di
Fabrizio Caccia
L’attacco ai tre volontari vicino a Gerico: «Erano in 10, mascherati, armati di bastoni e fucili. E l’area è quella della “zona A”, sotto controllo palestinese»
ROMA – «Stavamo dormendo quando, alle 5 del mattino, siamo stati attaccati da un gruppo di coloni. Erano in 10, mascherati, armati di bastoni e fucili…».
Un racconto drammatico fatto ieri dai tre volontari italiani della missione di solidarietà internazionale «Faz3a», due ragazze e un ragazzo, aggrediti all’alba insieme a una loro collega canadese dai coloni israeliani in Cisgiordania.
«E questo è successo in zona A — hanno precisato a Tg3 e Sky Tg24 — quindi dove per legge, anche per gli accordi di Oslo, non dovrebbe esserci alcun tipo di presenza israeliana». E invece è avvenuto: «I coloni ci hanno svegliato al grido di “wake up italians”, sveglia italiani!».
Secondo loro tanta violenza si sarebbe scatenata perché «probabilmente sono al corrente del supporto della popolazione italiana alla causa palestinese ed erano ancora più arrabbiati per questo». «Hanno cominciato a picchiarci con dei pugni e a schiaffeggiarci. Ci hanno dato pure dei calci in faccia, nelle costole, nell’addome, ai genitali, lungo le gambe. Io ho un forte dolore alle costole — ha raccontato una delle due ragazze italiane, di 27 anni —. La mia amica del Canada che è qui con me sta molto peggio: ha dei lividi neri per tutta la lunghezza di una gamba e dell’addome. Loro sapevano benissimo che eravamo stranieri e, quando se ne sono andati, dopo aver rubato tutta la nostra roba, ci hanno detto in inglese “Don’t come back here”, cioè non tornate qui». Ma loro hanno risposto all’unisono che torneranno.
L’attacco, secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, è avvenuta nella comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico. Dopo il brutale pestaggio, i coloni hanno portato via anche soldi, passaporti e telefoni cellulari alle loro vittime, ricoverate in ospedale e assistite in prima battuta dal sindaco di Gerico e dalla polizia palestinese a cui hanno denunciato l’episodio.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si è subito messo in contatto con il console d’Italia a Gerusalemme: «I feriti non sono gravi e stanno rientrando a Ramallah — ha detto Tajani a caldo —. Si tratta di giovani cooperanti che accompagnano le attività dei palestinesi, portano i bambini a scuola, aiutano gli agricoltori, i pastori, costituiscono una sorta di protezione civile per la popolazione locale». Durissime le parole del titolare della Farnesina: «Proprio l’altro giorno avevamo diffuso una nota congiunta di condanna — firmata da Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna — per ciò che stanno facendo i coloni in Cisgiordania. Abbiamo anche avviato delle sanzioni, come Unione Europea, nei confronti di alcuni. Basta aggressioni, non è questo il modo per rivendicare anche le proprie ragioni. La Cisgiordania non deve essere annessa, siamo assolutamente contrari, deve essere rispettata la popolazione civile palestinese». E una condanna ieri è arrivata pure dal ministero degli Esteri del Canada. Ancora Tajani: «È gravissimo inoltre che vengano attaccati villaggi cristiani, non perché i cristiani abbiano più diritto che altri palestinesi, ma perché i cristiani rappresentano un alimento di stabilità e di moderazione in tutto il Medio Oriente. Quindi l’appello che lanciamo al governo di Israele è di fermare i coloni e impedire che continuino queste violenze che non servono alla realizzazione del piano di pace per il quale tutti quanti stiamo lavorando».
E lo scontro in Italia torna a farsi politico. L’opposizione va all’attacco: «Il governo italiano deve imporre sanzioni a Israele per la sistematica violenza dei coloni in Cisgiordania», chiede Angelo Bonelli (Avs). E per il suo collega di partito, Nicola Fratoianni, «non bastano le parole di condanna del ministro Tajani, dopo che 3 nostri connazionali sono stati aggrediti e feriti dai coloni israeliani. Il governo Meloni convochi immediatamente alla Farnesina l’ambasciatore in Italia del regime di Netanyahu». E il responsabile della politica estera del Pd, Peppe Provenzano non ha dubbi: «Tre italiani sono stati colpiti da coloni in Cisgiordania e il popolo palestinese dopo il cessate il fuoco non è al sicuro. La causa palestinese deve essere la nostra causa». La campagna Faz3a («faz’a» é un termine colloquiale palestinese che vuol dire «aiuto nel momento del bisogno») è sostenuta da varie associazioni italiane ed è coordinata da Assopace Palestina di Luisa Morgantini. Dimessi dall’ospedale di Gerico, ieri, i 4 attivisti sono rientrati a Ramallah e «lasceranno il Paese solo al termine della loro missione», fanno sapere dall’organizzazione.
1 dicembre 2025
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