di
Giuseppe Guastella

Da un anno l’ex imprenditore lavora in una associazione religiosa nella zona a Nord di Milano. Ha ancora da scontare un anno e otto mesi. Tutto il suo patrimonio è stato collocato in un trust al quale lui non ha accesso

Chissà se i senzatetto e tutti gli altri poveri ai quali dà un pasto o trova un posto letto, se gli immigrati che aiuta con le scartoffie della burocrazia sanno che quel volontario alto, allampanato ed un po’ stralunato che li aiuta tutti i giorni è un milionario, che ora è ancora più ricco di prima e che è Alberto Genovese. Che è l’imprenditore re delle startup condannato per le violenze sessuali a Terrazza Sentimento a base di alcool e droga il quale ha appena incassato la bellezza di quasi 90 milioni di euro che si sommano al suo già cospicuo patrimonio da 200 milioni.

Il residuo

Ha ancora da scontare un anno e otto mesi circa Alberto Genovese, condannato a Milano in via definitiva a 7 anni ed 11 mesi (sarebbero stati molti di più senza l’abbreviato e lo sconto per non aver fatto appello, ma è stato anche assolto da alcuni episodi) per le inaudite violenze in piena pandemia nell’attico e superattico con piscina a sfioro a due passi dal Duomo di Milano e nelle estati nelle ville da sogno di Ibiza. Anche lui, come consente e prevede la legge, ha potuto ottenere il cosiddetto articolo 21, e cioè la possibilità di lavorare dal lunedì al sabato come volontario all’esterno del carcere di Bollate, dove rientra per trascorrere la notte. Fino ad un anno fa lo faceva nell’amministrazione dell’associazione «Wall of dolls» di Milano, che si batte a favore delle donne vittime di violenza di genere e di femminicidio: il periodo di servizio che era stato programmato lì è terminato regolarmente.



















































Da un anno a questa parte Genovese presta invece la sua opera in una associazione religiosa che si trova nella zona a Nord di Milano e che si occupa di persone di qualsiasi età in difficoltà economiche e sociali, nell’ambito di un programma di giustizia riparativa.

Le app fondate

Prima di finire in carcere nel novembre 2020 per le violenze sessuali, Genovese è stato, e sicuramente lo sarà ancora dopo che avrà saldato il suo conto con la giustizia, un fenomenale e visionario imprenditore. Sua è stata l’idea di Facile.it, l’applicazione concepita per confrontare e scegliere tra offerte in diversi settori, a partire dalle assicurazioni. La cedette nel 2015, sembra per un centinaio di milioni di euro, che investì per mettere in piedi Prima Assicurazioni, la prima, appunto, assicurazione online. Poi vennero gli anni della droga, degli eccessi, delle violenze e delle condanne alla detenzione in carcere.

Dopo l’arresto e l’avvio del procedimento penale a suo carico, decise di cedere anche le quote di Prima Assicurazioni, un pacchetto azionario consistente che gli fece incassare qualcosa come duecento milioni (ha cessato ogni carica nel novembre 2020 e ha ceduto la sua intera partecipazione azionaria nel 2022).

I fiduciari

Di cui, però, non potè godere, e non può ancora, perché tutto il suo patrimonio è stato collocato in un trust al quale lui non ha accesso, gestito da tre trustee (ovvero tre fiduciari), attraverso il quale ha risarcito tutte le ragazze che erano state sue vittime. Genovese doveva ancora incassare il saldo di 89,7 milioni di euro. L’operazione è stata perfezionata venerdì scorso davanti ad un notaio, come previsto da un accordo di pagamento differito che era stato siglato tra i soci e che ha chiuso ogni rapporto tra Alberto Genovese, Prima Assicurazioni, Goldman Sachs, Blackstone e il gruppo Axa, che ha rilevato più del 50 per cento delle quote della società di polizze.

La sorella Laura Genovese, avvocato, di recente ha creato una Fondazione che porta anche il nome del fratello (Fondazione Laura e Alberto Genovese), ormai uscito dal tunnel della droga, ed aiuta le famiglie dei tossicodipendenti ad affrontare le loro difficoltà e il loro dramma.


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3 dicembre 2025 ( modifica il 3 dicembre 2025 | 13:08)