di
Flavio Vanetti

I voti al penultimo appuntamento della stagione: Sainz si prende un podio da 9, le McLaren non scelgono e si prendono 5

Losail e il Qatar, con il Gp vincolato da norme ferree (massimo 25 giri con una mescola di gomme, dunque due pit stop obbligatori), hanno spiegato che il Mondiale di F1 rimane aperto e che Max Verstappen può essere di nuovo campione. L’Olandese Volante non sono ha vinto ed è salito al secondo posto, scalzando Oscar Piastri, ma si è ormai insinuato come un tarlo nelle certezze della McLaren, squadra che sembra avere le vele pericolosamente poco gonfie.

Hannah Schmitz: 10 e lode

E’ doveroso aprire le pagelle con chi mette Max Verstappen nelle condizioni di firmare certe imprese. Certo, conta il suo manico, ma decide anche l’interfaccia con il muretto, dove Hannah l’«ingegnera» le pensa spesso giuste. In Qatar ha chiamato l’olandese al pit stop nel regime di safety car (per l’incidente Hulkenberg-Gasly): così l’ha smarcato dalle McLaren (rimaste in pista) e gli ha servito l’assist da convertire nella vittoria.



















































Max Verstappen: 70

Lo Squalo è ormai entrato nel Mar di Papaya per papparsi chi credeva di aver già messo al sicuro, dopo il Mondiale Costruttori, anche quello dei piloti. Nulla è impossibile per l’Alieno, alla vittoria numero 70; nessuna missione è oltre il limite per un quadricampeon che vuole diventare pentacampione. Non sarà facile per Max, ad Abu Dhabi, rimontare 12 punti a Norris senza cullarsi sul +4 rispetto a Piastri: ma le fauci sono spalancate.

Laurent Mekies: 10

Altra figura del «dietro le quinte della Red Bull» – nemmeno più di tanto, trattandosi del team principal – che merita proscenio e applausi: dal suo arrivo (Gp del Belgio), dopo il siluramento di Chris Horner, il team ha ritrovato il passo dei giorni migliori, proponendosi come rivale credibile di chi andava al massimo (la McLaren). L’ex della Toro Rosso, della Ferrari – a proposito: fischieranno le orecchie a qualcuno a Maranello? – e della Racing Bulls ha rasserenato una squadra in piena burrasca e ha dettato la linea più semplice e logica: seguiamo quello che dice Verstappen. Il rasoio di Occam applicato alla Formula 1.

Carlos Sainz: 9

«Garona» di nuovo da podio, uomo sempre presente in 57 giri che in extremis gli hanno prospettato di dover resistere ai tentativi di Antonelli (prima dell’errore) e di Norris di scalzarlo dal top three. Ma alla fine, nel deserto, i Tartari non sono comparsi (come nel romanzo di Buzzati, ambientato peraltro non in Qatar ma in un Paese immaginario). Carletto ormai è in sintonia con la Williams.

McLaren: 5

Vorremmo darle almeno la sufficienza perché è stato nobile il gesto di non sfalsare le strategie tra i due piloti per non favorire l’uno o l’altro nella lotta iridata. Però a volte occorre essere cinici e le «non scelte» diventano un boomerang. Nel caso dei Papaya Boys non finisce del tutto sul cranio, ma qualche danno lo procura: le valutazioni rivedibili colpiscono soprattutto Piastri. E ora, come dice giustamente Andrea Stella, sarà uomo (Verstappen) contro squadra (McLaren): sempre che la squadra sappia essere tale nel momento in cui servirà un acuto. Postilla: il doppio zero di Las Vegas, per la nota squalifica, rischia di pesare.

Lando Norris: 6,5

Primo non sbagliare, secondo vediamo che cosa succede. Lando non può essere messo in croce per aver fatto il diligente ragioniere, ma da un leader del Mondiale, con mezzo titolo in tasca, ci si aspettava un po’ più di carisma. Lo si è rivisto di nuovo incerto in partenza (infilato da Verstappen, stavolta però senza la tentazione di farla a sberle: vale il concetto espresso all’inizio), si è un po’ acceso nel finale quando ha ricevuto la grazia del quarto posto e di due punti aggiuntivi in seguito all’errore di Antonelli (che senza quello sbaglio difficilmente sarebbe stato superato).

