Can Yaman è finalmente pronto a godersi il successo (sperato) di Sandokan. Una fiction molto attesa, alla quale lui tiene particolarmente. Ospite di Domenica In, si è lasciato andare a una chiacchierata molto intima con Mara Venier. Dall’infanzia alla scelta della scuola italiana, fino all’ultimo lavoro sul set.

Can Yaman è Sandokan

In Turchia si tende a girare un prodotto e mandarlo in onda. In Italia, invece, le tempistiche delle produzioni sono ben differenti. Basti pensare ai rinvii delle fiction Rai e a quelli, più sorprendenti (essendo in massa) delle serie Mediaset.

“In Italia i tempi sono un po’ lenti”, ha sottolineato Can Yaman a Domenica In, dove Mara Venier ha ricordato come siano trascorsi ben 5 anni. Finalmente però si parte, con una prima Tv prevista per lunedì 1 dicembre 2025. Otto episodi totali su Rai 1, concentrati in quattro prime serate.

Di certo tutte le sue fan saranno dinanzi alla televisione. Di loro ha parlato a inizio intervista, spiegando di ricevere costantemente da loro regali di ogni sorta. Considerando il ruolo di Sandokan, ha accumulato un bel po’ di spille e anelli a forma d’animale (tigre soprattutto). Non mancano poi numerosi libri ottenuti in dono e cioccolata. Non ha fatto in tempo a dire che apprezza quella fondente, che a ogni evento fa incetta di tavolette: “Mi dispiace, perché sono così tante che non riesco a mangiarle tutte. Mi piace ma non ne mangio tanto, così lo regalo in parte”.

L’amore per l’Italia

Nel racconto del suo lungo percorso, è inevitabile inciampare in un filo rosso. Si tratta del legame con l’Italia. Qualcosa che ha avuto inizio ben prima delle opportunità lavorative ricevute. A soli 14 anni, infatti, ha scelto la scuola italiana a Istanbul. Sua madre voleva studiasse le lingue e lui ha preferito la nostra, nonostante l’istituto fosse poco attenzionato (appena 80 studenti all’anno).

L’Italia è sinonimo di felicità, di gioia, di lusso. Mi è sempre piaciuta”, ha spiegato. La vita, poi, fa dei giri immensi e alla fine chiude tutti i cerchi. Eccolo, dunque, inondato di un gran successo proprio in quel Paese che aveva scelto ormai molti anni fa.

Ha svelato d’aver vissuto un po’ due vite, quando era ancora un bambino. Non ha ricordi dei suoi genitori insieme. Sono sempre stati separati, ai suoi occhi: “Meglio così. Sono rimasti amici e magari da sposati avrebbero litigato tutto il tempo”.

Era però spesso in viaggio, da una città all’altra, per stare con l’uno e con l’altra. Questo ha di certo avuto un peso ma ha sempre potuto contare sull’appoggio di entrambi.

Attore per caso

E quindi fai l’attore? Sì, ma niente di serio. Can Yaman ci dice che questo mestiere gli è capitato. Lui voleva diventare un avvocato internazionale e ha studiato per realizzare quel sogno. Il corso di recitazione seguito, lo stesso dove ha conosciuto i suoi agenti, lo aveva scelto unicamente per avere un po’ più di presenza in aula.

Di colpo gli è però capitata la chance di un provino. Una sfida che ha deciso di accettare, per quanto complessa. La regista lo reputava infatti troppo bello per la parte: “Ho perso 6 kg, mi sono liberato dei muscoli e mi sono presentato con una postura un po’ gobba, con un taglio di barba e capelli a caso. Da lì ha avuto inizio tutto. Ero l’unico sconosciuto in un cast famosissimo”.

Una rivincita

Il successo in Turchia è innegabile e gli ha aperto le porte dell’Italia, dove le sue serie sono state fin da subito molto apprezzate. Il gran calore del pubblico nostrano nei suoi riguardi, però, ha fatto storcere più di qualche naso a Istanbul e dintorni.

Credevano che assoldassi delle comparse e che i fan in aeroporto e in albergo non fossero veri. Mi dicevano di andare a vivere all’estero, se ero davvero tanto famoso, così da dimostrare se potessi farcela o meno”.

Sandokan, sotto questo aspetto, è una rivincita per lui soprattutto per quanto riguarda la stampa turca. Ha atteso a lungo questo momento, ben 5 anni: “Non abbiamo potuto girare per tanti motivi, soprattutto la pandemia. Ero venuto qui proprio per girare questa serie e mi sono sentito un po’ truffato, per dire, quando mi hanno detto che non si poteva fare. Mi ero allenato sei mesi per il ruolo. Mi hanno richiamato soltanto l’anno scorso, dopo una serie in italiano e una in Ungheria di stampo internazionale. Mi hanno reso la persona più felice al mondo”.

Ha infine spiegato d’aver trovato il lato positivo nella sfortuna. I cinque anni trascorsi gli hanno infatti dato un tempo impensabile per prepararsi. Nessuno ha 5 anni dinanzi per studiare un ruolo: “Mi è stata data l’opportunità quando ero ormai cresciuto e diventato un attore migliore”.

 

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