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La Russia ha conquistato la città di Pokrovsk, nella regione ucraina di Donetsk, secondo quanto riferito dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Lo scrive l’agenzia Ria Novosti. Peskov ha detto che Putin ha visitato uno dei posti di comando delle forze impegnate nel conflitto in Ucraina, dove ha ricevuto i rapporti del capo di Stato maggiore Valery Gerasimov e altri alti ufficiali.


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«Il generale Gerasimov ha riferito al comandante in capo (Putin) della liberazione delle città di Krasnoarmeysk (il nome russo di Pokrovsk, ndr) e di Volchansk, così come dei risultati delle operazioni offensive delle truppe in altre aree», ha detto il portavoce del presidente.

Perché Pokrovsk è così importante?

Prima dell’invasione russa erano circa 60.000 i residenti, ma ora gran parte delle persone è fuggita verso ovest, i bambini sono stati evacuati e sono pochi i civili rimasti, principalmente agricoltori.

La località è particolarmente importante per l’Ucraina, non solo per essere snodo ferroviario e stradale funzionale alla guerra, ma anche perchè nell’era prebellica era sede di un’importante miniera di carbone. C’era anche un’università tecnica, la più grande e antica della regione, ma è ormai abbandonata a causa dei pesanti danneggiamenti dei bombardamenti.

Tutto ciò rende la conquista di Pokrovsk particolamente allettante per i soldati russi, che già controllano gran parte del Donbass (di cui è parte il Donetsk, insieme all’oblast di Luhansk): all’Ucraina è rimasta soltanto il 10% della regione, circa 5.000 km quadrati. Putin, infatti, già lo considera legalmente parte della Russia, nonostante Kiev e l’Occidente ritengano questa occupazione un’espropriazione illegale. Arrivare qui significherebbe interrompere le linee di rifornimento delle truppe ucraine lungo il fronte e prendere una località chiave anche per l’industria. La conquista di Pokrovsk, inoltre, è vista da Mosca come la grande occasione per avanzare a nord-est e direzionarsi verso le uniche due grandi città ancora controllate da Kiev: Kramatorsk e Sloviansk.


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