Oscar Piastri: 7,5

Dopo un periodo di buio profondo, costatogli la leadership in un Mondiale che pareva in saccoccia, è tornato improvvisamente a brillare. Misteri della F1 e della psiche. Dalla pole (sequel del successo nella gara sprint del sabato) era decollato per una fuga che sarebbe stata vincente e annunciata se il box McLaren non avesse cannato i conti.

Kimi Antonelli: 7+

Peccato quel «largo» assassino che gli ha fatto perdere di sicuro il quarto posto e magari pure il podio, perché la terza piazza di Sainz non era affatto proibita alla sua Mercedes. Depurato il Gp da questo svarione, Kimi ha ribadito il suo periodo di grazia con una prova solida al termine della quale ha messo di nuovo il naso davanti al compagno di team.

George Russell: 6

Riecco il pilota-ottovolante, un po’ su (ad esempio nella sprint: secondo) e un po’ giù, come in questo Gp scipito. Dicono che alla fine una compagnia di taxi di Losail gli ha proposto un contratto part time, giusto per ritoccare lo stipendio delle Frecce Nero-Argento.

Isack Hadjar: 7

Ancora una volta era stato affidabile come un Buono del Tesoro, presenza fissa non solo nel top ten ma anche a ridosso delle posizioni migliori. Quando sembrava poter acciuffare almeno il settimo posto è rimasto fregato da un cordolo che gli ha sfasciato una gomma. Ma è chiaro che è pronto per lasciare la Racing Bulls e sbarcare sulla Red Bull a fianco di Verstappen.

Fernando Alonso: 6,5

Dopo 3 Gp di stretto magro e digiuno rivede la zona punti con il settimo posto. Oggi, con un’Aston Martin evanescente, in attesa della svolta che dal 2026 farà di Adrian Newey il plenipotenziario della scuderia, è la frontiera nella quale deve accucciarsi un pilota che meriterebbe ben di più. Ma Fernando ha ancora spiegato che a dispetto dei 44 anni ha sempre voglia di questo giochino.

Ferrari: 0

La foglia di fico è caduta, il quarto posto nel Mondiale Costruttori è ormai aritmetico ed è lì a certificare il disastro di una stagione partita con i proclami – si pensava di tenere botta a McLaren e soci – e ora invece all’epilogo con la sconcertante presa d’atto che la scuderia più vincente della storia non è riuscita a cambiare passo in modo adeguato.

Charles Leclerc: 5

Sta scoprendo che gli incubi possono essere molto lunghi e che non necessariamente si concludono con il risveglio che scaccia tutto.

Lewis Hamilton: 0

Sulla parte alta del casco ha la scritta Perplexity. Be’, perplessi lo siamo pure noi, vedendo com’è conciato…

Liam Lawson: 6,5

Meno performante di Hadjar, ma decoroso e sempre con la testa fuori dall’acqua con una Racing Bulls stavolta piuttosto ordinaria.

Gli anonimi: 5

Nel sacco per la discarica finiscono in molti. Raccolta differenziata: Stroll si fa di nuovo battere il naso da Alonso (sai che novità…); Tsunoda aspetta solo la fatidica lettera da Helmut Marko; Ocon colleziona penalità come se fossero figurine; Albon nella Williams rapitagli da Sainz vede ormai il mondo al contrario (e Vannacci non c’entra); Gasly ha la sfiga di incappare nel maldestro Hulkenberg (ma aveva comunque la macchina che sotto l’ala anteriore sparava scintille come una sedia elettrica); Colapinto arriva davanti a Gasly ma non sa emozionare; Bortoleto fa giusto un compitino non entusiasmante.

Nico Hulkenberg: 4

No, dai, Nico: non venire a venderci che quel cozzo con Gasly è stato colpa del francese. La prossima volta prendi un metro per misurare bene lo spazio.

La Fia: 2

E’ più facile sorpassare sulla statale della Valtellina che sulla pista di Losail. Ma astutamente è stato deciso di ridurre di 150 metri la zona in cui si rileva se un pilota è autorizzato a usare l’ala mobile: fantastic job, avrebbe detto Nigel Mansell.

Leonardo Fornaroli: 10

Il ragazzo di Piacenza è campione mondiale della F2, dopo aver vinto, l’anno scorso, il titolo della F3. E’ il terzo italiano a riuscirci dopo Giorgio Pantano e Davide Valsecchi ed è il quarto a centrare il “back to back” F3-F2 dopo Leclerc, Russell e Piastri. Leo, buon vento per te.

30 novembre 2025 ( modifica il 30 novembre 2025 | 22:53)