fuori un bel momento – ricorda Almeida – Gli ho chiesto scusa dopo, lui ha detto che era tutto a posto. Non credo sia stato un gran problema, anche se probabilmente non è stato il modo ideale di dire le cose, da parte mia. Ma è stato bello. Credo che in realtà ci abbia anche avvicinati un po’ di più”.