Una missiva, lunedì, sarà letta in tutte le classi. I genitori si rivolgono direttamente agli autori del gesto che sottolinea come «l’unica risposta che avete trovato è la violenza perché di argomenti non ne avevate»
Non hanno alcuna intenzione di «voltarsi dall’altra parte» i genitori dei ragazzi del Giulio Cesare che – dopo la «Lista degli stupri» stilata sui muri del bagno dei ragazzi da anonimi nell’istituto di corso Trieste, zona Nord della Capitale – hanno voluto scrivere una lunga lettera che, lunedì sarà letta in tutte le classi, il cui testo è stato anticipato dal Tg1. «A voi che avete scritto quei nomi sui muri. Non so chi siete. Non conosco i vostri volti, non so se sedete in prima fila o nell’ultima se siete bravi a matematica o a calcio, se fate ridere i compagni o passate inosservati. Ma so una cosa: avete scritto “Lista stupri” e sotto nove nomi. Di questi otto ragazze. Parliamoci chiaro. Lo avete fatto perché sono persone che pensano, si organizzano e hanno opinioni politiche che forse vi disturbano. E siccome non sapevate come rispondere alle loro idee, avete risposto ai loro corpi. Minacciandoli. E’ un gesto antico quanto il patriarcato stesso: quando soprattutto una donna dice cose che non ti piacciono la riporti al suo corpo. Le ricordi che può essere violata, posseduta, distrutta. E’ il modo più economico per dire “Tu non conti niente, conta solo quello che possiamo farti”».
«E i vostri genitori?»
I nomi presenti in quella lista sono di studentesse e di un alunno impegnati anche politicamente. Che, evidentemente, fa paura a chi ne è sprovvisto. «Ma sapete quale è il problema? Che questo gesto dice molto più di voi che di loro. Dice che siete terrorizzati da ragazze che hanno più coraggio, più intelligenza, più voglia di cambiare le cose di quanta ne abbiate voi. Dice che l’unica risposta che avete trovato è la violenza perché di argomenti non ne avevate. E adesso immaginate che uno di quei nomi sia quello di vostra sorella o della ragazza per cui perdete la testa. Riuscite ancora a pensare che sia divertente? Il punto è questo: voi quelle ragazze non le avete viste come persone le avete viste come bersagli. Come corpi da usare per intimidire, per riaffermare un potere che sentite scivolarvi via. E i vostri genitori? Vi hanno forse insegnato che il dissenso politico si risolve con la minaccia sessuale? Se è così, hanno fallito. E ora sta a voi decidere se continuare su quella strada o diventare qualcosa di migliore. La violenza non spegne le voci. Ma le amplifica. Su quella lista simbolicamente, ci sono i nomi di tutti i nostri figli. DI tutte le nostre figlie. E voi? Continuerete a nascondervi dietro un pennarello e l’anonimato di un cesso, o avrete il coraggio di uscire allo scoperto e di assumervi la responsabilità di quello che avete fatto? Restiamo in attesa. Noi con tutta una comunità che non ha nessuna intenzione di far finta che sia normale».
Firmato, «Una madre e un padre, due che non si voltano dall’altra parte».
30 novembre 2025 ( modifica il 30 novembre 2025 | 14:48)
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