Cinque anni di fila non capitano per caso. E Il Giro d’Italia tornerà ancora una volta a Napoli il 14 maggio 2026, per la quinta volta consecutiva. Un record assoluto nella storia recente della Corsa Rosa, che conferma il legame ormai strutturale tra la città e il grande ciclismo. Strategia, di un’identità sportiva ritrovata, visione che unisce promozione del territorio, grandi eventi e sviluppo urbano. E ora la tappa 2026, la sesta del Giro numero 109, si annuncia come una delle più attese, anche per la vicinanza con un altro appuntamento globale: l’America’s Cup 2027.
APPROFONDIMENTI
Il percorso
Il percorso è un viaggio in Campania: partenza da Paestum, poi la rotta costiera verso Salerno, Vietri sul Mare e la risalita interna verso Cava de’ Tirreni, Nocera, Sarno. Quindi ingresso nel territorio napoletano all’altezza di Palma Campania, passaggio per Nola, città dei Gigli Unesco, poi Cardito e di nuovo Caivano. Qui il Giro ripeterà la scelta del 2025, attraversando le strade dove è risorta anche la Coppa Caivano, lo storico trofeo ciclistico rilanciato grazie alla Città Metropolitana.
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I corridori entreranno poi in città per affrontare due giri del circuito panoramico di Napoli: Lungomare Caracciolo, Chiaia, la collina di Posillipo, la discesa verso Marechiaro, Coroglio e gli hangar dell’America’s Cup a Bagnoli, che per la primavera 2026 dovrebbero già essere allestiti come villaggio tecnico. È una scelta altamente simbolica: la Corsa Rosa che “tira la volata” alla Coppa America. Le immagini dei corridori verso Mergellina, del serpentone rosa con Castel dell’Ovo sullo sfondo, faranno il giro del mondo, come ogni anno.
La valorizzazione
«Napoli sarà al centro del Mediterraneo anche nello sport: Coppa America, Giro d’Italia, Capitale europea dello Sport» le parole del sindaco di Napoli, e della città metropolitana, Gaetano Manfredi. E aggiunge: «Qualche anno fa sarebbe stato impensabile ospitare cinque arrivi consecutivi. L’organizzazione ha trovato istituzioni serie e appassionate. Il Giro è un potentissimo strumento di valorizzazione territoriale: le nostre immagini, viste in tutto il mondo, sono un volano turistico straordinario». Poi la conclusione, quasi una dichiarazione d’identità: «Napoli è tornata al posto che merita». Il vicesindaco Giuseppe Cirillo ha ricordato la scelta di valorizzare «l’area interna del Vesuvio, le sue eccellenze e la rinascita dell’area Nord», mentre il consigliere delegato allo sport Sergio Colella ha sottolineato la portata storica dell’evento: «Per trovare una serie simile occorre tornare a 70 anni fa, nel secondo dopoguerra».
I numeri
I numeri testimoniano la forza della Corsa Rosa: un impatto economico da oltre 2,1 miliardi di euro, 2,3 milioni di spettatori sulle strade, un pubblico globale che segue, commenta, visita, consuma Made in Italy. E Napoli sarà ancora una volta la grande vetrina di un Sud che cambia volto. Nel 2026, dunque, il Giro non sarà soltanto un passaggio sportivo ma un racconto: il mare di Posillipo, la vista sulla Gaiola, il percorso che sfiora la Baia di Trentaremi, l’ingresso nel lungomare di una città che negli ultimi anni ha ritrovato consapevolezza e ambizione. Un abbraccio rosa lungo 184 chilometri, fra storia, paesaggio, rinascita urbana e orgoglio metropolitano. In mezzo la storia che parla di Napoli per l’ennesima volta: Il primo arrivo fu nella prima edizione del Giro, la tappa Chieti-Napoli del 1909.
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Da allora altre 43 volte Napoli è rientrata nelle tappe della corsa rosa. Tanta storia come quella fatta dal “Campionissimo” Fausto Coppi che ha vinto una tappa che si concluse a Napoli il 1° giugno 1947, proveniente da Roma. Una vittoria carica di significato, nel dopoguerra, in una città che cercava di rialzarsi. Oppure Il Cannibale, Eddy Merckx: Napoli ospitò nel 1968 la conclusione del Giro che lo incoronò per la prima volta vincitore generale. E ancora Bartali fino ad arrivare a Mads Pedersen e Olav Kooij, le ruote veloci che hanno vinto le due ultime tappa in volata.