di
Marco Imarisio

La minaccia: la pace passa dall’esclusione del Vecchio Continente. La strategia di Mosca

Vladimir Putin minaccia noi per parlare ad altri. Poco prima dell’atteso vertice con gli inviati della Casa Bianca, il presidente russo ha ricordato a Donald Trump che la pace alla quale tiene tanto, passa anche da una sua scelta ineludibile. Tra la Russia e l’Europa. L’alternativa non esiste. Il vecchio continente dev’essere un nemico comune, non un interlocutore. Che rimanga fuori dai negoziati. Altrimenti, non se ne farà nulla. Non è stato uno sfogo, quello di ieri. Era un messaggio al potenziale partner americano. I toni durissimi che hanno fatto da viatico all’incontro con la delegazione Usa, quasi a mettere in chiaro il punto principale, sono senz’altro dovuto al fatto che per la seconda volta dopo il vertice agostano in Alaska, l’uomo del Cremlino sente che le carte in tavola sono cambiate dopo l’intervento dei leader europei.

Così come è diventato, il nuovo piano non gli interessa. «Ancora una volta è stato tradito lo spirito di Anchorage», riferisce una fonte a conoscenza delle attuali trattative, e ancora una volta tutto riporta a ciò che venne concordato in quella occasione estiva durante il dialogo tra i due presidenti.
Poche settimane fa, è stato lo stesso Putin a dire che i famosi 28 punti del piano statunitense erano in buona sostanza «una versione modernizzata», così l’aveva definita, delle condizioni di pace da lui presentate a Trump durante quello storico incontro. Il presidente americano disse che avrebbe dovuto parlarne con gli alleati europei, ma non è dato sapere se avesse fornito delle garanzie di successo all’omologo russo.



















































La proposta concordata in Alaska finì ben presto nel cassetto per l’opposizione dell’Ucraina e dei suoi alleati. Tornata d’attualità dopo gli ormai celebri colloqui tra il plenipotenziario del Cremlino Kirill Dmitriev e l’immobiliarista Steve Witkoff, appare destinata a una sorte ancora peggiore, almeno in una logica russa. Non è stata semplicemente ritirata in attesa di tempi migliori, ma è stata cambiata. Ancora una volta, a causa dell’odiata Europa.

La rabbia gelida di Putin deriva da questa semplice constatazione. Quello di ieri può sembrare un discorso intimidatorio nei nostri confronti, ma lo è in egual misura per Trump. Una specie di ultimatum per metterlo davanti alle proprie responsabilità, o forse a impegni presi in precedenza. Laddove c’è l’Europa, non può più esserci la Russia.

Ormai la sua strada verso l’Asia è tracciata. Per prolungare l’attesa della delegazione americana, Putin si è concesso una visita al Forum economico della banca Vtb, dove il vicecapo dell’amministrazione del Cremlino, l’economista Maksim Oreshkin, ha suonato musica per le sue orecchie, come sempre succede. «Da quello che vediamo negli ultimi anni, l’Europa ha bisogno della Russia molto più di quanto la Russia abbia bisogno dell’Europa. Noi stiamo attivamente sviluppando partenariati naturali con l’India, con la Cina, con altri Paesi. Abbiamo un commercio in crescita e stiamo migliorando la nostra sovranità tecnologica. Noi siamo a posto, a differenza di altri».

Aleksandr Yakovenko, rettore dell’Accademia diplomatica presso il ministero Esteri, già ambasciatore a Londra e viceministro, ci spiega che uno degli obiettivi di Putin è una separazione sempre più netta degli Usa dal resto del cosiddetto «Occidente collettivo». Secondo lui, l’alleanza atlantica è diventata una catena che deve essere spezzata nell’interesse nazionale americano. «Per Trump si tratterebbe di ripristinare la propria grandezza nazionale in considerazione del fatto che l’egemonia imperiale ha ormai esaurito le sue risorse, e la leadership statunitense in quell’angolo del pianeta è diventata un peso eccessivo».

In un certo senso, quello di Putin è l’ultimo biglietto di invito a Trump per il Nuovo Ordine Mondiale. Ma deve pagare pegno. Se nell’immaginario collettivo creato dalla propaganda russa, l’Europa è ormai associata ai «nazisti ucraini», il quasi amico americano non può stare con un nemico esistenziale della Russia. Altrimenti, non è più tale.

3 dicembre 2025