Clizia Incorvaia torna al centro dell’attenzione, per un motivo molto delicato. L’ex marito, Francesco Sarcina, dal quale ha divorziato nel 2018, l’avrebbe accusata un anno fa di aver utilizzato le foto della loro figlia, ancora minorenne, per fini commerciali e senza il suo consenso, violando gli accordi presi in fase di separazione. Un’accusa che tocca corde intime come la maternità, la privacy e il mondo – spesso ambiguo – delle collaborazioni online. Per questo il prossimo 17 dicembre dovrà presentarsi in tribunale per l’apertura del processo a suo carico, come riporta La Repubblica.

Clizia Incorvaia, le accuse dell’ex marito Francesco Sarcina

Un nuovo capitolo della battaglia mediatica che da anni anima le vicende familiari di Clizia Incorvaia e Francesco Sarcina è pronto a riaprire i riflettori sull’equilibrio sempre più fragile tra privacy, amore per i figli e visibilità social. La Incorvaia, oggi impegnata con il nuovo compagno Paolo Ciavarro e madre di un secondo bambino, dopo un anno di indagini è stata citata a giudizio con l’accusa di aver condiviso online, senza consenso del padre, il leader del gruppo Le Vibrazioni, immagini e video di sua figlia minorenne, la piccola Nina.

A riportare la notizia è La Repubblica che spiega come, secondo le carte depositate dalla pubblica accusa guidata dalla pm Alessia Miele, avrebbe inserito la bambina in almeno cinque contenuti promozionali relativi a brand di abbigliamento e scarpe per bambini. Modalità che, sempre secondo l’accusa, trasformerebbe l’immagine della minore in strumento di guadagno, violando gli accordi di separazione con Sarcina.

Tra le prove decisive figura lo screenshot di un messaggio in cui Sarcina chiedeva di smettere di pubblicare le foto della figlia, al quale lei avrebbe risposto con parole inequivocabili: “Io la campo grazie ai brand di moda e pago la scuola, i vestiti, ecc”.

La vicenda della Incorvaia tocca corde profonde perché si tratta di un’accusa pesante che mette al centro non solo una violazione di accordi privati, ma un tema ben più ampio, ovvero il diritto alla privacy dei minori nell’era social.

La reazione di Clizia Incorvaia prima del processo

La reazione di Clizia Incorvaia non si è fatta attendere. Lo scorso marzo, nelle sue storie di Instagram, l’influencer aveva affermato con fermezza: “Provo un senso di vergogna davanti a chi, pur di colpire l’altro genitore, non riflette sul danno che potrà provocare a un figlio che un giorno leggerà tutto questo. Le parole restano, e feriscono più dei fatti”.

E ancora: “Se io, fino a oggi, ho taciuto e ho omesso l’impossibile, l’ho fatto solo per proteggere mia figlia. Condividere piccoli momenti della nostra quotidianità, sempre in modo rispettoso, non vuol dire esporla o sfruttarla, ma raccontare una realtà familiare autentica, come tante altre madri fanno ogni giorno, anche fuori dai social”.

L’udienza di dicembre segna un momento cruciale e la giustizia è chiamata a stabilire se davvero vi sia stato un uso improprio dell’immagine di una minorenne.

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