di
Elisabetta Marangoni

Il progetto firmato dal duo Fluido Arch (ristrutturazione e interni). La zona giorno alterna intimità e apertura: sala da pranzo, soggiorno, corridoi luminosi che collegano gli spazi senza mai sovrapporli

Un enorme albero di cachi. È lui il protagonista silenzioso di questa storia di architettura a Marene. Un progetto questo, ideato e realizzato da Fluido Arch, un duo di professionisti che si è occupato sia della ristrutturazione che degli interni di questa incredibile villa di metà Novecento. Vi ci porto subito.

Gli spazi

Nascosta da un verde quasi invadente, questa villa è un progetto che parla di recupero, rispetto e di una nuova bellezza che nasce da ciò che già esiste. Qui vivono e lavorano due architetti. Lo studio al piano terreno, la vita ai piani superiori: una distinzione netta, funzionale, ma sempre connessa da una stessa atmosfera luminosa. Il punto di partenza? Conservare l’anima degli spazi originali, quella distribuzione un po’ labirintica, tipica delle case anni 50, fatta di scoperta e piccoli scorci inaspettati.



















































La lezione del villino anni 50 a Marene: non serve demolire per innovare. La luce naturale che avvolge passato e futuro

Il punto d’arrivo? Una casa contemporanea, vibrante di colore e di luce naturale. Per dare centralità all’albero di cachi — visibile ora da ogni angolo della zona giorno — gli architetti hanno liberato completamente la parete a sud. Niente più muri che chiudono: lo sguardo corre verso l’esterno, verso quel tronco antico che sembra sfiorare i vetri. Nel cuore della casa appare una cucina-cabinata, compatta, richiudibile: un «cucinino» che fa un tuffo nel passato. Colori pastello, superfici essenziali, richiami alle soluzioni domestiche degli anni 50, ma reinterpretate in chiave attuale. Attorno alla cucina si organizza la vita, i percorsi, la convivialità.

Zona giorno

Al posto del balcone originario, un’idea molto poetica e romantica: un bow-window che sporge verso il giardino, come un piccolo osservatorio domestico. Qui ci si siede a leggere, a lavorare, a guardare fuori quell’albero di cachi. Uno spazio che sembra isolato, eppure resta fluido, in continuità con tutto il resto.

La zona giorno alterna intimità e apertura: sala da pranzo, soggiorno, corridoi luminosi che collegano gli spazi senza mai sovrapporli. Si mantiene il fascino della vecchia planimetria, ma con una leggerezza nuova, fresca, giocosa che da alla casa un carattere fortemente personale. E poi i dettagli che fanno la differenza: colori forti e vivaci nelle camere dei piccoli, che diventano luoghi per crescere, immaginare e sognare; geometrie nere e bianche nei bagni, bilanciate da specchi dalle forme irregolari e i colori accesi, elettrici che aggiungono un pizzico di ironia e rendono tutto più divertente; legno caldo ovunque, a ricordare le radici storiche della casa i pilastri-scultura nel sottotetto, che trasformano un vincolo in un omaggio architettonico teatrale!

L’albero di cachi

E infine tanta luce naturale, protagonista assoluta, che entra, avvolge e cambia mood a seconda delle ore del giorno. Questa villa è una dichiarazione d’intenti: non serve demolire per innovare. A volte basta osservare ciò che c’è già, valorizzarlo, metterlo al centro. Come quell’albero di cachi. Che oggi non è più solo parte del giardino, ma il cuore pulsante di un progetto che ha unito passato e futuro sotto lo stesso tetto. Un tetto fatto di legno, luce e visione. In-Sta-Casa si sta proprio bene


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3 dicembre 2025 ( modifica il 3 dicembre 2025 | 08:50)