L’accertamento irripetibile della Procura di Napoli è stato concluso e la relazione verrà diffusa entro 90 giorni. L’incidente, che ha visto la morte di 3 persone, è avvenuto in 25 luglio in via Domenico Fontana, zona Vomero. I pm hanno iscritto nel registro degli indagati 4 persone

Si sta concentrando su un tubo di diversa sezione, spezzato in un punto in cui è evidente una saldatura, e sul serraggio dei perni di ancoraggio, l’attenzione di pm consulenti presenti alla rimozione dell’impianto dal quale sono precipitati i tre operai morti a Napoli lo scorso 25 luglio. L’accertamento irripetibile della Procura ha preso il via stamattina. Presenti, consulenti degli indagati, i rispettivi avvocati: Zollo (per imprenditore Pietroluongo); Fusco (imprenditore Napolitano); Ferraro (amministratore del condominio) e Floccher e Anzelmo (direttore del lavori). Tra gli avvocati delle parti offese Amedeo Di Pietro e Luigi Cinque.

Concluso l’accertamento della Procura: relazione entro 90 giorni

Si è concluso l’accertamento irripetibile disposto dalla Procura di Napoli nel cantiere del rione Alto dove lo scorso 25 luglio hanno perso la vita tre operai precipitati da un montacarichi. Le attività si sono concentrate sui perni e sui bulloni dell’impianto e particolare attenzione è stata riservata a un tubolare spezzato. Il consulente nominato dal pubblico ministero Stella Castaldo (magistrato in forza alla sezione “lavoro e colpe professionali” coordinata dal procuratore aggiunto Antonio Ricci) consegnerà le sue valutazioni entro 90 giorni. La polizia scientifica e l’ispettorato del lavoro hanno acquisito la documentazione relativa all’impianto di sollevamento. E’ da definire anche chi abbia materialmente montato l’impianto e non si esclude che tra questi possa figurare anche qualcuno degli operai deceduti, due dei quali lavoravano “in nero”. “Il nostro consulente, l’ingegnere Ferdinando Luminoso – dice l’avvocato Dezio Ferraro, legale dell’amministratore del condominio in cui è avvenuto l’infortunio – ha assistito e anche partecipato a tutte le operazioni, in sinergia con gli ausiliari del pubblico ministero. Confidiamo nel fatto che gli esiti possano disvelare le cause di questo grave incidente”, ha concluso Ferraro, che oggi è stato affiancato dal collega avvocato Francesco Gaio.

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Le criticità emerse

Durante l’intero accertamento tecnico irripetibile nel cantiere di via San Giacomo dei Capri, dove lo scorso 25 luglio tre operai sono morti precipitando da un impianto di sollevamento, la ditta incaricata dello smontaggio ha operato mantenendo un contatto diretto e costante con Carlo Napolitano, titolare dell’impresa per cui lavoravano le vittime e indagato nell’inchiesta aperta dalla Procura. A segnalare la criticità di questa circostanza sono stati oggi i legali delle parti offese, che hanno ritenuto “inopportuno” il coinvolgimento, seppur indiretto, di una figura sotto indagine nella fase esecutiva di un accertamento disposto dall’autorità giudiziaria. Questi avrebbe fornito indicazioni tecniche nel corso delle operazioni di smontaggio, svoltesi alla presenza della polizia scientifica, dell’Ispettorato del lavoro e dei consulenti nominati. Nel corso dei rilievi disposti dal pubblico ministero Stella Castaldo e dal procuratore aggiunto Antonio Ricci, sono emersi elementi importanti. Gli esperti hanno individuato un tubolare spezzato in corrispondenza di una saldatura, perni d’ancoraggio così allentati da potersi svitare a mano, e una possibile difformità tra il macchinario installato e quello previsto nel contratto di noleggio. In particolare, il montacarichi effettivamente presente sul cantiere potrebbe non corrispondere per modello e per capacità di carico a quello indicato nei documenti acquisiti. La portata dichiarata sarebbe stata di 450 chili, ma secondo le prime verifiche il mezzo installato potrebbe reggerne di meno. Tutti i componenti dell’impianto sono stati rimossi con l’ausilio di una gru e saranno ora oggetto di analisi tecniche approfondite. 

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